Il sabato del villaggio
Nei primi mesi del 1975, Baglioni allestisce un viaggio promozionale in alcune
delle più famose città della Germania fra cui Monaco, Amburgo e
Francoforte,
dove partecipa ad alcune trasmissioni televisive e dove presenta, in alcuni
spettacoli dal vivo, soprattutto il repertorio relativo all'ultimo album. Se
l'esperienza aggiunge poco al bagaglio professionale dell'artista, ne
arricchisce tuttavia il bagaglio culturale.
Al suo ritorno trova insediati,
quali dominatori musicali del momento, il gruppo dei New Trolls, che con il loro
ultimo lavoro Concerto grosso paiono riscuotere universali consensi. Anche
Claudio rimane piuttosto affascinato dalle "arie" delicate e avvolgenti dei loro
pezzi e decide di avvalersi, per il suo futuro e imminente long playing, del
loro stesso arrangiatore: il maestro Luis Enriquez Bacalov.
Smanioso di proporre operazioni mai uguali alle precedenti, il cantautore ha ora
in mente di realizzare una sintesi inedita fra le prime semplici produzioni (QPGA,
GCTRAB) e l'ultima, un po' più articolata e aperta, come già detto, a
innovazioni e virtuosismi di più ricercata complessità. Il prossimo disco dovrà
trovare una collocazione di mezzo, anche nei temi, fra le progressive
cronistorie dei primi due album citati e quelle invece, slegate e indipendenti,
espresse dai microsolchi di E tu... .
Così, se per ciò che riguarda le melodie si lavorerà verso un atteggiamento meno
ambizioso e poco improntato a quelle sperimentazioni elettroniche che avevano
contraddistinto la musicalità precedente, per ciò che concerne i testi si
cercherà di sviluppare non tanto un racconto concatenato, ma una tematica vera e
propria che contraddistinguerà ogni canzone compresa nell'ellepì; pertanto i
brani non risulteranno dipendenti fra loro ma piuttosto subordinati a una
traccia preventivamente stabilita.
Da questo presupposto d'intenti vedrà la luce, nel luglio del 1975, il nuovo,
inedito album
Sabato pomeriggio.
La copertina, definita con la
tecnica dell'acquerello, concede un primo piano assoluto a un enorme sole che
tramonta, capace di regalare alla città sottostante e già tratteggiata dal buio
del crepuscolo un cielo gonfio di sfumature colorate. Essa è, di fatto,
l'anticipatrice preordinata del tema ivi trattato: quello dell'attesa pregna di
aspettative che caratterizza la giornata anticipatrice della domenica.
Proprio in base all'apporto del
nuovo arrangiatore, il lavoro che ne deriva appare sì di respiro meno
internazionale e sperimentale del precedente, ma più curato nella sinfonia e
improntato al ritorno della "classicità baglioniana". Tale "classicità" è
sottolineata sia dal ritorno di situazioni e sensazioni sentimentali tipiche dei
primi due album di grande successo, sia da un linguaggio distribuito in maniera
semplice e colloquiale. La variante importante però, in questo senso, è qui
rappresentata dal fatto che, per la prima volta, i protagonisti di quasi tutti i
brani sono descritti in terza o in seconda persona.
Come più volte rimarcato, i brani del disco appaiono legati da una precisa
identità tematica che è quella presa in prestito, per tanta parte, dalla poetica
leopardiana teorizzante la prospettiva illusoria del Sabato del villaggio:
anche qui infatti, i protagonisti delle varie vicende si crogiolano nell'attesa
di veder finalmente trasposte nei fatti tutte le speranze accumulate nella
settimana appena trascorsa. Tuttavia, dopo le aspettative del sabato, anche quel
tanto atteso "dì di festa" sfumerà verso il tramonto spazzando via ogni
speranza, ogni residuo d'illusione, ogni pretesa di miglioramento.
Sabato pomeriggio è un disco di disperata attesa di un nulla che pure vale la
pena di aspettare: forse è proprio attraverso le speranze lungamente coltivate,
anche se concretamente irrealizzabili, che l'esistenza umana trova infine un
qualche tipo d'effimero conforto.
Così le nuove storie d'un Baglioni insolitamente spettatore (pure se
emotivamente partecipe) enumerano, uno dopo l'altro, uomini destinati alla
sconfitta e forse peggio, all'oblio: dall'anziana signora di Carillon, che
s'aggrappa disperatamente ai ricordi, ammantandoli di colori ancora più vivaci
di quanto la vita abbia in effetti riservato (anche questo tema fu
particolarmente caro al Leopardi), alla ragazza del "primo appuntamento sotto la
Lampada Osram in attesa di un presunto fidanzato che non si presenterà mai; da
un faccendiere frustrato che non ha ancora compreso la sua propria natura e si
sta facendo sfuggire di mano la vita (Alzati Giuseppe), al disincantato
personaggio di Poster, tradito da un'epoca e da un ambiente nel quale non
gli è più possibile ritrovarsi; dal musicista sofferente perché incapace
d'offrire null'altro che musica (Doremifasol), al pur speranzoso prototipo di
capofamiglia radiografato in 21X, comunque pago della sua quotidiana
normalità.
Anche ne Il lago di Misurina, canzone liberamente tratta da una
leggenda popolare delle Dolomiti e in cui riecheggiano, inconfondibili, le voci d'un coro
alpino, appare ineluttabilmente scritta, già dall'inizio, la sorte tragica cui
vanno incontro gl'immaginari protagonisti.
Sconfitta d'amore bruciante è invece quella vissuta dall'"io narrante" (unico
insieme a quello di Doremifasol) della struggente canzone che dà il titolo a
tutto il lavoro: testo dalle connotazioni baglioniane tipiche di questi primi
anni, Sabato pomeriggio ricalca il classico tema della lamentazione seguita a
un addio doloroso e unilaterale e rimanda, nella caratterizzazione del
"passerotto", ad alcuni riferimenti della poesia lirica di catulliana memoria.
Nell'attesa di un papa migliore si articola invece l'originale Sisto V,
composta in dialetto romanesco e ambientata nella Roma secentesca e "papalina".
Per dichiarazione dello stesso Claudio, questo brano è una sorta di omaggio a un
periodo della sua prima giovinezza in cui, membro della compagnia I Rugantini,
accompagnava musicalmente le esibizioni cabarettistiche dei "colleghi" attori.
Proprio perché descrivono scene di
vita quotidiana, i personaggi dell'album mal si adatterebbero a sviluppare
quelle analisi di tipo socio-politico comuni a molte canzoni dei colleghi
cantautori. Baglioni, all'uscita di questo lavoro, subirà critiche abbastanza
marcate in questo senso. Tuttavia egli si pone quale fine osservatore della
realtà del quotidiano e muove i suoi personaggi ammantandoli di un verismo
autentico, adagiandoli in una realtà nella quale analisi di tipo esistenziale e
politico sarebbero obiettivamente fuori luogo; anche se, parzialmente e in
alcuni casi, essi sembrano in effetti disadattati e alieni alla realtà
criticabile e negletta che stanno vivendo: basti pensare, ad esempio, all'uomo
del metrò di Poster. Ma ciò che viene lì evidenziato pare essere più un male
di vivere intimista che protestatario, e non lascia spazio a manifestazioni di
rivendicazione.
Con un anticipo di un mese sulla
pubblicazione del 33 giri, nel giugno del 1975 la RCA distribuisce il 45 giri
Sabato pomeriggio / Poster.
E ancora una volta, come nelle
precedenti uscite, la risposta del pubblico per vendite e riscontro è
semplicemente straordinaria: anche quest'album sfiora l'evento discografico e,
per dettagliarne numericamente il successo, basterà ricordare la sua permanenza,
per ben quattordici settimane consecutive, in vetta alla hit parade dei 33 giri!
Come in occasione di E tu...,
anche dopo l'edizione "nostrana" dell'ultimo long playing, la casa
discografica decide di promuovere nuovamente l'immagine di Claudio sul mercato
spagnolo e sudamericano. Ne derivano due prodotti, un 45 e un 33 giri. Entrambi
intitolati Sábado por la tarde,
l'uno riporta, come nel supporto italiano, la canzone Poster,
mentre l'altro è
una sorta di antologia di alcuni dei titoli più celebri della produzione
baglioniana di questo periodo.
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