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Rassegna stampa - giovedì 10 agosto 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Repubblica (Napoli) - 10/08/2000
Scavi, meglio Baglioni della camorra
di DOMENICO DE MASI
Tutto avrei pensato nella mia vita, tranne che difendere la realizzazione di un concerto di Baglioni nel teatro classico di Pompei. Non lo farò nemmeno oggi, ma debbo ammettere che la tentazione è forte se si è costretti a scegliere tra Baglioni e la camorra.
Le caratteristiche inconfondibili del camorrista sono due: imbecillità e rozzezza. Il camorrista rischia la pelle per raggiungere lo stesso tenore di vita che si può ottenere senza rischi, con intelligente onestà. Camorrista è un cafone che tratta ogni affare rozzamente, come una compravendita dei polli allevati nel proprio cortile. Che si tratti di sigarette, di edilizia, di droga, di opere d'arte, di archeologia, il camorrista gestisce comunque l'affare con violenza e cattivo gusto. La camorra, prima ancora di essere giuridicamente aberrante, è esteticamente ripugnante.
Nessun camorrista sa di preciso cosa siano gli scavi di Pompei, quali emozioni possano offrire a chi viene a visitarli da ogni parte del mondo. Il camorrista sa solo che intorno a quelle vecchie pietre girano posti di lavoro e soldi: si tratta, quindi, di affari da monopolizzare con rozza imbecillità.
Se dunque è la camorra a boicottare il concerto di Baglioni ricorrendo ai piromani e ai sabotatori allora la tentazione di battersi per la realizzazione di questo evento diventa quasi irresistibile.
Purtroppo, però, non si deve cedere neppure in questo caso al ricatto delle circostanze e occorre affrontare separatamente i due problemi che vi convergono.
I primo problema riguarda la gestione degli scavi di Pompei, il più grosso attrattore di turisti colti che ci sia nel nostro Paese.
L'imponenza di questo complesso è così straordinaria che la gestione va riservata all'Unesco o ad un organismo internazionale con le dieci maggiori fondazioni culturali. Il secondo problema riguarda l'uso vitale, non solo conservativo, di un sito complesso come Pompei. Per una fortunata sfortuna, quell'intera città di duemila anni fa, completa di strade, case, templi, teatri, lupanari, giardini, uomini e animali, è lì nella sua sublime classicità. La vita che scatta da ogni pietra ci stimola a farne una città nuovamente pulsante di musiche, danze, giochi ginnici, certami poetici, rappresentazioni teatrali. Ma sempre di altissimo livello culturale. Questa la rivitalizzazione che merita e che si rivela sempre più redditizia anche sotto il profilo economico, come dimostra il festival di Spoleto dove mai Menotti organizzerebbe un concerto di Baglioni (con tutto il rispetto che merita).
Oltretutto non è mancato, qualche anno fa, un esempio splendido di valorizzazione dei teatri pompeiani: le Panatenee in cui Bernstein o Kreiber convivevano splendidamente con i Momix. Ma gli italiani, come diceva Longanesi, alla manutenzione preferiscono l'inaugurazione!
Fui a suo tempo contrarissimo allo sciagurato concerto dei Pink Floyd a Venezia; sono altrettanto contrario al concerto di Baglioni. Purtroppo, ci troviamo a un bivio: la rozzezza dei camorristi o la rozzezza degli operatori culturali. E diceva Borges: «Quando giungi a un bivio, imboccalo»!
segnalato da Cecilia