Come per incanto
I primi mesi del nuovo anno trascorrono senza che si abbiano notizie precise
su un ennesimo progetto a cui si dà per certo che il cantautore stia
lavorando. Svariate indiscrezioni giornalistiche, peraltro suffragate da
alcune dichiarazioni stesse dell’interessato, certificano di un nuovo tour
da svolgersi nelle maggiori città europee.
Desta perciò sufficiente stupore la notizia diffusa in
aprile: secondo quest’ultima informazione
infatti, il nostro sarà impegnato ancora in un tour sul suolo nazionale,
stavolta nella nobile cornice dei teatri lirici.
Così, a partire dal 2 maggio al teatro
Ventidio basso di Ascoli, Claudio riempie di gente i palcoscenici più
eleganti e blasonati d’Italia con uno spettacolo ancora nuovo, un’altra
volta sorprendente: stavolta solo sul palco e con l’ausilio di un pianoforte
gran coda, egli ripercorre tutta la sua carriera andando a spulciare il suo
repertorio anche meno conosciuto e più intimo. Intervallando le canzoni a
una narrazione che si snoda attraverso la sua storia di musicista legata al
pianoforte, egli diverte ed emoziona, raccontando aneddoti ed elargendo
battute a piene mani. Le canzoni sono però, mai come ora, le vere
protagoniste: proposte senza fronzoli, nude come sono nate, esse rivelano il
loro carattere più vero, il loro “humus” sostanziale e colpiscono
direttamente gli animi degli ascoltatori.
Questo giro di concerti si chiamerà, con un sottile e azzeccato gioco di
parole inCanto, titolo che mette l’accento sulle emozioni che
l’autore intende rappresentare. Lui stesso si definirà, a questo proposito,
nuovo incantautore.
Il contrasto fra l’arredamento sfarzoso dei teatri, con i suoi rossi velluti
eleganti e gli stucchi barocchi che si contrappongono alla semplicità cruda
dei brani, impreziosisce ulteriormente le esibizioni e riesce nell’impresa,
a lungo idealizzata, di annullare la distanza tra l’attore e gli spettatori.
Anche la scenografia sul proscenio, che esalta la maestosità del pianoforte,
assoluto protagonista delle serate, ricalca la struttura semplice delle
canzoni poiché consta semplicemente, oltre al celebrato strumento, di forme
rotonde appese che danno l’idea di astri nel cielo; tale coreografia è
impreziosita da sporadici e sobri interventi luminosi di luce laser.
Come già detto sopra, Baglioni rivitalizza alcuni suoi pezzi perduti,
regalandoli al pubblico completamente rivestiti di nuovo, in un’operazione
simile a quella fatta con Sogno di una notte di note: se tuttavia là si
era intervenuti soprattutto su canzoni classiche e relativamente recenti e
si era agito soprattutto a mezzo degli accordi, modificandoli, qui si
interviene invece su brani piuttosto vecchi o addirittura “giurassici”, come
vengono definiti dallo stesso interprete e facendo leva, per apportare
modifiche, sull’interpretazione e sul ritmo: il caso più eclatante è quello
di una straordinaria Il sole e la luna: pezzo inserito addirittura
nell’album di esordio Claudio Baglioni, esso viene “rivelato” in una
maniera nuova e riscoperto per assurgere addirittura a brano-simbolo della
tournée; la stessa scenografia riprende del resto il tema trattato nel
testo.
Anche la rielaborazione di Un po’ di più, con il suo incedere iniziale
sincopato, rilascia sensazioni davvero particolari. Comunque la scaletta
delle serate non è assolutamente rigida e, salvo eccezioni in alcune parti,
viene modificata di volta in volta. Un momento dello spettacolo
particolarmente “elastico” è quello dedicato ai campioncini della
profumeria, divertente metafora con la quale il cantautore vuole
contrassegnare l’esecuzione di vari frammenti di brani desueti la cui scelta
viene addirittura delegata al gradimento del pubblico. Altro attimo che vale
la pena senza dubbio ricordare è quello della particolarissima
interpretazione di Buona fortuna: un’esecuzione “a cappella” senza alcun
ausilio di musica né amplificazioni in cui Claudio affronta la platea nel
buio silenzioso del teatro con solo un lume stretto in mano, dando prova,
mediante la sua sola voce, di un grandissimo coraggio e realizzando una
performance grandiosa; abbiamo qui ragione di credere che la distribuzione
dei brividi, nelle prime file come nelle ultime, si realizzi moltiplicandosi
in ugual misura. Altra canzone particolare è una sentitissima Tutto il
calcio minuto per minuto scandita dal battito regolare del metronomo che la
fa apparire ancora più incisiva e avvolgente.
Diversa connotazione assume invece la parte dedicata agli “inni”, nella
quale Claudio si diverte, insieme con gli astanti finalmente liberati al
canto sbrigliato, a mettere in fila alcune strofe delle composizioni
appartenenti a quella categoria: da Io sono qui a Strada Facendo, da
Dagli il via a Noi no, da Acqua nell’acqua a Da me a te, da
La vita
è adesso all’Inno dell’Atletico Van Goof.
Il tour è davvero particolarissimo e tocca, come già sottolineato, alcuni
fra i teatri più insigni della penisola; fra questi ricordiamo il Verdi di
Firenze, il Carlo Felice di Genova, il Regio di
Torino, il Donizetti
di Bergamo, il Teatro dell’Opera di Roma e tantissimi altri ancora.
La gente accorre riempiendo i teatri per tutte le date e anzi, sono
moltissimi coloro che non riescono a trovare posto e restano impossibilitati
a godersi lo spettacolo. La richiesta supera sempre, di gran lunga, i posti
disponibili: in qualche caso si sviluppano fastidiose polemiche con gli
organizzatori per la frustrazione dei rimasti senza tagliando. E’ evidente
che il successone del tour sia dovuto a quella che ci sembra la dimensione
più consona per esaltare un artista divenuto, nel corso degli anni, via via
sempre più raffinato e perfezionista: qui il suo non comune timbro di voce
viene particolarmente valorizzato da un’acustica vicina alla perfezione che
riesce a creare un’atmosfera simbiotica con la suggestiva scenografia
teatrale.
Questi concerti offrono la definitiva conferma del fatto che ormai Baglioni
è un artista completamente svincolato da ogni categoria sclerotizzata,
capace di conformarsi a ogni situazione e libero dalla rigidità
professionale di molti suoi colleghi.
La stessa maniera ossequiosa palesata dal pubblico per le esigenze di un
artista che intende ormai esprimersi al di fuori degli schematismi
usualmente prefissati nei concerti classici è il sintomo chiaro di una nuova
attribuzione ormai riconosciutagli anche dalla stessa critica: Claudio è
ormai accreditato come uno dei migliori autori e interpreti della musica
nostrana; le stesse vecchie canzoni che per tanto tempo gli avevano
riservato il titolo di “cantante di amori adolescenti” vengono ora riviste
sotto un’altra e più approfondita luce analitica: molti sono coloro che
ammettono infatti di intravedere in esse uno spaccato di vita sociale, un
rigoroso studio di situazioni e ambienti dai quali fuoriescono attenti studi
su costumi e cultura di intere generazioni di italiani.
Questo nuovo modo di porsi gli restituisce anche e pienamente quella sola
facoltà di “cantante” che con le precedenti esibizioni televisive e non,
egli aveva arricchito e “contaminato” di altre svariate attribuzioni. Egli
dimostra così che, se durante le complesse e articolate evoluzioni
precedenti aveva vestiti i panni di mago illusionista, ora, riappropriandosi
della sola dimensione vocale, appare ancora più affascinante e incantatore.
Le serate di Incanto terminano il 24 giugno,
allo Sferisterio di Macerata.
Il 17, 18 e 19 agosto Claudio è
protagonista di tre serate “private” ancora alla Salle des étoiles allo
Sporting club di Montecarlo, nel quale è ormai di casa.
Passata l’estate egli si ripresenta per la classica occasione annuale del
raduno Clab che in questa circostanza viene svolto presso lo Stadio della
Pallacorda, situato al Foro Italico.
Anche in questo caso egli realizza uno spettacolo all’insegna della sobrietà
che tuttavia, come è avvenuto per il tour appena concluso, è forse anche il
più “toccante”. Seduto al solo pianoforte, egli delizia la platea con pezzi
recenti e meno recenti, noti e meno noti, della sua produzione e non; il
tutto si svolge in atmosfera molto raccolta poiché il cantautore con le sue
parole e le canzoni eseguite, intende sviluppare un discorso che miri a
sensibilizzare il pubblico circa il delicato momento internazionale che,
dopo l’attentato in USA dell’11 settembre,
va prospettandosi tra venti di guerra e timori di ritorsioni terroristiche.
Il bellissimo finale con una Ninna nanna nanna ninna (“un giorno mi
piacerebbe non cantarla più il che significherebbe l’estinzione di tutti i
conflitti del mondo”) è dispensatore di energie positive e foriero di
nobilissime intenzioni. Ancora una volta i “clabber” lasciano il luogo del
raduno per farsi inghiottire dal buio di Roma e andare incontro a una realtà
difficile con un poco di “triste speranza” in più.
Considerata la grande risposta del pubblico, Baglioni decide per una
“ripresa” di Incanto con la quale intende ora visitare le località
precedentemente non considerate e quelle nelle quali non aveva potuto
soddisfare tutte le richieste di biglietti ricevute.
Il 15 ottobre è dunque pronto per
ripartire dal Carlo Felice di Genova per l’ennesimo giro d’Italia che lo
porterà, tra gli altri, anche nei teatri di Parma (Regio), Brescia
(Grande),
Milano (Strehler), Taranto (Orfeo), sino addirittura al prestigiosissimo
San
Carlo di Napoli, ove tra l’altro si esibirà il giorno
8 dicembre in forma benefica per l’A.I.R.C.,
l’associazione per la ricerca sul cancro.
Tale concerto, che concluderà questa nuova e ultima parte di Incanto, sarà
anche ripreso dalle telecamere di PALCO, il canale pay per view
di D+
e trasmesso via satellite sui canali dedicati, durante tutto il periodo
natalizio.
La scaletta del concerto è ancora flessibile e la struttura dei nuovi
spettacoli non si discosta comunque di molto dalla prima parte.
Nel mese di novembre il
sito ufficiale promuove un’operazione di e-commerce senza precedenti in
Italia: previa registrazione “on line” e pagamento a mezzo carta di credito
o bonifico bancario, sarà possibile ottenere un link per “scaricare” un
numero a scelta fra dodici brani registrati dallo spettacolo nei teatri,
sotto forma di file in formato MP3. L’operazione è pionieristica e provoca
anche difficoltà tecniche evidenti causate soprattutto dal sovraffollamento
del sito; i contatti sono infatti continui e plurimi: tuttavia il successo è
davvero inaspettato, tanto che vengono immediatamente proposti altri dodici
brani e, successivamente, altri dodici ancora.
La stessa stampa si interessa della questione, indicandola come la strada
giusta per abbattere i costi e sconfiggere la pirateria. La qualità del
suono risulta infatti buona e le canzoni riescono in effetti a ricordare
l’atmosfera raccolta che si respirava durante i concerti.
Inoltre, sempre collegandosi all’indirizzo internet ufficiale, è possibile
ottenere la copertina originale dei dischi e anche l’etichetta da applicare
sul CD stesso. Davvero un corredo completo che, a patto di possedere
supporti hardware adeguati, non fa rimpiangere granché le confezioni
distribuite dalle case discografiche.
Il 9 dicembre, a tournée ormai conclusa,
Claudio farà tuttavia una tappa aggiuntiva presso Bari, dove sarà costretto
a suonare al Teatro Team, tendone moderno e decisamente diverso da tutti
quelli nei quali si era esibito: questo a causa del fatto che l’unico teatro
classico di Bari risulta impegnato per lungo tempo. Tuttavia, nel capoluogo
pugliese esiste, almeno virtualmente, un altro grande proscenio storico,
anche se andato distrutto a causa di un incendio nel
1996 e del quale non rimane altro che lo
scheletro e pochi ruderi: il Petruzzelli. A questo proposito, già in varie
occasioni Baglioni aveva manifestato l’intenzione di non voler rimanere
insensibile nei confronti di tale teatro e da lui partono solerti input
verso il Ministero dei Beni culturali, la famiglia proprietaria e
l’amministrazione comunale, affinché si adoperino a realizzare una serata
per rammentare all’opinione pubblica e alle autorità politiche la necessità
di approntare al più presto un piano di ricostruzione. Dapprincipio
l’intervento del cantautore è frainteso al punto che egli viene accusato da
più parti di volersi fare pubblicità; successivamente però, a fronte di
colloqui approfonditi, quasi tutte le componenti si lasciano convincere
della bontà dell’idea e si rendono disponibili alla realizzazione di un
breve concerto da tenersi all’interno di ciò che rimane del teatro. Anche i
giornali nazionali, dopo quelli provinciali e regionali, cominciano a dare
risalto e seguire la vicenda, attribuendo i giusti meriti al cantautore che
ha sollevato il problema.
Così si viene a conoscere che il 5 gennaio
successivo, a 2002 appena cominciato,
Claudio Baglioni si renderà protagonista di un’esibizione canora che porti
sensibilizzazione sulla questione inerente la ricostruzione del Petruzzelli.
Si dà anche notizia del fatto che egli per l’occasione, abbia appositamente
composto un pezzo inedito dal titolo Per incanto che verrà eseguito con lo
stesso coro del teatro.
Sarà anche assicurata, data l’eccezionalità dell’evento, la diretta
televisiva su Raiuno.
Dopo una serie di difficoltà da attribuire alle autorizzazioni e alle
liberatorie, difficili da ottenere per poter realizzare una manifestazione
semi pubblica in un luogo fatiscente, la data viene confermata.
Persino il TG1 delle 20 si interessa di produrre un’anticipazione del
concerto coinvolgendo il cantautore in un’intervista tenuta a pochi minuti
dall’evento che dispieghi valore e significato di quanto andrà svolgendosi a
Bari.
Alle 20:30 con la solita proverbiale puntualità, l’artista fa la sua
comparsa nel desolante scenario e si siede a quello stesso pianoforte che
era stato compagno fedele dei concerti appena conclusi; ad aspettarlo trova
un perfettamente dispiegato e ricomposto coro del teatro Petruzzelli e una
altrettanto elegante e professionale Orchestra Sinfonica della provincia di
Bari. Se non fosse per una platea di sparuti invitati e per le colonne di
alito fumoso, evidenti testimonianze di una temperatura gelida, si potrebbe
pensare di stare assistendo a una “prima” lirica. L’emozione è già comunque
al diapason e viene moltiplicata ai primi accordi che si levano dai tasti
del pianoforte. La musica di Per incanto, liberamente tratta dalla
Cantata 147 di Johann Sebastian Bach, è contaminata da elementi orientali
che segnano la fusione fra la cultura occidentale e quella orientale,
proprio nella città che a quelle due culture ha storicamente fatto da ponte.
Il testo è invece per certi versi sorprendente perché ricalca, nella
struttura narrativa, una certa semplicità che da molto tempo, nelle
composizioni di Baglioni, non aveva più trovato terreno fertile. A prima
vista, parole e note sembrano addirittura sconfinare, per alcuni tratti,
nella banalità. Tuttavia valutate approfonditamente nell’insieme, testo,
melodia e cornice scenica, sono un desolante appello romantico a ricercare
la semplicità del cuore, unico ricettacolo di salvazione per l’uomo, ormai
consumato dal suo moderno e controproducente istinto di autodistruzione;
esse suonano come un grido disperato che invita l’individuo a rinunciare al
particolarismo di “tassello” per brillare nella totalità del “mosaico”. Solo
nella solidarietà, sembra sottolineare Claudio, risiedono la salvezza e la
pace da ricercare e conseguire come unica pietra filosofale dell’esistenza.
Altrimenti la vita scorrerà via inerte e inutile e il tempo di un uomo sarà
semplicemente “un istante e poi via che non lascia mai niente di sé”.
L’appello come detto, è disperato, e presumibilmente irrealizzabile, vista
la concezione egoistica dominante; ma ci si augura che la situazione a un
certo punto e improvvisamente, magari grazie all’intercessione dolosa di
qualche “grande mago”, possa repentinamente mutare: come per magia appunto,
o magari addirittura “come per incanto e per amore”.
Il linguaggio semplice è dunque forse necessario per raggiungere tutti e
sensibilizzare ognuno; esso è forse anche il prologo di una revisione nel
modo di porsi, come annunciato dal cantautore stesso che, terminata la
trilogia “esistenzialista” composta dagli album Oltre, Io sono qui e
Viaggiatore sulla coda del tempo, egli intenderebbe ora perseguire.
L’esecuzione del Petruzzelli contempla anche la presenza del fido Paolo Gianolio, artefice, con il suo strano “basso”, della seconda parte musicale
di cui s’è già accennato: essa si integra alla Cantata di Bach e la
arricchisce di commistioni orientaleggianti.
Successivamente all’interpretazione dell’inedito si conclude la diretta
televisiva ma il concerto prosegue ancora brevemente per i pochi convenuti a
cui era stato concesso l’ambitissimo invito. Il nostro tuttavia avverte che
non eseguirà canzoni composte dopo il rogo che ha distrutto il Petruzzelli
nel rispetto del teatro stesso.
Al termine dell’esecuzione l’applauso vigoroso ed esplosivo dei presenti
sfuma idealmente con la commozione del più nutrito pubblico televisivo:
Baglioni è riuscito per l’ennesima volta a esaltare, a emozionare e
ammaliare chiunque fosse disposto a lasciarsi coinvolgere.
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