Ragazzo nell'est
Un'altra delle bizzarrie che caratterizzano questo strano periodo di crisi è
senz'altro la partecipazione al festival della canzone internazionale di
Sopot, in Polonia, dove Claudio, nel settembre del 1971, è invitato a
rappresentare l'Italia. Con grande sorpresa, ottiene un successo notevolissimo,
culminato con la conquista del premio assegnatogli dalla critica.
Così, quando nell'estate successiva un'agenzia polacca gli propone di effettuare
una lunga tournée in quel paese, il cantautore, memore degli allori ottenuti,
non esita a rispondere affermativamente.
Con il suo risicato repertorio, integrato da altre canzoni e addirittura da
brani popolari (La famiglia dei Gobbon,
Canta se la vuoi cantar, ecc.) prende a girovagare per
questa nazione dell'est europeo, confortato immediatamente da un'ottima
partecipazione di pubblico.
In interviste successive, Baglioni dichiarerà che probabilmente la Polonia è
stata il suo "Rubicone musicale", il periodo nel quale egli capisce quanto siano
importanti la semplicità d'espressione e la necessità di farsi capire in maniera
naturale. In quel paese dove per farsi comprendere è necessario anche ricorrere
alla gestualità, egli maturerà la convinzione di fare della spontaneità e della
essenzialità le prerogative principali del suo linguaggio futuro.
L'affiatamento con il gruppo dei musicisti, il discreto successo ottenuto e la
non comune compostezza della gente durante i concerti, se paragonati alle
censure italiane, agli insuccessi commerciali e ai fischi recenti, provocano nel
giovane musicista un istinto di meditazione a rimanere per sempre nel paese
dell'Est europeo.
Lo convincono a recedere dall'intendimento, ancora una volta, i membri stessi
del suo "entourage", che fanno leva sul suo orgoglio di perfezionista incallito:
c'è infatti un progetto iniziato poco prima di partire e lasciato incompiuto che
necessita di essere finito: per questo, e per conseguire la rivincita su coloro
che non hanno mai creduto nelle sue capacità, si risolve a rientrare in patria.
Quello che il cantante si appresta a definire dovrà essere l'ultimo lavoro prima
del ritorno alle sue occupazioni di aspirante architetto, un guanto di sfida a
un ambiente che non ha mai saputo comprenderne il genio e che ne ha decretato
superficialmente una fine anticipata.
Una fine, evidentemente, destinata a essere indefinitamente procrastinata.