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Rassegna stampa - giovedì 20 aprile 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Stampa - 20/04/2000
www.lastampa.it
Un Baglioni meno perbene travolge il pubblico con un concerto da Oscar
«VIAGGIO TOUR 2000»
di Mario Priolo
Un esperto viaggiatore Claudio Baglioni. Con «Il viaggio tour 2000» ripercorre trenta anni di carriera, condensandoli in tre ore di concerto. Lo spettacolo è originale, meno teatrale del Tour Rosso del 1996, con musica e coreografie in un tuttuno di emozioni. Ma cè qualcosa di più profondo rispetto a quelle esibizioni, una impronta più riflessiva e coerente con gli ultimi lavori del cantante, votati allesplorazione interiore. E così lo show - già applaudito da 170 mila persone in poco più di un mese - risulta piacevole, elegante e di classe. La scelta delle canzoni non è casuale: si forma un puzzle animato e variopinto, dove gli incastri sono perfetti grazie allintroduzione di un personaggio virtuale proiettato su tende bianche, pronto a presentare il tema successivo. La sequenza è veloce, il ritmo sostenuto e tutto appare come un film in fase di montaggio. Gli effetti speciali sono i brani, presi qua e là da una produzione che sforna successi dal 1969 e danno vita a una pellicola ricca di immagini indelebili. Il sipario non si apre ma un prologo-medley, con tanto di sponsor, surriscalda latmosfera. Per il debutto ci si affida a «Cuore di aliante». Baglioni non è un rockettaro di razza ma lo sono, eccome, i suoi musicisti, in tutto sei, dislocati negli angoli di un palco a forma di croce. Piace questo cantore di buoni sentimenti e di emozioni da strada, un poeta dellanima, capace di descrivere la vita nelle sue cose più semplici e istintive con un narrativismo simil naif. Scorrono via le canzoni indimenticabili di un tempo ormai lontano, come «Quante volte», «Gagarin», «E tu come stai» interpretata da solo, alternate ad altre più recenti ma di notevole suggestione, «Fammi andar via», «Mille giorni di te e di me», «Bolero» e «Noi no». Assai gradevole la versione, con arrangiamenti in puro stile U2, di «Uomini persi».
Duecento minuti di show intenso, ben sostenuto da un artista in splendida forma per come ha cantato senza fare una pausa, in un viaggio minimale tra passato e presente pieno di suggestioni. I passaggi musicali, gli interventi di danza delle otto instancabili ragazze della Compagnia dei Colori, le coreografie di Luca Tommassini, il gioco di luce dei raggi laser sono un set perfetto per un film quasi da Oscar.
segnalato da Maria Grazia