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del 06/04/00

Gazzettino di Treviso
A un Baglioni influenzato e afono si sostituisce a Treviso il coro del suo pubblico
«Claudio resta qui, cantiamo noi per te»


di A. An.

Treviso «Cari amici, sono imbarazzato, in 31 anni non mi era mai successo. Ma sapete, a volte uno aspetta tanto un appuntamento, si prepara, cura ogni minimo particolare, perché tutto sia perfetto. Ma succede che durante il viaggio stia male, e a volte succede anche ai cantanti». Martedì, Palaverde, secondo concerto da tutto esaurito di Claudio Baglioni a Treviso, oltre 5.000 persone, tifo da stadio, umidità 89\%, aria quasi irrespirabile.
Febbricitante, solo con la sua chitarra in mezzo al palco, Claudio tenta di spiegare con voce roca al "suo" pubblico che forse non può più andare avanti: sono le 22.34, ha cantato a fatica per un'ora e mezza tirando fuori da quei polmoni costipati tutto ciò che poteva. La gente applaude, gli manda baci, gli urla: «Stai qui lo stesso, cantiamo noi!». L'uomo in nero sorride, allarga le braccia, e attacca "E tu come stai", la canta soprattutto il pubblico, ragazzine si sbracciano, migliaia di voci si sostituiscono alla sua sempre più flebile. Con coraggio, si riavvicina la microfono: «Sentite, facciamo così, adesso ci prendiamo tutti due minuti di libertà e vediamo che succede».

Il ritorno in scena di Claudio Baglioni alle 22.49 è suspense, poi tripudio e voce di carta vetrata, la scaletta è rivista al volo, via i pezzi nuovi più difficili (proprio quelli che qualcuno insinuava fossero in playback) e via con "E adesso la pubblicità". Si scusa ancora: «Personalmente sono disposto ad andare avanti fino ad esaurimento del sottoscritto, se mi accettate anche così, ma vi avverto che mi dovrete dare una grossa mano». E fa il concerto che non avrebbe mai voluto fare, quello delle vecchie, indimenticabili, canzoni: "Fammi andar via", "Mille giorni di te e di me", "Questo piccolo grande amore", il pubblico canta, lui dirige mandando baci.
Attacca "La vita è adesso", si asciuga il sudore e poi: «Grazie, grazie davvero: questa è una serata che non dimenticherò, che credo neanche voi dimenticherete facilmente. Credo che vi rendiate conto che per me ogni parola è una sofferenza, una specie di condanna a morte, ma non mi fermo perché credo che qui a Treviso abbiamo fatto qualcosa che un pubblico normale di solito non fa. E per questo vorrei farvi un applauso». E poi tutti in piedi, a cantare, ballare, urlare, applaudire: è l'atto finale, s'intona in coro "Io sono qui".
Un cantante può anche essere senza voce, se è il pubblico a dargli l'energia, ma deve essere Claudio Baglioni, cioè un grande, grande amore.

Ora starà ai medici rimetterlo in piedi prima del concerto di sabato, a Bologna.


Articolo segnalato da Ernesto.