torna al menu |
|
Rassegna stampa - giovedì 7 settembre 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Repubblica - 07/09/2000
www.repubblica.it
E Claudio canta Shakespeare
Due notti di concerti al Foro Italico e a Ostia Antica
Lo spettacolo inizia con la lettura di un brano del drammaturgo
di PIETRO D'OTTAVIO
Il titolo del tour, «Sogno di una notte di note» è un ponte tra Baglioni e Shakespeare, ovvero tra «Notte di note», canzonecult del cantautore, e «Sogno di una notte di mezza estate», uno dei capolavori dello scrittore inglese.
Capolavoro che viene citato all'inizio del concerto, che a Roma farà due tappe: lunedì 11 allo stadio della Pallacorda, il giorno dopo all'anfiteatro romano di Ostia antica. Due palcoscenici d'eccezione che raramente accolgono kermesse pop, e anzi, nel caso del complesso del Foro Italico, si aprono per la primissima volta a un evento musicale. Lo spettacolo, infatti inizia con l'ingresso in scena di una ragazza ( Emanuela Scatena del Clab n.d.r.), che come Puck sparge la polverina magica dei sogni: in quel momento la voce fuori campo di Claudio Baglioni inizia a leggere un frammento del prologo di «Sogno di una notte di mezza estate». L'artista romano, doppiato in inglese dal batterista Gavin Harrison, inizia così: «Perfino quando la scelta è concorde, la guerra, la morte, la malattia assediano l'amore, lo rendono momentaneo come un suono, furtivo come un'ombra, fuggevole come un sogno». E via con la prima canzone, inevitabilmente «Notte di note», a sottolineare il filo conduttore del concerto. In fondo è vero: il concetto dello scrittore di Stratford-on-Avon che Baglioni cita, riecheggia spesso nella poetica del cantautore capitolino. Ecco, quindi, una carrellata di canzoni ripescate nell'enorme forziere del divo Claudio e affiancate a qualche brano più nuovo e agli immancabili hit che hanno consacrato la lunga vita artistica di Baglioni. Tutti, con poche eccezioni, ruotano intorno ad amori fragili, a storie che per un attimo fulminano e poi si dissolvono, al rialzarsi in piedi dopo una separazione. E sarà una carrellata che per l'occasione proporrà queste canzoni ridotte allo scheletro armonico e melodico, con arrangiamenti ridotti all'osso, elettronica bandita e amplificazione quanto basta.
Un concerto acustico, quindi, che regala un nuovo respiro a quei pezzi dotati di fascino e luce propria al di là della maestria nella confezione (che nel caso del repertorio di Baglioni non sono pochi). Ecco la voce di Claudio spogliata di effetti, «nuda», come ha spiegato lo stesso artista all'inizio del tour. Ed ecco i suoni scarni, diretti, semplici ed essenziali del pianoforte, suonato dallo stesso Baglioni e da Danilo Rea (che suona anche quello elettrico), dell'organo Hammond di Giovanni Boscariol, del basso e del contrabbasso di Paolo Costa, delle chitarre acustiche e semiacustiche di Paolo Gianolio, delle due batterie di Gavin Harrrison e Elio Rivagli (anche alle percussioni). E scarna è anche la scenografia dell'intero spettacolo, con gli effetti speciali ridotti al minimo, anzi confinati nel solo avvio di concerto e affidati a tre buffe quanto affascinanti macchine crearumori costruite su progetti che risalgono a fine Ottocento. La scelta delle canzoni, probabilmente sofferta, è caduta, ad esempio su una «Avrai» completamente riarrangiata, su brandelli di passato come «Lampada a Osram», «Chissà se mi pensi» o «Con tutto l'amore che posso».
E ancora, dal presente più prossimo, «Stai su», poi «Ragazze dell'Est», «Poster», «Io dal mare», «Domani mai», «Tamburi lontani», «Quante volte». Per concludere, infine, con un lungo «medley» che mette insieme quasi tutti i classicissimi: «Questo piccolo grande amore», «Amore bello», «E tu», « E tu come stai», «Strada facendo», «La vita è adesso».
segnalato da Ernesto