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del 14/08/00

Il Messaggero
Baglioni vulcanico conquista Pompei
Nell'Anfiteatro romano ieri il via al nuovo tour

di PAOLO ZACCAGNINI

POMPEI - Raccontava Claudio Baglioni, prima del concerto tenuto ieri sera nell' Anfiteatro Romano, che «questo tour acustico è un progetto di 4 anni fa, l'ho ripreso un mese e mezzo fa per liberarmi dall'eccessiva elettronica, ormai un diktat per noi musicisti, riappropriarmi della musica senza preregistrazioni nè compionature, suonando» e che no, non se la era presa tanto per le polemiche, «mi dà fastidio quando vedo il mio nome accanto alla parola "caso", faccio solo il mio lavoro.
C'è gente che pensa ancora che il pubblico dei concerti sia composto da barricaderi, Tupamaros...Se solo fosse successo quello che è accaduto in questi anni nel calcio chissà dove saremmo finiti».
Questa pacatezza, senso di responsabilità, coraggio - non è da tutti mettere da parte quasi tutta la tecnologia che invade oggi la musica come fa lui, che è anche produttore - e mestiere alla fine hanno pagato. Con questa formula, quella degli esordi "capelloni", Baglioni ha rimesso la Musica al centro della scena, reimpossessandosi delle sue canzoni - ma i classici, soprattutto quelli del finale, non possono, non meritano di essere schiacciati così - e, come i 1200 fortunati spettatori allo show e i musicisti, e si è divertito tantissimo.
Lieve ritardo iniziale per qualche goccia di pioggia poi la scena nuda e mozzafiato, vecchia di 2080 anni, viene rischiarata da 50 fiammelle tremolanti e lievi luci elettriche negli archi, su, in alto. In scena tre macchine teatrali, in legno, perfette copie di quelle usate da Shakespeare per ricreare i suoni di tuono, pioggia e vento, poi loro, i protagonisti di questo viaggio emozionante fatto di parole, note, umori, sensazioni, ricordi lancinanti: Claudio Baglioni, sognatore e affabulatore, Danilo Rea, pianoforte e piano elettrico, Gavin Harrison e Elio Rivagli, batteria e percussioni, Giovanni Boscariol, organo Hammond e tastiere, Paolo Costa, basso, e Paolo Gianolio, chitarre acustiche e semiacustiche. Affiatati.
Preparati. Impeccabili. Gran bello spettacolo questo Sogno di una notte di note, omaggio allo Shakespeare di Sogno di una notte di mezz'estate - Claudio ne legge un breve passo all'inizio del concerto - e al Baglioni di Notte di note, successo che non proponeva più e col quale oggi apre il concerto odierno. Corposo, intimista, robusto, dolce, lungo quasi tre ore, leggero, profondo, divertente, sofferto, allegro, amaro, maturo, godibile. Riuscito. Io dal mare, (Naso di falco), la vecchissima, sempre bellissima, Poster - tutti cantano commossi "e andaaaareeee lontanoooo" - Ragazze dell'Est, La piana dei cavalli bradi, Io, lui e la cana femmina, con cui ricorda i suoi compagni a quattro zampe, Stai su, ben ritmata, scaldano i presenti dopodichè partono, riunite in un perfetto medley con la chitarra acustica, Con tutto l'amore che posso, Ragazza di campagna, Chissà se mi pensi, Doremifasol, Lampada Osram, Puoi e Un pò di più. Quindi la splendida, vagamente partenopea, Reginella, Un mondo a forma di te e Noi no, la protesta.
Tamburi lontani porta a Fotografie, ottima con le sue atmosfere jazzate, skat e doo-wop, Ottanta volte, l'altalenante Bolero, la drammatica Fammi andar via, Domani mai, A domani fino a Avrai, scritta quando nacque il figlio 18enne Giovanni, dove evidenzia tutte, tante, le sue capacità vocali. Il concerto è all'insegna del sogno quindi al piano offre, troppo velocemente, classici che ti inchiodano ai ricordi, fanno piangere, batter forte il cuore pensando alla lei lontana. Questo piccolo grande amore. Amore bello. E tu. Sabato pomeriggio. Solo. E tu come stai. Strada facendo.
La vita è adesso. Magnifiche. Il pubblico, caldo e entusiasta sempre, gli canta 'O surdato 'nnammurato - "ohi vita ohi vita mia si' stato 'o primmo amore, 'o primmo e l'urtimo sarrai pe' me" - così Claudio torna con Cuore di aliante, Mille giorni di te e di me, Io sono qui, Via e Titoli di coda. Con serietà e semplicità Baglioni ha fatto centro e mai come ieri sera, nella maestosa cornice dell'anfiteatro di Pompei, è stato, davvero, il «divo Claudio».


Articolo segnalato da Ernesto.