Di nuovo "in viaggio" per sapere
cosa c'è laggiù...
L'inizio del Duemila è decisamente drammatico poiché si apre con la morte del
signor Riccardo Baglioni, padre di Claudio e figura di grande spessore umano. Il
cantautore ne rimarrà ovviamente scosso ma riuscirà a perpetuarne la memoria
grazie alle sue canzoni più intense che dedicano al suo "albero padre con un
ramo solo" attestati di grande affetto ripresi con calore, del resto, da tutto
il suo pubblico.
Nel febbraio si apre la vertenza
della causa imperniata sull'attribuzione della paternità di Questo piccolo
grande amore. In effetti, qualche tempo prima, il cantante Ricky Gianco aveva
presentato istanza di rivendicazione di tale paternità in quanto sosteneva che
con quel brano fosse stata plagiata una delle sue composizioni. La diatriba
dovrà regolarsi davanti alla seconda sezione del tribunale civile di Roma e
avvalersi di due tecnici particolarmente insigni: Riccardo Malipiero per
Gianco
ed Ennio Morricone per Baglioni.
Dopo varie sedute e di lì a qualche mese, il giudice ribadirà la legittimità
originale di Questo piccolo grande amore e sancirà il termine di un'annosa e
fastidiosa causa.
Il 7 marzo Claudio sceglie
Ancona
come teatro delle prove del suo nuovo tour, che si intitolerà Il viaggio e che
attraverserà qualcosa come venti città italiane in altrettanti palasport; per
dodici di queste venti viene stilato un calendario di incontri con membri della
cultura, dello sport e dello spettacolo disposti a discutere appunto sul tema
del "viaggio" e dalle sue angolazioni più disparate. Questo, ancora una volta,
per creare la sintesi auspicabile tra musica e realtà, per stimolare il
dibattito e aprirsi al confronto.
La produzione decide, anche per lo "show", una collaborazione con il solito
sponsor telefonico, ormai partner ufficiale del cantante. Nell'ambito di questa
collaborazione verrà istituito un concorso attraverso il quale venti persone per
città potranno partecipare al cosiddetto "backstage" del concerto e
intrattenersi per svariati minuti con il loro disponibilissimo beniamino.
Nel corso delle prove quotidiane invece, sarà lasciato libero ingresso ai "clabber"
che sfrutteranno numerosissimi tale opportunità. È proprio nel corso di questi
brevi ma intensissimi mini-concerti che Claudio regala vere e proprie "chicche"
del suo meno conosciuto repertorio alternando la chitarra classica a quella
acustica e al pianoforte; molto informalmente e nel solito clima particolare dei
concerti per i suoi aficionados, egli propone canzoni anche mai eseguite prima,
da Ad Agordo è così a Quanta strada da fare da Atletico Van Goof a quella
Valentina che non compare su alcun supporto ufficiale e che riscuoterà grande
sorpresa e relativo compiacimento fra il pubblico pur preparatissimo.
Dopo una settimana, esattamente il 15, Firenze tiene a battesimo il tour che si
concluderà a Genova il 15 giugno, con un prolungamento in terra svizzera, a
Lugano, il successivo 23. Lo
spettacolo è ancora di matrice complessa, articolato sull'immagine
cinematografica e virtuale, nonché strutturato su atmosfere futuristiche. Il
filo conduttore del racconto che lega le parti dello spettacolo e ne illustra i
momenti è affidato a Claud, un ologramma di luci
laser, alter ego del cantante.
La regia è propria dello stesso Baglioni accompagnato da Pepi Morgia. Sono
ancora presenti nove "performer" della compagnia dei colori, affiancati da
alcuni animatori di un tour operator che sponsorizza il concerto; essi,
all'inizio dello spettacolo, si snodano in una sorta di danza propiziatoria
sulle note dei brani più famosi elencati in successione cronologica. La
coreografia è affidata ancora una volta a Luca Tommassini.
Le canzoni di una scaletta sufficientemente flessibile sono addirittura una
trentina: da sottolineare che gli arrangiamenti sono imperniati sulla sintesi
elettronica e lasciano poco spazio all'espressione melodica.
Come il disco, anche il concerto vorrebbe essere strutturato come un racconto,
una storia con un inizio, un nucleo narrativo e una fine: per questo la
successione dei pezzi segue un tema ben preciso in cui non conta tanto la
valenza storica dei brani, quanto la loro funzionalità nell'ambito della trama.
In questo senso si spiegano anche dolorose rinunce a pezzi classici da sempre
presenti nell'evocazione "live".
Il palco è come sempre centrale, a croce, e mostra eleganti sipari di tulle che,
una volta dispiegati, assolvono alla doppia funzione di stanze cinesi e
schermi di proiezione per le evoluzioni laser del virtuale Claud. Tutti i
posti sono ovviamente numerati ma non presentano barriere a protezione del
palco, a testimonianza di una filosofia fondata sul civile rispetto reciproco,
da tempo portata avanti dal cantautore nei confronti del suo pubblico. Questo
comporta, in alcuni casi, situazioni di tensione che però vengono il più delle
volte stemperati grazie all'intervento deciso dello stesso Baglioni o, in
situazioni estreme, di un servizio d'ordine comunque massiccio. Nel complesso
tuttavia, gli spettatori mostrano di meritare questa fiducia dimostrandosi, in
massima parte, pubblico educato e maturo.
La band registra l'ingresso del tastierista Luigi Boscariol che sostituisce
Walter Savelli, storico accompagnatore di Claudio. Tale assenza è imputabile a
impegni professionali del musicista ma lascia un certo dispiacere in tutto
l'ambiente dei sostenitori, per quel feeling esistente da tempo fra il pianista
fiorentino e i fan. Boscariol si rivelerà comunque degno sostituto. Per il resto
il gruppo dei musicisti è il solito, con Paolo Costa al basso e contrabbasso,
Danilo Rea al pianoforte, Paolo Gianolio alle chitarre e Gavin Harrison
alla
batteria e alle percussioni con Elio Rivagli.
Sul palco Claudio si concede per le consuete tre ore abbondanti in un alternarsi
di emozioni ed entusiasmi per ogni data. Il tour fa il pieno dovunque, e
l'organizzazione si vede costretta a raddoppiare, triplicare, e talvolta, come
nel caso di Milano, addirittura quadruplicare le date. L'affluenza è sempre al
colmo e pronta a restituirgli un calore tracimante. A Treviso, addirittura, a
causa di un'influenza incombente, il pubblico si sostituisce con gioia al
cantautore rimasto afono, tributandogli comunque il trionfo.
Alla fine di 47 serate quasi tutte consecutive, gli spettatori si contano nel
numero impressionante di 360.000.
Questa tournée offre dunque, una volta di più, l'idea di un Baglioni sempre più
popolare, acclamato e amato in ogni regione italiana, senza alcuna distinzione.
Anche nel 2000, come ogni anno,
Claudio conviene con i suoi "clabber" al romano Palaeur, il
10 giugno, per
dare luogo al raduno annuale.
Qui viene montato uno spettacolo che lascia ancora molto spazio all'immagine e
verte sul tema del viaggio-racconto dedicato alle varie tournée effettuate
negli anni. Per realizzare scenograficamente tale apparato narrativo, viene
allestito uno schermo sul quale sono fatte scorrere immagini di repertorio
antiche e recenti, intervallate dalle presentazioni e dalle esecuzioni dal vivo
del protagonista. Moltissimi sono anche gli ospiti che vengono chiamati sul
palco ad accompagnare Baglioni, fra cui rammentiamo un festeggiatissimo Walter
Savelli e un acclamato Giovanni Baglioni. Da ricordare inoltre che in questa
sede viene interpretata la versione "live" di una canzone eseguita molto
raramente: La piana dei cavalli bradi, che fa la felicità di molti supporter.
Il raduno prosegue dalle ore venti sino alla tarda nottata e dispensa le solite
emozioni e il solito fresco entusiasmo.
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