L’uomo della storia accanto
Alcune indiscrezioni di questo inizio d'annata raccontano di un presunto
rifiuto opposto dal cantautore a una rete televisiva nazionale intenzionata
a realizzare un programma sull'impronta di quelli precedentemente prodotti
per Gianni Morandi (C’era un ragazzo...) e Renato Zero (Tutti gli zeri
del mondo).
A parte queste voci incontrollate e prive di un effettivo fondamento, si
fanno invece sempre più insistenti quelle che assicurano la vicina
pubblicazione (si parla della prima metà di aprile)
del nuovo album d'inediti.
Inoltre, a rendere ancora più elettrica l'attesa, svariate agenzie
giornalistiche annunciano di contatti presi dallo staff di Baglioni con i
gestori di alcuni dei più importanti stadi italiani: l'obiettivo, secondo
queste varie e ben informate fonti, è quello di trovare ampi spazi per la
realizzazione di imminenti e grandiosi concerti, presumibilmente ricalcanti
i contenuti del suggestivo tour Da me a te dell’estate
1998.
È verso la fine di febbraio che, a
questo proposito, le semplici voci di corridoio divengono notizie
confermate, notificate a tutti gli organi di stampa dallo staff del
cantautore romano. È lo stesso Baglioni, riconoscibile nonostante un timbro
vocale artefatto, che annuncia sul suo sito Internet e tramite le stazioni
radio più diffuse l'allestimento “del più grande spettacolo mai realizzato
in carriera”. Sempre nel corso dello stesso spot vengono ufficializzati il
calendario degli spettacoli e i siti presso cui si terranno i concerti: il
14 giugno allo stadio Del Conero di
Ancona, il 19 al Meazza di
Milano, il
23 all’Euganeo di Padova, il
27 al Franchi di Firenze; il
1 luglio si spalancheranno le suggestive
porte dell'Olimpico, e il 5 quelle del
San Paolo, a Napoli; infine, quella del 12
alla Favorita di Palermo sarà l'ultima delle date previste.
Proprio in seguito alla campagna promozionale del nuovo tour, si scatena,
fra il serio e il faceto, una polemica bizzarra: sui cartelloni pubblicitari
apposti nelle città che sono destinate a ospitare i concerti, infatti,
compaiono alcune fotografie che mostrano un Baglioni stravagante con capelli
tendente al giallo-platino.
Più per tranquillizzare i fan perplessi, probabilmente, che per il gusto di
togliere cibo agli immarcescibili divoratori del "gossip", Baglioni
interviene subito a smontare qualsiasi ulteriore dibattito: il colore dei
capelli, così come appare nei manifesti pubblicitari, è dovuto a un
inopportuno riflesso di luce gialla nel momento degli scatti fotografici e
non è il frutto di un improvvisamente vagheggiato ringiovanimento
artificiale.
Così, ben presto, i cartelloni incriminati vengono sostituiti da altri in
cui la fluente capigliatura del cantante rivela il consueto variegato di
bianco e di grigio.
Del 4 aprile, invece, è un'altra
polemica rivelata dal Corriere della Sera, questa volta non circoscritta
al solo Baglioni ma coinvolgente tutti gli artisti che intendono esibirsi,
nell'estate del 2003, allo stadio Meazza.
Gli abitanti della cosiddetta “zona San Siro”, infatti, avrebbero diffidato
il comune di Milano dal promuovere iniziative musicali che si protraggano
sino a notte inoltrata, stanchi di sottoporsi continuamente a quello che
definiscono “reiterato inquinamento acustico”.
Fra le parti, tuttavia, viene trovato un accordo che stabilisce la necessità
di concludere ogni manifestazione entro le ore 23:30: considerando che la
durata dei “live” di Baglioni si aggira sempre sulle tre ore, si intuisce
subito che lo spettacolo milanese dovrà forzatamente iniziare entro le
20:30.
Lo schiudersi della primavera promuove il rifiorire di altre indiscrezioni
che riguardano il nuovo lavoro discografico: sembra che esso sia entrato
nell'ultima fase della registrazione e che questa stia avvenendo a Milano,
presso una nuova sala d'incisione situata vicino a Porta Genova.
In un'intervista rilasciata all'inizio di aprile,
l'autore annuncia l'ormai avvenuta realizzazione dell'album e puntualizza
che quello nuovo non sarà, a differenza delle ultime produzioni, un
disco-concept: inoltre, esso rivendicherà una completa autonomia dai tre
album precedenti e ricalcherà atmosfere meno complesse.
Alla metà di questo stesso mese, prendendo un po' tutti in contropiede,
Baglioni mette a disposizione, per il solo ascolto, uno fra i brani
destinati all'ultimo CD. Lo fa utilizzando, ancora una volta, il già
collaudato strumento di Internet e il suo sito ufficiale: ancor prima che
l'annuncio venga divulgato alla stampa, i collegamenti sono numerosi, tanti
da congestionare il sito stesso e da essere stimati, in poche ore, in circa
37.000.
Il pezzo proposto in questa sorta di anomala anteprima s'intitola Requiem
e, già dal titolo, lascia presagire quel carattere di tetra inquietudine che
poi, all'ascolto, musica e testo confermeranno in pieno. In effetti gli
stessi fan, che dopo le ultime dichiarazioni del cantante presagivano testi
meno ermetici e musicalità appianate, restano piuttosto perplessi di fronte
a una canzone che necessita di numerosi ascolti prima d'essere
metabolizzata: è una romanza lenta e struggente che evoca buie atmosfere di
guerra periodicamente intervallate da improvvise aperture musicali; queste,
proiettate nell'ambiente spettrale e desolato del testo, sembrano atroci
rumori di spari. Il tema musicale, in effetti, accompagna l'andamento
testuale lasciando presagire, sin dall'inizio, imminenti ascese di ritmo,
che deflagrano a intermittenza come “sorde bombe” e sviluppano accordi
talmente elaborati da sembrare quasi dissonanti. Requiem potrebbe
definirsi una canzone-manifesto che, prima di opporsi strenuamente a ogni
conflitto, intende illustrarne gli orrori, mostrarne le brutture. Il
linguaggio è molto ricercato, quasi aulico in alcuni termini (squassi,
crepitio) e accentua l'aria di smarrimento che è senza dubbio accusata non
solo da chi ascolta il brano, ma anche da chi lo propone. L'aria sinfonica
già sperimentata con Per incanto, scritto in occasione del concerto al
Petruzzelli, è qui diffusamente utilizzata a sottolineare una gravità
diffusa e un'ansia latente.
Eppure è presente, anche al termine di questo angusto corridoio musicale che
sembra inevitabilmente condurre al soffocamento, un vigoroso anelito a una
speranza inattaccabile, che è retaggio congenito dell'uomo illuminato: “e
allora suona forte/più di così/più forte della morte che è/fuori di qui...”.
Come a sottolineare l'attesa di un riscatto ineluttabile, di una salvazione
compiuta attraverso la musica o, in senso traslato, mediante l'intelligenza
artistica.
Il 17 aprile, un paio di giorni dopo
questo primo assaggio, le radio sono autorizzate a trasmettere la traccia di
apertura del nuovo album di Claudio Baglioni: il titolo del primo singolo è
Sono io e ricalca il nome attribuito a tutto il lavoro che, come rivela lo
stesso Claudio, sarà Sono io, l'uomo della storia accanto, conterrà
tredici pezzi e uscirà il giorno 23 maggio.
“Io a una donna/ho dato e preso il male e il bene/ e un amore/ mettendo al
cuore ali e catene...”. Già queste prime parole, soffiate da una musica
allegra e leggera, bastano agli avidi analisti delle cose baglioniane per
comprendere che le dichiarazioni teorizzanti un ritorno a concetti di
immediata comprensione non erano buttate lì per caso e che la composita
struttura di Requiem è destinata a restare, presumibilmente, un episodio
isolato.
Sarà un caso ma già in questo primo verso dell'intero album sono comprese,
seppur in un contesto non certamente banale, le parole “amore” e “cuore”
disposte in rima.
È quasi come se Baglioni volesse proclamare a chiare lettere, sin da subito
e sgombrando il campo da ogni dubbio residuo, quell'annunciata volontà di
perseguire un ritorno alle dimensioni romantiche di un tempo passato. E
infatti, mentre la musica suggella passaggi improntati alla tipica struttura
degli inni baglioniani, le parole si dipanano velocemente e senza intoppi,
creando una successione d'immagini concatenate che alimentano il racconto.
Il taglio autobiografico è evidente, la voglia di dare un messaggio di
presenza a tutte le persone care, fan compresi, palese.
La canzone è godibile già al primo ascolto e l'incedere crescente della
melodia la cataloga come un pezzo di sicuro coinvolgimento.
Di questo periodo è anche una notizia di carattere privato che, a dispetto
del suo carattere schivo, è lo stesso cantautore a rendere nota: esortato
dal rettore della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, infatti, Baglioni
ha da tempo ripreso con profitto il corso di laurea intrapreso in gioventù,
riuscendo a ultimare gli esami e a prospettarsi una imminente laurea.
Intanto, sul fronte professionale, Claudio è costretto ad abbandonare la
primigenia intenzione di effettuare la data di Palermo a causa
d'insormontabili questioni logistiche. La Sicilia e il sud, tuttavia, non
verranno scavalcati perché nel calendario, in sostituzione del concerto
della Favorita, viene inserita la data di Catania.
Nella prima metà di maggio, Baglioni si
sottopone a un tour de force radiofonico-televisivo per consentire al nuovo
album una certa visibilità pubblicitaria: in questo senso si devono
intendere le partecipazioni alla serata mondana dei Telegatti, dove
peraltro non si esibisce che per pochissimi secondi, a Zelig dove si
mostra un po' impacciato e dove canta la prima parte di Sono io
accompagnandosi alla chitarra e soprattutto, il 16
maggio, giorno del suo cinquantaduesimo compleanno, a Viva Radiodue, la fortunata ed esilarante trasmissione radiofonica di
Fiorello e
Marco Baldini cui si affianca in veste di presentatore; in quest'occasione
Baglioni si adegua perfettamente al clima giocoso, dando luogo a un
intrattenimento molto divertente e non privo di gag, inframmezzato dagli
interventi di Laura Pausini (che accenna un paio di strofe di E tu... con
Claudio) e di Francesco Totti.
Sempre in questo periodo è opportuno sottolineare come il cantautore si
faccia portavoce di una campagna promossa dall'ACI e tesa a sensibilizzare i
giovani sul progetto della sicurezza stradale: il motto di tale programma,
mutuato da una delle canzoni più celebri di Baglioni è La vita è adesso,
non perderla per strada.
Qualche giorno prima dell'uscita dell'album, si rende noto che sarà
possibile, collegandosi al solito indirizzo
www.baglioni.it, ascoltare il
primo minuto di ogni canzone compresa nel CD.
Nella serata della vigilia, la libreria Feltrinelli di Milano organizza un
piccolo spettacolo che prevede la partecipazione dell'autore: tutti i fan di
Baglioni sono invitati ad attendere la mezzanotte in compagnia di Claudio,
così da poter acquistare direttamente il disco allo scoccare del giorno
successivo. In effetti, la presenza di Baglioni muove moltissime persone che
si convogliano in Piazza Piemonte, sede del negozio, e dove riescono ad
ascoltare, dalla viva voce dell'autore, alcuni pezzi fra quelli più classici
della sua produzione.
Come nelle previsioni, il giorno 23 maggio
il nuovo album di Claudio Baglioni,
Sono io, l'uomo della storia accanto,
viene distribuito dalla Cosa edizioni musicali in tutti i negozi di
dischi.
La copertina ad astuccio, piuttosto sobria e stampata su fondo bianco,
immortala un Baglioni occhialuto e vestito casual appoggiato a un muro di
bugnato, costituito di grosse pietre arancio. La scritta Claudio Baglioni
reca in evidenza le lettere IO contenute sia nel nome che nel cognome
dell'artista. Con questo modo, evidentemente, si intende porre l'accento sul
concetto che, più di tutti, caratterizza l'album. Il senso dell'io che esce
da quest'ultimo lavoro, tuttavia, è meno egocentrico, meno angoscioso di
quello emergente dal precedente Io sono qui, che incrociava all’incirca lo
stesso tema. Se là venivano sviscerate approfondite problematiche
esistenziali che, dopo un primo tentativo di fuga nell'immaginazione (Le
vie dei colori), andavano incupendosi restando sostanzialmente irrisolte
(L'ultimo omino, Male di me, Titoli di coda), qui si avverte invece
una positiva ricerca di salvazione mediante il ricorso all'universalità, a
una comunione solidale con gli altri: in questo caso l'io si trasforma in un
“necessario” noi e vi si specchia, traendo dal concetto palindromo (io-noi)
una “mutabilità” necessaria che forzatamente presupponga lo scambio d'amore.
E l'amore è, come già accennato in precedenza, una sorta di resistente filo
conduttore che riecheggia in ogni canzone, che accompagna ogni brano
dell'album. Quello di Sono io, l'uomo della storia accanto è un amore
maturo, energico e completo che non va rivolto semplicemente a una donna ma
è dimensionato su tutti coloro che intendono farsene investire: un
sentimento interattivo, aperto, solare, che risulta molto diverso da quello
che riveste la struttura del lontano E tu come stai? del
1978, anch'esso disco di canzoni d'amore
intese però nel senso più sentimentalmente classico che a questo connubio si
suole attribuire.
Ciò che anche stupisce di Sono io, l'uomo della storia accanto è, gia dai
primi ascolti, un effettivo ritorno alla semplicità dei testi, dei temi,
delle parole. Questo modo è forse dovuto all'istintività di stesura, per
conservare la quale Claudio ha rinunciato al suo consueto lavoro di
rilettura e cesello che ha sempre caratterizzato i suoi lavori; questa
situazione ha comportato l'approntamento dell'opera in soli sette mesi.
Nei testi delle canzoni, Baglioni ritorna a evocare le immagini fotografiche
dei tempi di Strada Facendo e le atmosfere quotidiane de La vita è
adesso.
Gli album della trilogia che avevano costituito le ultime produzioni, in
effetti, sembrano lontani anni luce: le mirabili espressioni linguistiche
infarcite di figure retoriche cedono la scena a un lessico più immediato; il
risultato di quelle esperienze, tuttavia, contribuisce a proporre un
linguaggio notevolmente arricchito che rafforza i concetti. Anche la musica,
tranne rare eccezioni (Requiem, Per Incanto), assume connotati più
melodici e si apre a una immediata assimilazione.
Dal libretto allegato, contenente i testi delle tredici canzoni, si
apprendono i nomi delle persone che hanno contribuito alla realizzazione del
disco. Sono quelli dei collaboratori di sempre: da Paolo Gianolio, che è
anche il curatore degli arrangiamenti, a Lele Melotti, a Danilo Rea, a
Paolo
Costa, a John Giblin e Gavin Harrison per la parte strettamente legata
all'esecuzione musicale. Anche la sezione organizzativa è affidata a
presenze “storiche” dello staff quali Guido Tognetti, Donella Serafini
e
Rossella Barattolo.
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Immesso il CD nel lettore, la prima musica che c'investe è quella ritmica ed
“elettrizzante” di Sono io, di cui s'è diffusamente detto in
precedenza.
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In molte occasioni pubbliche e private, il cantautore romano ha spesso
sostenuto di amare profondamente Se telefonando, una canzone scritta da
Maurizio Costanzo (testo) ed Ennio Morricone (musica) nel lontano
1966, e rapidamente portata al successo
dall'eccelsa voce di Mina. Baglioni stesso s'è cimentato con il brano in
varie circostanze, arrivando persino a includerlo in un disco spic per clabber (c'è ancora un sogno da fare...). Ebbene, le note d'esordio della
seconda traccia risultano essere proprio quelle stesse, seducenti e
inconfondibili, del brano in questione; questo plateale riferimento a una
melodia preesistente, però, lungi dall'essere un tentativo di plagio, è
invece una voluta citazione, quasi un atto dovuto nei confronti di una
canzone verso cui Claudio nutre profondo affetto. Ed infatti, dopo le
primissime note, il tema musicale s'affranca definitivamente da quello di Morricone, percorrendo sentieri autonomi ma egualmente avvolgenti.
Tutto in
un abbraccio è una canzone d'amore classica, una di quelle che, per
capirci, lo stereotipo comune definirebbe “alla Baglioni”.
La situazione è quella di un amore terminato ma ancora struggente nei
recessi del ricordo, risvegliato dall'ultimo incontro davanti a un
suggestivo panorama naturale (“il sole taglia il mare e il nostro amore in
due, come un aratro”). In un crescendo drammatico in cui i bassi e gli acuti
esaltano la voce del cantante, l'amore finisce senza nessuna ragione
apparente né un motivo plausibile, così com'era cominciato: un abbraccio
all'inizio e uno alla fine, infatti, demarcano e suggellano i limiti della
storia. Oltre non c'è nulla, solo un profondo crepaccio di vita. Tutto ciò
che appartiene agli “amori infelici” inizia e termina con un languido
stringersi; l'essenza dell'essere uomini, cioè l'amare, è tutta circoscritta
in quell'atto affettuoso: sta tutta in un abbraccio.
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Completamente diversa, per musicalità e argomenti trattati, la tematica di Grand'uomo, terzo pezzo dell'album: la canzone è una sorta d'ideale
proseguimento di Avrai poiché, come si evince dal suo incipit, è rivolta
al ventenne figlio Giovanni. Tuttavia l'assimilazione con il celeberrimo
pezzo dell'82 inizia e termina con la
citata dedica. Grand'uomo risulta molto più ritmata e musicalmente vicina
a pezzi quali Via, Bolero o Noi no, e si concentra dapprincipio sui
conflittuali rapporti familiari (“...un figlio ama sempre un padre ma lo fa/
mentre lo giudica e quasi mai perdona/ finché gli scopre il segno di una
lacrima/ e per la prima volta vede una persona...”) per poi spaziare sul
significato della vita e sulla necessità di esserne protagonisti, di voler
lasciare un segno (“e ti giuro che/ io sarò qualcuno/ e griderò al futuro/
il vento che c'è in me”). Successivamente però, quest'esigenza di “essere un
grand'uomo” si smussa, lasciando il posto alla convinzione che, sopra tutto,
sia necessario far emergere il sentimento d'amore e d'altruismo, unico e
vero ricettacolo di immortalità concesso agli uomini: davvero mirabile, a
questo proposito, una delle ultime strofe che esplica perfettamente il
concetto: “la fantasia è dove non c'è/ l'ipocrisia della realtà e quel che
dai di te/ mai niente te lo porterà più via/ la poesia è come un'idea/ non
cerca verità la crea/ e se non credi sempre in me/ fa' che io creda sempre
in te...”.
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Con la melodica e dolcissima Mai più come te si ritorna all'argomento
sentimentale. Questo brano potrebbe anche essere definito, in effetti, un
vero e proprio "manifesto dell'amore" poiché questo permea ogni frase della
canzone. Qui, la conclusione di una storia d'amore è il presupposto per
innalzare il sentimento a concetto ideale: anche se il ricordo fa emergere
situazioni concrete che rimandano a un immaginario fotografico (“chiudo gli
occhi e faccio buio dentro me/ e la mia mente è come il treno delle sei/ con
cui ritorna a casa la tua cara immagine...”), il rapporto con la donna amata
assume connotazioni platoniche, tanto che l’assenza di lei viene amata
quanto la sua stessa presenza: "c'è qui/ la tua assenza ormai/ che amo come
te". Siamo davvero lontani dalla disperazione urlata, gelosa e debordante di
E tu come stai?: “tu come vivi/ come ti trovi/ chi viene a prenderti/ chi
ti apre lo sportello/” ecc... Qui la sofferenza per la conclusione
dell'amore è accettata con programmata rassegnazione, quasi fosse una fase
assolutamente ineluttabile e catartica dell'amore stesso: "e com'è troppo
tardi per amare e/l'amore è la pena da scontare per/ non dover restare soli
e meglio è/ amare e perdere che vincere/ e non amare mai...”.
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Meno drammatica, invece, è l'atmosfera che si dipana da
Sulla via di casa
mia, incentrata sull'urgenza autobiografica di recuperare la quotidianità
degli affetti; senza essa l'individuo, poeta o "grand'uomo" che sia,
improvvisamente si sente perduto: "tu sei terra/ acqua aria e fuoco/ tutto
ciò che non ho/ e mezza vita mia..."
Con il suo testo scanzonato, supportato da ripetuti virtuosismi vocali e da
una musica che da un adagio melodico sfocia nell'allegro, questo brano è
forse una dedica particolare alle persone della vita di Claudio che, com'è
riportato sull'ultima pagina del libretto contenuto nella confezione del CD
"sono così tanto nei pensieri e troppo poco nelle parole e nei gesti".
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Patapan è, forse più di tutte, la canzone che ricalca tratti evidenti di
autobiografismo. Difficile non pensare alla memoria del padre di Baglioni,
Riccardo, che affiora a rinverdire malinconici scampoli d'infanzia. E
tuttavia, lo spunto particolare serve per percorrere riflessioni universali
che spaziano sul senso della vita e della morte; che mettono a nudo, in un
richiamo leopardiano, l'impotenza umana e la sua impossibilità di
affrancarsi da un destino ineluttabile. Splendide le figurazioni ambientali
di una campagna vissuta, dove s'intuiscono presenze, voci, persino odori: "e
nella sera chiara/ da lontano l'armonia/ di un suono di fanfara/ di un tam
tam di prateria/ e le tue braccia forti/ che indicavano la via/ ai miei
ginocchi storti e agli occhi e patapan..."
La musica resta quasi sempre in sottofondo, intervenendo solo di tanto in
tanto a creare un'eco, a sottolineare un passaggio: è sontuosa cornice di un
quadro tinteggiato con i colori tenui dell'acquarello.
Le suggestioni passionali e commoventi che vengono richiamate sono le
stesse, anche se con toni diversi, forse persino più coinvolgenti, della
magnifica Tamburi lontani compresa in Oltre.
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Andamenti latini descritti dalla melodia e atmosfere crepuscolari
evidenziate dal testo sono le peculiarità di uno dei brani certamente più
riusciti non solo dell'album ma di tutta la discografia baglioniana: Quei
due è un lungometraggio d'immagini cristallizzate contrastanti con la trama
che, invece, scorre via veloce e coinvolgente fino all'ultimo e inaspettato
colpo di scena. La storia è costruita e caratterizzata dai personaggi, che
affiorano dalla luce e scompaiono nell'ombra come sinuose figure caravaggesche: "lei che fa una faccia apposta/ e sbraccia nella luce brutta/
che si butta sul vestito/ che la tocca tutta...".
Baglioni canta di un amore logorato dal tempo, di una situazione che
imporrebbe ai due contraenti un urgente chiarimento dialogico. Un
chiarimento che non c'è e che non avverrà: l'apatia sfocerà nel silenzio "e
i due lì accanto sono al conto" quasi senza accorgersene.
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Nel 1990, alla vigilia dell'uscita di
Oltre, l'album che avrebbe segnato una decisa svolta nella sua carriera
artistica, Baglioni presenziò, come si è visto, a una puntata speciale del
Maurizio Costanzo show. Proprio in quella sede il cantante raccontò di
come un giorno, trovandosi solo e malinconico davanti al mare, ebbe modo di
intonare una sorta di scioglilingua estemporaneo per affrancarsi da quell'improvviso
disagio: "sono solo sotto il sol e so solo un solo in sol". Proprio quella
cantilena bizzarra costituisce ora, a distanza di svariati anni, il
ritornello della giocosa e scanzonata Serenata in sol, che deve proprio
servire ad allontanare i momenti bui: "vedi anche tu/ che non posso più
farci niente se amo/ l'umanità ma non mi va giù/ tutta questa gente...".
Da sottolineare come queste canzoni dal carattere spiritoso e scapigliato
siano una sicura costante nei lavori dell'artista.
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Struggente appello d'amore all'amata è la coinvolgente
Tienimi con te,
che manifesta un crescendo di musica a spirale e un testo che evidenzia un
certa ansia di vivere; quest'ultima può essere lenita soltanto una volta
acquisita la certezza di avere per sé la compagna e di poter sublimare
nell'amore ogni difficoltà della vita: "tienimi con te/ in un pomeriggio/
quando piove giù un litigio/ ed un giorno sembra eterno...”.
Il pezzo è certamente fra i più orecchiabili e cantabili dell'album.
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"...e nel ricamo nero della sera/ ad una sola voce cantavamo... Questo
verso della ritmica Fianco a fianco introduce il motivo della decima
traccia, vera e propria cronaca dei passati concerti; magiche notti di note
vissute da Baglioni in tanti anni di attività insieme al suo pubblico e che
ancora fanno emergere, nell'animo del cantautore, emozioni indelebili e
suggestioni malinconiche.
Nell'appuntamento ai prossimi spettacoli (“ci troveremo/ ancora a fianco/
incontro all'aurora/ di un giorno più bianco/ ritorno di eroi/ prima persi
poi fianco a fianco/ per stringersi intorno/ al sogno mai stanco/ che è in
noi...”) sono ancora riscontrabili il medesimo entusiasmo e la stessa voglia
d'incantarsi degli anni passati.
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Il brano che segue
Fianco a fianco è Requiem, proposto per l'ascolto
in anteprima sul sito ufficiale.
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"Strada facendo" arriveremo
Di là dal ponte. La coralità e la musica
incalzante del penultimo pezzo sembrano disegnare un certo qual tratto di
continuità con la celeberrima canzone dell'81.
Qui, tuttavia, l'elemento sociale è molto più radicato poiché il testo è
un'aspra denuncia delle condizioni degli emigranti e dei disadattati in
genere: "questa è un'altra storia/ di chi aspetta sulla riva/ davanti al
fiume della memoria/ o chiuso al buio di una stiva..."
Ciò che è necessario costruire al più presto è un ponte di solidarietà tra
le genti che ponga fine a ogni tipo di discriminazione.
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L'album termina con quella
Per incanto e per amore che grosso modo
ricalca, nel testo e nella musica, la canzone composta per la serata al
teatro Petruzzelli di Bari. Sfrondata delle connotazioni sinfoniche più
ampie e alleggerita nelle iperboli testuali, essa appare più aperta a una
divulgazione massiccia.
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Com'era facile prevedere, a distanza di una settimana dall'uscita Sono io, l'uomo dello storia accanto giunge in vetta a tutte le classifiche.
Tuttavia, il primato non è mantenuto a lungo per via del nuovo album di Ramazzotti,
9: pubblicato da pochi giorni, infatti, l'inedito di Eros
riesce subito a scalzare Baglioni dalla prima posizione dell'hit parade. Le
vendite di Sono io rimangono comunque ottime per un periodo nel quale il
mercato discografico è preda di una notevolissima crisi e si attestano, a
quattro mesi dall'uscita, intorno alle trecento - trecentocinquantamila
copie.
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