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Rassegna stampa - venerd́ 23 giugno 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Corriere ticinese - 23/06/2000
CONCERTI - Il sonoro confuso non riesce a rovinare la festa ai circa 4.000 spettatori
Claudio Baglioni, viaggiatore del futuro
Marted́ sera alla Resega in un lungo e avveniristico spettacolo
di Fabrizio Coli
Certo che fra il Claudio Baglioni dalla faccia pulita e dalla folta chioma che negli anni '80 cantava tutto anima e core brani come Avrai o Strada Facendo e quello visto martedì sera alla pista della Resega di Lugano la differenza è impressionante. Non che sia una novità. Ormai da qualche annetto siamo avvezzi a vedere l'artista romano, classe 1951, nel suo nuovo look giovanilista: nelle trasmissioni televisive Anima mia e L'ultimo valzer, a fianco di Fabio Fazio e, soprattutto, nell'artwork del suo ultimo cd, quel Viaggiatore sulla coda del tempo, uscito lo scorso novembre che è poi la cornice principale di questa ultima tournée denominata Il viaggio.
Già da tempo Claudio Baglioni ha abituato il suo pubblico a produzioni live di notevoli dimensioni. Non meraviglia dunque che i circa 4.000 fans convenuti a Lugano si ritrovino in mezzo alla pista un'avveniristica postazione munita di gadget tecnologici di prim'ordine per animare le tre ore abbondanti di spettacolo.
Tre ore che prendono il via in puro stile televisivo, con l'entrata delle otto ragazze del gruppo coreografico che per il loro fresco aspetto rimandano al Non è la Rai di Boncompagni. Capeggiate da un figuro armato di microfonino, a metà fra un istruttore di aerobica e un animatore di Rimini, si accollano il compito di scaldare il pubblico, battendo le mani e cantando i successi baglioniani sulla base preregistrata, al grido di «Tutti insieme». Non che il baldo giovane e le sue girls fatichino molto per riuscire nel loro compito: gli spettatori non si fanno pregare e stanno subito al gioco, alzandosi in piedi e trascinando verso il palco le sedie così ben disposte in platea.
Dopo un quarto d'ora di questo festoso esercizio di riscaldamento, su quella sorta di zanzariera che avvolge il quadrato del palco compare Cloud, facciotto virtuale che, con le sue sentenze «filosofiche» a scadenze regolari farà da narratore nel viaggio musicale attraverso 30 anni di carriera di Baglioni. Finita questa futuristica introduzione, finalmente entra in scena Claudio, monocromaticamente in nero fuorché per i capelli grigio ferro, pimpante e acclamatissimo nel suo spolverino di pelle firmato Versace che sembra uscito pari pari dal guardaroba del film Matrix. Si parte con Cuore di aliante, dall'ultimo album, in mezzo a luci verdi e blu che vengono diffuse non dalla tradizionale abat-jour, bensì da avveniristici proiettori high-tech. E se dal punto di vista visivo lo spettacolo non lascerà nulla a desiderare, va detto che sul versante del suono la storia cambia e parecchio. La voce che esce dalle casse sospese infatti si impastrocchia con gli strumenti e le parole risultano veramente difficili da distinguere. Concetto questo mirabilmente sintetizzato da una vicina spettatrice con la frase «a sa capis propri un tübo», cosa non imputabile all'acustica della Resega che, benché sia una pista di hockey, in altri frangenti come il recente concerto di Ligabue ha svolto la sua funzione in maniera egregia.
Ma poco male, perché il pubblico calorosissimo conosce pressoché tutti i brani e li canta con generosità estrema. «Cucaio» dal canto suo, non si fa pregare: al centro del suo metallico e futuristico «mandala» canta e balla instancabilmente facendo a gara con i fans a chi ha più energia. é, volutamente, l'indiscusso «centro di gravità permanente» attorno cui tutto ruota simbolicamente: i musicisti nelle postazioni sottostanti la sua, le girls che compaiono periodicamente - vestite ora con kimono neri, ora con abitini mozzafiato, ora armate di chitarre come in una nuova versione del video di Addicted to Love di Robert Palmer -, e naturalmente l'ardore dei presenti che si lanciano in avanti ogni qualvolta il loro beniamino scende dal palco e si aggira per le prime file, scortato dagli uomini della sicurezza.
Divertendosi non meno dei suoi fans, che in tripudio sanciscono il successo del concerto, il divo Claudio inanella così oltre una trentina di brani, dalle recenti Stai su e Sì io sarò, a Mille giorni di te e di me o Dagli il via e alle fortunatamente immancabili Strada facendo e Questo piccolo grande amore. Il tutto condito con una serie di gingilli che nutrono il fanciullo che è in lui: un'asta del microfono con faretto incorporato per i brani più rock, percussioni varie e un basso che, a giudicare dal neon di cui è infarcito, come minimo deve essere appartenuto a Obi Wan Kenobi. Meno male però che in questo luccicante ambaradan, cyber-Baglioni trova anche il tempo per imbracciare una normalissima chitarra acustica e dare spazio ai suoi cavalli di battaglia, da Amore bello a E tu, momento questo che nella sua semplicità è forse il migliore dello spettacolo.
segnalato da Raffa