Alé-oó
Sull'onda di un riscontro popolare tracimante, Claudio intraprende, nel
gennaio
dell'anno successivo, un breve tour di 16 tappe che lo porta nei Palasport delle
principali città italiane: inutile dire che la folla accorre ovunque e che anzi,
in molti casi, la richiesta è nettamente superiore alle capacità logistiche
delle strutture; questa situazione obbliga gli organizzatori a scontentare
moltissime persone desiderose di assistere agli spettacoli e comincia a
indirizzare il cantautore verso l'idea di cercare nuovi spazi dall'impiantistica
più capace e adeguata a contenere il suo pubblico, numerosissimo e sempre più
fedele.
Ma è nel maggio successivo che il
cantautore riceve la soddisfazione più grande: in una clinica romana, infatti,
esattamente il 19 maggio 1982, Paola Massari dà alla luce Giovanni, rendendo
padre il neotrentunenne Claudio.
Questo fatto privato interessa tuttavia anche la componente pubblica
dell'artista poiché, presumibilmente sospinto dall'onda emozionale e
dall'ispirazione intima, in brevissimo tempo egli compone una lirica
intensissima dedicandola proprio al figlio neonato, il cui titolo, Avrai, sarà
destinato a occupare un posto di primissimo piano fra tutti.
Questa canzone non contiene, tuttavia, riferimenti specifici o banali alla
vicenda privata della nascita; essa osserva ancora, piuttosto, lo schema
collaudato e già utilizzato per Strada facendo. Anche qui, infatti, Claudio,
con abilità straordinaria, ribalta la vicenda personale e particolare
universalizzandola e rendendola adattabile alla quotidiana generalità. Avrai
è, prima ancora che "dedica", una canzone-augurio che può essere rivolta a
chiunque si appresti a intraprendere il cammino della vita; è uno spezzato di
storie, una sintesi di tutti quegli episodi che costituiscono un punto
importante per la formazione di un sentimento o di qualcosa che valga la pena di
essere inserito nel libro della memoria. Filtrato dall'esperienza di vita
dell'autore, il brano è anche, e innanzitutto, vicenda autobiografica e specchio
di una memoria didattica che egli vorrebbe offrire tanto a Giovanni quanto a
chiunque voglia esserne l'interlocutore. Da questo punto di vista appare
significativo che il lato B del
45 giri rechi la continuazione di quelle
"piccole storie" inaugurate con "51 Montesacro" e di cui queste altre strofe
sono la naturale continuazione.
Comunque, evidentemente ansioso di pubblicare il nuovo, inedito pezzo,
all'inizio del mese successivo Baglioni torna negli studi londinesi, in quei
giorni utilizzati fra l'altro da un mostro sacro del calibro di Paul McCartney
e, "sottraendogli" la sala d'incisione, in due soli giorni produce e realizza il
45 giri di cui s'è parlato, con il solito, sofisticato arrangiamento di Geoff
Westley. La pubblicazione del singolo reca la data del 9 giugno.
Il periodo d'oro sembra dunque non
conoscere sosta: casa discografica e cantautore decidono conseguentemente di
cavalcare l'onda di questo fragoroso e sempre più debordante successo: così,
mentre Strada facendo raggiunge il disco di platino e Avrai viene premiata
con il Telegatto quale canzone dell'anno, Claudio lavora a un progetto davvero
ambizioso: realizzare uno
spettacolo itinerante che, in luogo dei palasport e
dei teatri sempre insufficienti alla bisogna, usufruisca piuttosto di spazi
vasti e funzionali, quali piazze, stadi e infrastrutture all'aperto che possano
comunque garantire risposta adeguata alla incredibile popolarità raggiunta.
L'investimento delle risorse umane, temporali e finanziarie si profila davvero
cospicuo, tuttavia un allestimento del genere non pare essere propriamente un
azzardo: i numeri dei dischi venduti negli ultimi periodi, il gradimento del
pubblico e, non da ultimo, il rinnovato entusiasmo del protagonista, vincono
ogni tipo di riluttanza: ecco allora i 16 metri di palco, i 25.000 watt di
amplificazione, i 480 fari colorati fare bella mostra di sé, in una tiepida sera
di giugno, allo stadio comunale Luigi Ferraris di Genova, città scelta per
inaugurare la nuova e colossale tournée. Quando Massimo Buzzi si sistema alla
batteria, Piero Montanari al basso elettrico, Luciano Ciccaglioni e
Massimo Di
Vecchio alle chitarre, Massimo Guantini ai sintetizzatori, Wilfred Copello alle
percussioni e il fedele
Walter Savelli alle tastiere, la platea
raggiunge il culmine dell'eccitazione, che si trasforma subitamente in grande
entusiasmo quando le scarne note di 51 Montesacro annunciano l'ingresso in
scena del protagonista. Tuttavia quella stessa platea viene improvvisamente
presa in contropiede subito dopo, da una E tu come stai? straordinariamente
veloce e allegra, rivestita di abiti certamente più adatti a esaltarsi in quel
tipo di cornice: il pubblico comprende quale sarà il carattere del concerto e
per tutta la durata esalterà e stimolerà le nuove interpretazioni dei vecchi
successi: una incredibilmente ritmica e dilagante Io me ne andrei in cui si
rivela un abile controcanto di Savelli; una coinvolgente e insolitamente
"rockettara" E tu...; quindi, a seguire, una miscellanea di canzoni tutte
legate insieme da nuovi arrangiamenti musicali che non concedono respiro, in un
susseguirsi di emozioni sempre crescente e che il pubblico accorso fatica a
controllare: lo spettacolo non si ferma e supera le due ore; ecco che arrivano
le nuove canzoni, Notti - I vecchi - Via, una dietro l'altra, ognuna con
le sue diverse aggettivazioni ma con la stessa capacità di seduzione; queste
ultime non palesano modifiche rilevanti, sono sostanzialmente identiche a come
furono concepite negli studi di registrazione. Prima dell'epilogo ecco la
struggente interpretazione di Avrai; dal pianoforte classico escono note e
parole che sembrano accompagnare la notte verso un domani meno difficile da
affrontare. Ma non è ancora finita: Baglioni regala ancora momenti di grande
pathos sentimentale con le armonie di Con tutto l'amore che posso e le
malinconie della sempiterna Questo piccolo grande amore prima di far scatenare
i convenuti con una velocissima Signora Lia e con l'esaltante finalissimo di
Strada facendo. Lo spettacolo è terminato, gli artisti sono usciti e le luci
ormai spente; tuttavia il pubblico è ancora lì, festoso e strepitante, nella
speranza dell'ennesimo bis. Canta, invoca il nome del protagonista, intona
addirittura cori calcistici in suo onore. Come a Genova, la scena è
medesima in tutte le città che vengono toccate dallo spettacolo: inconsueti Alé-oó
divengono l'accompagnamento caratterizzante ed estemporaneo di questo itinerante
e trionfale appuntamento musicale. Firenze, Bologna, Torino,
Milano, Napoli,
Palermo: ovunque si assiste alle stesse reazioni, quasi come vi fosse un copione
stabilito e prescritto. Gli stadi e le piazze di 43 città italiane si riempiono
all'inverosimile per tutta l'estate; sorprendente è pure la composizione
"chimica" di questo pubblico; esso non è eterogeneo e, contrariamente a quanto
avviene per la maggior parte degli altri spettacoli di musica, non è formato da
soli giovanissimi; ad ammirare il cantautore romano accorrono persone di età
diverse, persino interi nuclei familiari. A Venezia, per assicurarsi la
performance di Claudio, viene addirittura adibito l'Arsenale a uso civile, dopo
oltre mille anni; qui il palco viene addirittura montato in mezzo alla laguna.
Per l'ultima tappa del tour, a Roma, l'organizzazione sceglie Piazza di Siena
che, manco a dirlo, trabocca di folla: si presume che più di 120.000 persone
accompagnino l'esibizione dell'artista che, nella sua città, si esibisce
gratuitamente. Nel totale invece, il numero degli spettatori che hanno seguito i
concerti è superiore al milione.
Appare chiaro a chiunque che quello di Baglioni non sia più semplicemente
catalogabile come un fenomeno musicale; per la sua straordinaria implicazione
popolare e multigenerazionale, esso appare piuttosto aver assunto i connotati e
le forme di una straripante e inconsueta manifestazione sociale.
A tournée conclusa, viene
realizzato il
documento discografico (dicembre 1982), che pare essere la
registrazione completa proprio del concerto romano di Piazza di Siena. In esso
sono lasciati molti spazi agli interventi parlati del cantautore nonché alla
partecipazione vociante del pubblico; al quale pubblico viene dedicato un
tributo importante non solo inserendo nello stesso doppio ellepì proprio quel
festante coro di Alé-oó che lo aveva accompagnato sin dai primi appuntamenti, ma
anche e addirittura intitolando così il disco. Esso è il primo album "live" di
Claudio e riporta una copertina bianca e piuttosto anonima, ravvivata da alcune
strisce di colore che, già presenti su Strada facendo e sul 45 Avrai,
costituiscono evidentemente il logo di questo periodo. Anche Alé-oó, nel breve
volgere di pochi mesi, consegue punte di vendita inimmaginabili e si vede
attribuire ben sette dischi di platino. Persino la Rai, allora poco incline a
seguire gli appuntamenti musicali, dedica all'evento dell'anno due puntate di
un'ora ciascuna.
Sembra il trampolino di lancio adatto per sfruttare l'ennesimo e crescente
momento di una popolarità senza uguali. Invece, improvvisamente e da un giorno
all'altro, Claudio Baglioni esce di scena e per lunghissimo tempo scompare
inaspettatamente dalla circolazione.
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