torna al menu |
|
Rassegna stampa - giovedì 10 agosto 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Repubblica - 10/08/2000
www.repubblica.it
Cantare qui, un sogno
di Laura Putti
ROMA - Il debutto, domenica prossima, del nuovo tour, offre a Claudio Baglioni alcune riflessioni sui luoghi della musica. Baglioni ha infatto deciso di dividere i suoi prossimi concerti estivi tra teatri d'arte e siti archeologici. Prima tappa Pompei, sito dei siti, per cui di travagliata e difficile assegnazione. Lottando contro incendi divampati negli scavi, contro presunti crolli di antichissimi muri, e contro un'agibilità che passa, e non per suo desiderio, dai 2 mila posti promessi ai 950 attuali, Baglioni è comunque riuscito a piazzare il palco nell'anfiteatro di quello che chiama "un sogno antico preservato da una catastrofe". E' il suo ritorno alla musica acustica e il cantante ha voluto pedane di legno lasciato al naturale, macchine che riproducono il suono del vento e del mare, ricostruite su modello di quelle del teatro scespiriano; ha voluto strumenti orientali, cimbali e vibrafoni, perfino mandolini. E ha voluto uno sgabello.
"Per la prima volta dopo più di vent'anni canterò seduto. Era un'abitudine che avevo all'inizio, ma il pianoforte serviva soprattutto a nascondermi, a proteggermi dalla timidezza".
Un tour acustico e con un titolo che risale addirittura a 15 anni fa: "Sogno di una notte di note" cita una canzone di "La vita è adesso". Non si sente un po' controcorrente?
"Lo sento come un ritorno. Mi sento come uno che è sceso da un'astronave e ha inziato un altro tipo di viaggio. "Notte di note" dice "... quante dita stanno acchiappando note che cadono giù dal Paradiso..."; ora le stesse note le facciamo viaggiare a ritroso nel tempo in luoghi nei quali altri hanno vissuto vite così diverse dalle nostre. E' affascinante".
Come si sentono i suoi musicisti, come si sente lei, a dover rinunciare a campionamenti e computer?
"Le prove sono curiose, sembriamo una classe disciplinata. Ognuno dice al vicino: è troppo forte, suona più piano. Incredibile. Le note sono gli unici effetti speciali, il mantice del respiro è tornato al posto del clic del computer e io sono costretto a cantare più basso, ma a cantare sul serio".
I luoghi alle quali sono destinate hanno influenzato la scelta delle canzoni?
"Piuttosto il loro nuovo arrangiamento. Due esempi: "Fammi andare via" è diventata un dialogo tra la mia voce e il pianoforte di Danilo Rea. "Cuore di aliante", brano guida del nuovo disco, rinuncia alla sua confezione "Matrix" e diventa una ballata. Sarà un concerto da camera di musica popolare".
Ha già visitato i siti archeologici o i teatri d'arte nei quali canterà?
"Purtroppo no, è l'occasione giusta. Finalmente vedrò la Valle dei Templi di Agrigento, il Teatro dei Templi di Paestum, lo Sferisterio di Macerata. Sono luoghi capaci di interagire con la musica, la Storia ha dato loro un'energia, una magia particolare".
Pompei però, dal punto di vista politico-burocratico, è il più difficile da ottenere: dopo il concerto di Sinatra scoppiò un finimondo, Cocciante fu costretto a spostare il palco all'esterno.
Anche lei, fino a oggi, non ha avuto vita facile. Ha dovuto persino incontrare i politici locali.
"Pompei è un fiore all'occhiello, mi sono preso i miei rischi. E dico di più: spero che, così come vi è cominciato, il tour possa anche concludersi nell' anfiteatro. Stiamo aggiungendo date. Alla fine resterà un po' di amarezza per essersi dovuti scontrare con il solito atteggiamento negativo verso il nostro mestiere, per la consueta penalizzazione della musica leggera. Capisco che i luoghi scelti siano ambiziosi, però furono costruiti per gli spettacoli popolari, perché la gente potesse frequentarli gioendo, vibrando, divertendosi. Non è giusto condannarli a un eterno silenzio".
segnalato da Aurora