Un nuovo disco e un discografico nuovo
Nella primavera dello stesso anno, Claudio intraprende una tournée
internazionale che tocca addirittura gli U.S.A. e il Canada e ha il suo solito
trionfale epilogo estivo negli stadi italiani.
Nel frattempo, tuttavia, va consumandosi in maniera burrascosa il deleterio
rapporto con la RCA: a cavallo fra l'uscita dell'album e le tournée, vengono a
galla le varie esternazioni rancorose covate in tutto il periodo precedente: se
l'una mal sopporta le intenzioni sempre più autonomistiche del cantautore,
quest'ultimo rivendica la facoltà di vedersi riconosciuti alcuni benefici
normalmente attribuiti alle categorie di lavoratori "classici", quali ad esempio
contributi pensionistici e svariate concessioni di tipo "sindacale".
La conseguenza di questa difficile coesistenza sfocia nella rottura definitiva
che alimenta polemiche aspre e agguerritissime: la grande parte della stampa
ironizza e condanna l'atteggiamento di Baglioni, giudicando assolutamente
inopportune le assimilazioni della sua privilegiata categoria a quelle dei
dipendenti "normali". Tuttavia Claudio non si ferma e rilancia, pretendendo che
la casa discografica gli riconosca addirittura l'indennità di licenziamento. Non
è certamente questa la sede giusta per entrare nel merito di una polemica
oltretutto già esaurita: ciò che tuttavia pare opportuno evidenziare è che la
"bagarre sindacale" impostata dal cantautore si rivela un precedente
fondamentale e dispiega il sentiero a tutta la categoria che, in conseguenza di
questo alterco, si vedrà riconoscere importanti e inalienabili diritti.
Nella primavera del
1978 Claudio
Baglioni firma un nuovo contratto discografico con l'etichetta CBS, ma questo
non pone fine, come vedremo, alla vertenza sempre in atto con gli ex "datori di
lavoro".
Desiderosa di rivalersi in ogni modo, la RCA darà il via a una serie di
pubblicazioni contenenti raccolte di vecchi brani o comunque di materiale
registrato sotto il suo marchio del quale, ovviamente, essa conserva i diritti e
su cui l'autore nulla può rivendicare: tale consuetudine si consolida nel corso
degli anni e continua tuttora, investendo produzioni e interpretazioni di ogni
tipo e qualità.
Ad ogni modo, incurante degli
strali lanciatigli dai suoi vecchi discografici, Baglioni compie una rapida e
fortunata tournée in Cecoslovacchia, dedicandosi anche alla composizione dei
testi per un 45 giri degli Extra (Come sei / Vengo via). Questa band
musicale che cerca di imporsi sulla ribalta e che fa parte della scuderia CBS
conta fra i suoi effettivi anche il tastierista Walter Savelli. In effetti, sia
Come sei che Vengo via non sono niente altro che traduzioni in italiano di
pezzi di Billy Joel. È interessante piuttosto annotare che i testi in
questione sono firmati con lo pseudonimo ancora sconosciuto di Cucaio.
Ma la principale attenzione del
cantautore è ora rivolta alla definizione e alla stesura dei brani che dovranno
costituire l'ossatura dell'ultimo album: così, dopo il rientro dalla
Cecoslovacchia, egli si ritira dapprima presso Pelago, agglomerato nelle
vicinanze di Firenze, e quindi ad Alleghe, sulle Dolomiti, per lavorare in
maniera approfondita e definitiva sul progetto che deve realizzarsi al più
presto: pare infatti che la nuova casa discografica abbia imposto una clausola
per la quale l'autore sia obbligato a pubblicare, entro la fine di quell'anno,
una nuova opera inedita.
I mesi di preparazione vedono il loro epilogo con la fase della produzione, per
la quale la casa discografica suggerisce a Baglioni gli studi francesi dello
Château d'Herouville, un vero e proprio castello nel quale sono predisposte
tecnologie e strumentazioni all'avanguardia nel campo della registrazione
sonora. Esso è abituale sede d'incisione per artisti del calibro di Elton John e
David Bowie.
Per l'occasione Claudio torna ad avvalersi della collaborazione di Rodolfo
Bianchi come produttore e di Ruggero Cini, già arrangiatore del suo primissimo
ellepì. La troupe è composta anche da Luciano Ciccaglioni destinato alle
chitarre, Fabio Pignatelli dirottato al basso e Massimo Buzzi assegnato alle
percussioni.
La realizzazione prosegue speditamente sino alla pubblicazione, nel
dicembre di
quello stesso anno 1978, della nuova compilazione d'inediti dal titolo
interrogativo
E tu come stai?
Ancora una volta Baglioni
sorprende, realizzando un album di contenuti e di atmosfere estremamente diversi
dall'ellepì precedente: chi, dopo la svolta di Solo, si aspettava
legittimamente una ripresa e un approfondimento di temi assimilabili a quelli,
resta invece evidentemente spiazzato da un innegabile ritorno a situazioni
sentimentali riconducibili alle origini. In effetti quelle di E tu come stai?
sono quasi tutte canzoni d'amore, pure se trattate con un'originalità e un punto
di vista straordinariamente maturo e complesso. Il disco fa trasparire
soprattutto un intimismo dilagante ed è impastato da un'ambientazione vagamente
retrò, quasi decadentista. La stessa copertina è molto curiosa, evidentemente
agli antipodi rispetto a quella quasi anonima e impersonale di Solo: il
cantante si propone seduto su una grande poltrona barocca, fotografato con i
cani di sua proprietà, Minnie e Mathias, adagiati ai suoi piedi. Se nel
precedente lavoro aveva scelto di restare nell'ombra e, anche nei testi, aveva
cercato di far muovere personaggi diversi da sé, questa volta si ripropone in
prima persona ed è il protagonista diretto di quasi tutte le storie raccontate.
Anche le parti strumentali appaiono inconsuete e innovative: alcune ritoccate da
arie funky, altre più classiche, accompagnate da virtuosismi di pianoforte, sax
e chitarre. Tuttavia lo strumento migliore che si può ascoltare nel registrato è
la grandissima voce dell'artista: questa si palesa in ogni gradazione, sia
timbrica che puramente vocale, con toni che vanno dal bassissimo all'altissimo;
essa contribuisce in maniera decisiva a impreziosire e incastonare perfettamente
i pezzi nell'assieme; mai come in questo lavoro, infatti, la voce è principale
protagonista, collante unico e straordinario di un disco che non ha né storia
unica come Questo piccolo grande amore e Gira che ti rigira amore bello, né
un evidente tema conduttore da sviluppare come nel caso dei due lavori appena
precedenti. Forse unici legami fra le canzoni sono quei temi amorosi
evidentemente presenti in tutti i brani e, in seconda istanza, quel carattere di
malinconia soffusa che sembra permeare tutto il sostrato del disco: una
malinconia ricercata e quasi dolente che rassomiglia molto a quel carattere di "saudade"
sudamericana, forse ancora sedimentata nell'anima del cantautore dopo il viaggio
indimenticabile di tre anni prima. Sia la parte strumentale, sia le splendide
interpretazioni, sia gli struggenti testi contribuiscono a fare di E tu come
stai? un'opera decisamente sofisticata e quasi aristocratica; essa sottintende
però, senza dubbio alcuno, la necessità di un ascolto predisposto, maturo,
attento.
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La non comune capacità di modulare e
"giocare" con la propria voce, attribuendole un posto chiave sulla ribalta
dell'album, appare già evidente nel pezzo d'esordio: l'ondeggiante e
accattivante melodia di Con te si mostra infatti accarezzata da timbri
vocali sussultori che le imprimono slanci improvvisi. Le arie funky intessute su una
base di bassi accompagnano la voce e ne esaltano le doti. Il testo rimane
secondario anche se si colora di vivacissime quanto impressionistiche immagini
urbane, attimi di quotidiano sulla sfondo di una vicenda sentimentale classica.
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Signori si chiude restituisce
però immediatamente al testo l'importanza consueta. Un semplice pianoforte
accompagna una storia travagliatissima, che si
va consumando all'interno di un locale pubblico, fra esortazioni del gestore a
rispettare l'orario di chiusura e avventori distratti. L'atmosfera è molto
simile a quella di Solo, ma la connotazione della trama assume contorni anche
più drammatici e struggenti: essa verte sul disperato tentativo di un uomo di
convincere una donna più matura a proseguire una relazione che a lei appare
insostenibile: qui non vi sono "divagazioni" sull'ambiente circostante che
riguardino personaggi alternativi o oggetti su cui fissare l'attenzione. La
scena s'incentra sugli unici due protagonisti che recitano a soggetto in un
alternarsi di immagini chiaramente liriche: "tu sei il coltello con cui frugo il
cuore", "sarei cresciuto con te", "ti avrei difeso da chi non credeva in noi",
ecc. Tuttavia, nonostante rassicurazioni disperate che appaiono chiaramente
pleonastiche anche allo stesso postulante, il sipario è destinato a chiudersi,
ineluttabilmente, anche su una storia d'amore contrastata, faticosa,
impossibile.
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Se la prima è canzone di un amore che
perdura e la seconda quello di uno che sta per concludersi, quella di Ti amo
ancora è vicenda di uno finito, invece, da molto tempo. Il protagonista
ritorna dopo anni a rivedere la donna di cui è ancora innamorato anche se sa che
ella è, per lui, inevitabilmente perduta. Accanto a tempi da bolero che
s'incrociano addirittura con il charleston, a farla da padrone è tuttavia,
ancora una volta, lo strumento vocale: esso concede virtuosismi estremi capaci
di accompagnare e colorare la vicenda di chiaroscuri improvvisi, rendendola
malinconicamente struggente.
Questo è forse il pezzo che, più di tutti, fa riecheggiare situazioni del primo
repertorio.
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Quello affrescato in Giorni di neve
è un calzante ritratto dell'adolescenza femminile, in cui vengono tratteggiate
le contraddizioni e le spavalderie tipiche dell'età nella quale si acquista
anche la consapevolezza di possedere un corpo e in cui si susseguono i primi
turbamenti e le prime implicazioni sessuali. La caratterizzazione appare forse
un po' ingenua e superficiale ma è comunque realizzata con una straordinaria
efficacia narrativa. La parte musicale è qui riservata alle tastiere e alle
chitarre, che da un moto sommesso acquistano sempre maggiore spazio in un gioco
di proporzioni e richiami entusiasmanti con la voce dell'esecutore.
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Il piano acustico riveste di enfasi
adeguata la inusuale Loro sono là, canzone dal sapore dichiaratamente
epico che descrive l'orrore della guerra attraverso la chiave interpretativa
dell'amore: essa tratta di una storia d'amore tra un "lui" soldato in terra
straniera e una "lei" ragazza locale. Uno di quegli amori "senza parole", anche
perché i due, parlando lingue diverse, non si capiscono, come si evince dalle
parole "gli disse cose che lui non capì mai". Da segnalare, nell'intercalare del
ritornello, la chicca davvero notevole delle fisarmoniche.
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Il singolo dell'album, E tu come
stai? descrive un inedito gioco delle parti costruito però unilateralmente
come un dialogo immaginario con una lei che non può interloquire per inevitabile
assenza: "Tu come vivi? Come ti trovi? Chi viene a prenderti? Chi ti apre lo
sportello?" Tutte interrogazioni urlate disperatamente al vento nella spasmodica
richiesta di una risposta, anche addirittura di un alterco: ma nessuno rimanderà
quelle grida; solo un piano classico farà in modo che l'eco degli appelli venga
disperso nell'etere e si depositi il più lontano possibile, raggiungendo almeno
gli ascoltatori. Ritorna in maniera evidente, come un retaggio ereditario,
l'ombra ingombrante della solitudine, stavolta difficoltosamente accettata: "...
ed ho cenato a prezzo fisso, seduto accanto ad un dolore"; essa non è più la
compagna di Solo, anestetico utile e unico a lenire i dolori
dell'esistenza, ma una condizione subita e da cui è necessario fuggire. Ancora
dal punto di vista prettamente musicale appare poi notevole, nel finale,
l'introduzione delle tastiere elettroniche utilizzate come chitarre.
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Ha invece caratteristiche di inusuale
inno amoroso quella Un po' di più che si dispiega attraverso la memoria
derivata da determinati oggetti o rievocata dagli stessi ambienti in cui l'amore
s'era consumato. Forse ideale continuazione di Solo, che presagiva
anticipatamente tale condizione, questo brano dimostra come l'amore suole
nutrirsi di ricordi e a essi si aggrappi, nonostante malinconie e sofferenze,
per rivivere attimi felici. Quasi tutta la canzone è infatti disseminata di
oggetti, soprammobili e ambasciatori di rimembranze dolci-amare. Molto parca
d'accompagnamento musicale, essa è contrassegnata da un ritmare scandito dalla
cassa della batteria e accompagnata da coretti e voci doppiate e triplicate.
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Stacchi gradevolissimi di sax su
armonie di chitarre elettriche caratterizzano Quando è così, un'altra
canzone di un amore che finisce, stavolta per il tedio in cui s'è trasformato il
sentimento.
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Il disco si chiude con uno dei brani
migliori: Ancora la pioggia cadrà. Batteria, chitarre, basso, tastiere e
persino arpa sono i supporti musicali su un testo dalla vena elegiaca che si
compone in una splendida ballata e si sviluppa in una storia da lirismo tragico:
flashback di vita vissuta addolorano l'anima di un uomo segnato dalla vicenda
che ha patito; egli ha ormai irrevocabilmente stabilito che alla fine dell'amore
deve corrispondere la fine di tutto e si abbandona alle profondità marine. Le
sue parole, le sue domande, le sue speranze abbattute si perdono nel vento
assieme alle risposte cercate e alla pioggia caduta, a quella che continua a
cadere, e a quella che inevitabilmente ancora cadrà.
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Sia il 33 giri che il 45 (E tu come stai?
/ Con te) hanno anche in questo caso enorme successo, tale che
consente al cantautore di Montesacro il raggiungimento dell'ennesimo disco d'oro
e della consueta, lunghissima permanenza nelle classifiche di vendita.
L'8 febbraio 1979 parte da Torino
una grande tournée nei palasport di tutta Italia, che si conclude il
14 marzo a
Genova; essa coinvolge un quarto di milione di
persone ripartite in trenta spettacoli: un risultato grandioso. Baglioni viene
accompagnato per l'occasione dal gruppo degli Extra. Opportuno segnalare che
da questa serie di tappe il posto di tecnico delle luci, resosi vacante
all'ultimo momento, viene prima temporaneamente, poi definitivamente ricoperto
da Paola Massari, il cui legame matrimoniale con Claudio è stato reso pubblico
solo da qualche mese.
Baglioni è tornato al top di quella
popolarità che non l'aveva comunque mai abbandonato, anche se nel mese di
marzo,
a tournée ancora in corso e per disposizione del pretore di Bari, E tu come
stai? viene sequestrato da tutti i negozi di dischi. È il proseguimento di una
bagarre giudiziaria ancora di là dal chetarsi che la RCA, rivendicando ancora
presunti diritti di copyright sulle produzioni del cantautore, intende
alimentare. Tale questione resterà in sospeso per vario tempo prima di
risolversi con un accordo delle parti.
Prosegue intanto anche la
collaborazione con il gruppo degli Extra, per cui il cantautore si industria a
scrivere, sempre nel '79, un secondo 45 giri riportante i brani
La mia canzone
per te e Maria Maddalena.
Nell'anno seguente la CBS pubblica
oltralpe la versione francese dell'ultimo disco, il cui titolo tradotto da uno
dei brani in esso contenuto è
Un peu de toi.
La promozione estera si avvale anche della versione spagnola
Un poco más, data
alle stampe sempre nello stesso anno 1980, che conta quattro canzoni in spagnolo
e cinque in italiano, nonché di
un'altra realizzata appositamente per il mercato argentino che comprende tutte
versioni spagnole. C'è anche un ritorno in terra cecoslovacca per bissare il
tour di due anni prima.
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