torna al menu |
|
Rassegna stampa - luned́ 14 agosto 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Repubblica - 14/08/2000
www.repubblica.it
Baglioni, pianoforte e voce
A Pompei festa di musica con i suoi successi Con oltre due ore di concerto ha inaugurato il tour nei siti archeologici
di Laura Putti
POMPEI Notte di note, notte di luna e notte di coraggio per Claudio Baglioni, stremato dopo due ore e mezza di concerto.
Gli scavi di Pompei hanno accolto ieri sera la prima delle ventisei date scelte dal cantante per "Sogno di una notte di note", un tour nei siti archeologici e nei teatri d'arte. Oltre a saper resistere al balletto politico scatenatosi attorno alla concessione di Pompei (risolto con un'agibilità di 1200 persone, biglietti da 44 a 99 mila lire), il suo coraggio è stato quello di concedere al pubblico, come lui stesso dice, la "voce nuda". Un pubblico, trent'anni la media, che ha saputo rispettare sin dall'inizio l'esperimento acustico di Baglioni che ne ha apprezzato le luci soffuse, l'anello di fiaccole dell'anfiteatro, e le canzoni completamente spogliate da tutti i fragori del passato.
Baglioni torna a cantare davvero e i suoi musicisti, semplicemente, suonano; sembra un privilegio, di questi tempi, il pianoforte di Danilo Rea, le note chiare, distinguibili, finalmente libere da gabbie elettroniche, dai tempi ogni sera uguali che impone un clic; il pianoforte che dialoga con la voce di Baglioni in Fammi andar via. Non c'era finzione ieri notte in questo anfiteatro ancora carico dell'energia del passato, della potenza evocativa della Storia.
"Quando mi chiedono quali sono i miei sogni" diceva Baglioni ieri pomeriggio, "rispondo che il più grande lo sto vivendo già da molto tempo". Questa volta il sogno lo ha condotto a ritroso nel tempo, lo ha immerso in un "Trattato di scenotecnica" scritto da Bruno Mello più di un secolo fa, grazie al quale Baglioni ha fatto ricostruire le tre lignee macchine teatrali che troneggiano sul palco.
Sono l'unico effetto spettacolare di un concerto da camera anche per regia e illuminazione (entrambe di Pepi Morgia, già fedelissimo di De André): una riproduce il suono della pioggia, è una croce ruotante con le quattro braccia piene di fagioli secchi (ma prima dell'inizio a scrosciare era la pioggia vera, battente ma per fortuna di breve durata); l'altra è la macchina del tuono la cui lamiera imita il rimbombo; ed esce il vento da quel rullo avvolto in una tela.
Le macchine suonano assieme quando entra una ragazza che, come Puck, sparge la polverina magica dei sogni e la voce fuori campo di Baglioni (doppiata in inglese dal batterista Gavin Harrison) legge Shakespeare nel prologo del Sogno di una notte di mezza estate. "Perfino quando la scelta è concorde, la guerra, la morte, la malattia assediano l'amore, lo rendono momentaneo come un suono, furtivo come un'ombra, fuggevole come un sogno".
La prima canzone è Notte di note e inaugura una scaletta sorprendente, asciutta, giocata sulla sottrazione di suoni, quindi non sempre cantabile. Concentrazione ci vuole, non karaoke. Provate un po' voi a fare il coro sulla nuova Avrai, che arriva nella seconda parte: è la prima volta che Baglioni ne cambia l'arrangiamento.
Speriamo che nessuno (come anni fa una signora a Palermo dopo un'ardita versione di Questo piccolo grande amore) lo aspetti fuori per accusarlo di essersi appropriato di una cosa che non era più soltanto sua. "Mi dava del lei, sprezzante" ricorda Baglioni. "Le risposi che la canzone era mia e ne facevo quel che volevo. Poi ho pensato che un po' aveva ragione". Io dal mare, Poster, Ragazze dell'Est, Stai su e arriva, per chitarra acustica con Paolo Gianolio, il primo assaggio di passato remoto: Con tutto l'amore che posso, Chissà se mi pensi, Lampada a Osram e le altre, tutte assieme per evitare cori.
La seconda parte inizia su Tamburi lontani, poi Quante volte, Domani mai e termina su tutto quello che ogni pubblico di Baglioni vorrebbe ascoltare, ma riunito in un brano solo: Questo piccolo grande amore, Amore bello, E tu..., E tu come stai, Strada facendo e La vita è adesso. L'applauso non è indotto da un crescendo wagneriano, non ci sono laser né fuochi d'artificio. Prossime date: domani al teatro D'Annunzio di Pescara, il 16 allo Sferisterio di Macerata, il 17 al teatro all'aperto di San Marino, il 19 a Fiesole, il 20 a Torre del Lago Puccini nei pressi di Viareggio.
Poi, il 30 agosto, dovrebbe essere la volta di Paestum.
segnalato da Ernesto