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del 28/11/99

TV Sorrisi & Canzoni
Baglioni: il nuovo disco è una favola intimista
C'era una volta un Viaggiatore
Claudio ha un segreto per sconfiggere il tempo: "Batterlo a suon di musica". In queste pagine ci racconta in prima persona il percorso, il viaggio che l'ha portato sin qui. Partendo da un palloncino che, tanto temo fa, è sfuggito al suo polso di bambino…

di Claudio Baglioni


"Viaggiatore sulla coda del tempo" è il capitolo finale di una trilogia che lega i miei ultimi album. Se "Oltre" rappresentava il ritorno alle origini, un disco con lo sguardo rivolto al passato; se "Io sono qui" metteva in musica la commedia del presente; questo ultimo album guarda avanti, cercando di capire chi siamo davvero e cosa di noi porteremo in quel grande punto interrogativo che chiamiamo futuro.
È un viaggio - lungo dodici canzoni - attraverso il tempo, alla ricerca di sé. Non ho ancora capito se sia realtà, sogno o un semplice filo rosso che lega certi pensieri, ma, in fondo, non è così importante. Per una volta, l'obiettivo non è arrivare, ma qualcosa di più semplice e intenso: viaggiare, per scoprire e conoscere tutto ciò che si può scoprire e conoscere. In questo senso, il "Viaggiatore" è il protagonista di una favola dove, come in tutte le favole, quello che conta non è raggiungere una meta ma cogliere il senso del percorso compiuto.
Sulla carta il progetto ha cominciato a prendere una forma più o meno due anni fa, ma, nella mia vita, tutto è iniziato molto tempo prima. Ero bambino. Avrò avuto quattro o cinque anni. Tornavo da una festa. Al polso: un palloncino. Un normale palloncino di quelli che si gonfiano a elio e fanno la gioia dei bambini (almeno dei bambini di allora). Evidentemente, però, il nodo era fatto male e, a un certo punto, il palloncino è volato via. È stata questa immagine - riaffiorata in uno di quei sogni che non si dimenticano -, insieme al ricordo di quel distacco e di quel primo dolore, la scintilla che ha messo in moto questo progetto. La storia del "Viaggiatore" comincia proprio durante l'ennesima, interminabile, notte di vigilia. Lui - uno come tanti, non un eroe - è, ancora una volta, solo nel suo "hangar" (un luogo simbolico: potrebbe essere il garage, la nostra stanza o anche il cassetto nel quale conserviamo le cose cui teniamo di più) a lucidare il proprio sogno, il proprio desiderio di partire. Ma non parte. Non parte mai. E non partirebbe nemmeno quella notte se non fosse per un palloncino che, passando fuori dalla finestra, lo riporta a una stagione che credeva ormai dimenticata e per la quale scopre, invece, di provare una incontenibile nostalgia. È il desiderio di ritrovare quel se stesso, la forza e l'energia di quella stagione, ma anche il richiamo delle molte domande ancora aperte alle quali sente il bisogno di provare a dare una risposta. Ecco, allora, che si decide a partire, per indagare il proprio rapporto con il tempo (creatura misteriosa, della quale riusciamo al massimo a scorgere la coda); il bisogno ma anche l'incapacità di comunicare, che caratterizzano questa stagione in cui i mille strumenti della comunicazione (penso ai satelliti, a Internet, ai telefonini e alle altre forme di virtualità) rischiano di allontanarci più che di avvicinarci; il valore, ma anche il peso a volte asfissiante delle cose (siamo convinti di possederle, ma, spesso, sono loro che possiedono noi). Sono questi i temi che lo accompagnano e che attraversano tutti i brani: dalle emozioni disordinate della vigilia ("Hangar") alle speranze della partenza ("Un mondo a forma di te"); dal capire che il viaggio è soprattutto ricerca interiore ("Si io sarò") al rapporto di odio­amore con certi ricordi che noi ci abbandonano mai ("Hangar"); dalla fascinazione del primo impatto con l'infinito ("Mal d'universo") al bisogno di capire ("Chi c'è in ascolto" e "Quanto tempo ho"); dal dialogo a distanza con una donna che non riuscirà mai più a ritrovare ("Stai su", "A domani") all'esame di coscienza di "Opere e omissioni"; dalla consapevolezza che la fine del millennio è un falso mito e che la prossima non sarà una nuova età, ma solo un'altra età ("Cuore di aliante") fino all'autobiografico bilancio finale di "A Clà".
Ecco perché "Viaggiatore sulla coda del tempo" non è la storia di un viaggio, ma la storia del viaggiatore che è in ciascuno di noi. Dodici canzoni per una favola senza risposte. Anzi, dalle domande iniziali sono nate nuove domande che ci fanno capire che il cammino non si può fermare qui e che il destino del viaggiatore è quello di continuare a viaggiare. L'augurio che il protagonista della nostra storia formula a bassa voce è quello di avere occhi capaci di accorgersi quando, fuori della nostra finestra, un palloncino sale a cercare il tetto della notte e un cuore che sappia ancora vibrare per il desiderio di inseguire il sogno che quell'immagine porta con sé, senza lasciarsi anestetizzare dall'ovvietà bugiarda del presente. E chissà che non si riesca davvero a mettere le briglie a questo tempo che - anche se, senza di noi, non esisterebbe nemmeno ­ ha ancora il potere di spaventarci. In fondo c'è un modo per sconfiggere il tempo: batterlo a tempo di musica.

Articolo segnalato da Enrico.