Un trovatore perso, un cantastorie muto
Nonostante i media, come già riferito, alimentino continuamente le speranze dei
fan circa la prossima uscita del nuovo album, per lunghissimo tempo non si
riscontra alcuna notizia ufficiale che riguardi l'attività artistica di Claudio
Baglioni: egli si concede soltanto per una improvvisa parentesi al palasport di
Bologna dove, insieme alla London Symphony Orchestra, lo troviamo protagonista
di una breve e fugace apparizione.
Sono invece più d'una le fonti che
danno aggiornamenti periodici circa la sua vita privata: a detta di alcuni
articoli pubblicati nell'anno 1987 da svariate riviste scandalistiche, il
matrimonio con Paola Massari sarebbe in crisi e sull'orlo di una rottura. Nulla
di ufficiale, comunque, emerge dal sempre giustamente riservatissimo clan
baglioniano.
Frattanto la RCA, nei primi mesi
del 1988, pubblica la ristampa del nastro e del vinile del primissimo ellepì:
quel Claudio Baglioni inviato al macero dopo poco tempo dalla sua
realizzazione e di cui s'è diffusamente parlato in precedenza. Tale album viene
realizzato anche in
compact disc.
È invece in
maggio che iniziano a
trapelare alcune notizie ufficiose circa la preparazione fattiva del futuro
lavoro: sembra che l'artista stia registrando negli studi Real World di
Peter
Gabriel, a Londra; nell'estate seguente, un numero di Topolino dedica alcune
pagine al cantautore, svelando il presunto titolo dell'ellepì che, si dice,
dovrebbe chiamarsi A presto.
L'attesa inizia a essere febbrile ma non è corroborata da alcun seguito
concreto.
Solo in settembre
Baglioni ricompare improvvisamente in pubblico, ma non lo fa per annunciare
l'uscita di alcun disco, piuttosto per confermare la sua partecipazione a un
concerto: lo Human
Rights Now Tour. Evento, questo, di chiara matrice umanitaria e ispirato
dall'impegno di Peter Gabriel e Sting nonché realizzato in collaborazione con
Amnesty International per celebrare il quarantennale della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell'Uomo. Si tratta di una serie di concerti da
effettuarsi in giro per il mondo atti a sensibilizzare sul problema della
violenza. Per la tappa italiana, da tenersi a Torino l'otto settembre, l'Italia
viene rappresentata proprio da Baglioni. È probabile che la scelta ricada sul
cantautore romano, oltre che per il suo seguito e la sua indubbia
professionalità, anche per la sua recente amicizia con Peter Gabriel.
Tuttavia, quello che conviene allo stadio comunale non è certamente solo il
pubblico di Claudio e nella mezzora che egli ha a disposizione per la sua
esibizione personale ha senz'altro modo di accorgersene: da una frangia
piuttosto isolata ma decisamente rumorosa salgono urla di scherno e
contestazione verso il cantautore, presto addirittura seguite anche da un becero
lancio di oggetti.
Ad ogni modo la sua performance viene portata a termine e seppur in un clima
parzialmente ostile, egli cerca, pungolato nell'orgoglio, di rendere ancora
migliore il suo spettacolo.
Di questa serata resterà l'incisione di 5 CD compresi in un cofanetto, dal
titolo Amnesty International Human Rights Now, nel quale sono comprese anche
tre canzoni cantate dal nostro; ma soprattutto resterà, in Baglioni, un ricordo
indelebile di una contestazione massiccia fino ad allora mai conosciuta: questo
fatto sarà determinante per l'acuirsi di una crisi anche professionale che va ad
aggiungersi innegabilmente a un'altra, sentimentale e umana, ormai in atto; il
cantautore vive un momento delicatissimo che lo segna in maniera profonda e che
sarà compiutamente espresso in quello straordinario "zibaldone di canzoni" che è
innegabilmente, secondo noi, il suo maggior capolavoro discografico.
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