Cantante professionista
La volontà di arrivare dell'aspirante musicista non si
ferma, però, neppure dinanzi al secondo rifiuto. All'inizio del
1969 si
ripropone alla RCA, risoluto a farsi riascoltare dai vertici dirigenziali: sulle
prime è costretto a un'anticamera lunghissima: è infatti obbligato a trascorrere
varie giornate in attesa di una chiamata, al bar della casa discografica.
Quest'ozio forzato gli consente però, da una parte, di venire a contatto con i
"big" della canzone di quegli anni, arrivando persino a conoscerne alcuni: lui
stesso ama ricordare l'intuizione di Dalla che, da artista già affermato, prova
grande ammirazione per le capacità vocali e per le composizioni del giovane e
introverso ragazzo, vestito di scuro e abitudinario fisso e tristissimo di
quelle stanze. Ad ogni modo la sua lunga costanza finisce con l'essere premiata:
l'azienda si risolve a fargli sottoscrivere, il 26 ottobre, un vero contratto
professionale di cinque anni. Da sottolineare che sarà il padre a dovergli fare
da tutore, a causa della sua ancora minorità.
Claudio deve ora sottoporsi a quanto è connesso con il mondo artistico, non
escluse le modifiche al "look" e le imposizioni contrattuali. Gli viene
assegnato un "press agent", una sorta di addetto all'immagine, affinché venga
curato sotto questo aspetto: gli tocca Donatella Raffai, volto più tardi reso
celeberrimo dalla trasmissione di discreto successo Chi l'ha visto.
Così, levati gli occhiali scuri, trasformato nell'abbigliamento e tinto di
biondo, pare essere un'altra persona; tuttavia ha ottenuto quanto sempre
desiderato e ora possiede, finalmente, spazio, tempo e possibilità per dedicarsi
anima e corpo alla realizzazione del suo sogno di sempre.
Vengono dunque realizzate una serie di composizioni di
vario genere, fra cui spiccano la versione ormai definitiva di Notte di Natale
e un altro brano destinato a un successo postumo: Signora Lia. Tuttavia la
casa discografica non appare molto favorevole, almeno all'inizio, a incentivare
la sua abilità di autore: preferisce piuttosto assecondare la sua inusitata
capacità vocale di cantante. Si spiegano in questo senso le prime commissioni al
giovane neodipendente e i suoi passi iniziali nel mondo musicale: traduzioni in
italiano da testi in inglese e francese (da una traduzione di Brassens nasce, ad
esempio, la canzone Marinetta),
prove su brani di autori vari e destinati al mercato con interpreti diversi, e
altre realizzazioni fra cui la scrittura di una colonna sonora per un
documentario sulla droga, peraltro accantonata dalla RAI.
Esistono, di questi lavori, numerose incisioni che circolano nel mondo del
collezionismo e che sono anche state sfruttate commercialmente dalla RCA in
tempi successivi per approfittare dei vari momenti di popolarità del cantautore.
Emblematico il recente caso della "raccolta" titolata Diario Baglioni e
contenente una ridda di interpretazioni "primitive", presumibilmente destinate
al mercato estero.
Fra tutti questi lavori è d'uopo soffermarsi sulla
realizzazione del primo 45 giri di Claudio Baglioni: Una favola blu - Signora Lia.
Se la seconda traccia è di produzione tipicamente baglioniana, la prima riporta
invece autori diversi, rispondenti ai nomi di Morina-D'Ercole-Melfa. È proprio
con quest'ultimo brano che viene inviato a Un disco per l'estate,
con cui non accede, tuttavia, alla semifinale. Con il primo invece, pur non
riscontrando il gradimento dei giudici, riceve un riconoscimento dalla critica
presente a un'altra rassegna: il Festivalbar dei giovani.
A proposito di questa canzone, è da ricordare un divertente aneddoto, spesso
ricordato dallo stesso Baglioni: nelle intenzioni dell’autore, infatti, il
titolo del pezzo avrebbe dovuto essere Signora Lai. Tuttavia, il giorno
dell’audizione alla RCA, Claudio si vide assegnare un fonico sul cui camice
bianco spiccava un cartellino con il nome Lai. Non volendo alienarsi le
simpatie del tecnico, il cantautore mutò repentinamente il nome del brano
cambiandolo nel definitivo Signora Lia.
Il 45 giri in questione era stato prodotto da un pianista diplomato conosciuto
nel maggio del '70: quell'Antonio Coggio che tanta parte avrebbe avuto in tutta
la produzione degli anni immediatamente seguenti.
Certamente il disco non realizza un successo apprezzabile, tuttavia riesce a
"muoversi" nella giungla della musica leggera, cosa che sprona l'autore e i suoi
collaboratori a procedere verso la promozione di un nuovo 45, edito l'8
settembre 1970, che reca sui due lati
Notte di Natale
- Isolina,
quest'ultima appena composta. Quasi contemporaneamente, per l'esattezza 10
giorni dopo, viene inciso, forse un po' frettolosamente, il primo 33 giri,
compilato grazie a tutta la produzione passata e recente, del novello
cantautore.
Intitolato semplicemente
Claudio Baglioni,
il disco denota una composizione alquanto bizzarra, poiché assembla canzoni di
nessuna pretesa e spiritose quali Mia cara Esmeralda o Quando tu mi baci ad
altre piuttosto tristi e intimiste quali Notte di Natale o la drammatica
Lacrime di marzo; vi sono poi addirittura rivendicazioni classicheggianti
sottolineate dai passaggi della già ricordata Interludio o da quelli de
Il
sole e la luna. Vi sono esperimenti di vario tipo anche nelle sonorità: da
quelle carpite alla "scuola francese" dei suoi primi ascolti musicali (Brassens,
Brel), a quelle che accennano alla "soul music": insomma un "collage" che, sia
nei testi sia nella parte musicale, pare essere tutt'altro che omogeneo nello
stile, e rivela abbastanza palesemente la diversa collocazione temporale dei
pezzi. Il risultato è quello di un ellepì che non ha una vera e propria identità
omogenea ma che anzi appare piuttosto confuso negli intenti, rivelandosi
comunque, a lungo andare, una "palestra" d'esercizio utilissima grazie anche e
soprattutto alla molteplicità delle varie sfere musicali trattate.
È utile sottolineare che gli arrangiamenti di questo primo 33 giri sono curati
da Ruggero Cini.
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