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Rassegna stampa - venerd́ 17 marzo 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Il Tirreno - 17/03/2000


Baglioni, cuore e tecnologia
Tanta gente e grande entusiasmo alla «prima» di Firenze Oltre tre ore di concerto dinanzi a un pubblico multigenerazionale

di Luca Doni

FIRENZE. Come nel 1992, Claudio Baglioni ha deciso di iniziare il suo tour promozionale dell'album «Viaggiatore sulla coda del tempo» da Firenze. Già nel pomeriggio alcuni privilegiati potevano assistere alle prove, alle sue peregrinazioni nella città d'arte per antonomasia, vederlo nella sua camera d'albergo. È una possibilità data da una speciale «Spy Cam» che lo riprende e irradia le immagini attraverso il sito ufficiale di Baglioni su Internet, a cui possono accedere i fans più incalliti legati all'Associazione «Clab» e dal giorno successivo le immagini divengono disponibili per tutti.
Così scopriamo un Baglioni tecnologico, un artista che tenta un viaggio verso il futuro.
Un percorso ormai lungo trenta anni (proprio nel 2000 festeggia questo anniversario) che vuole adesso esplorare le emozioni ed isentimenti che accompagnano l'essere umano in questo nuovo millennio. Adotta si soluzioni tecnologiche avanzate, ma al tempo stesso cerca di mantenere inalterato un rapporto umano con l'altro, in questo caso con il proprio pubblico, con chi lo ama da sempre.
Per questo il palco, costituito da pedane in metallo a forma di croce, è posto al centro dell'arena del Palasport, ed il pubblico è vicinissimo alla struttura. Migliaia di persone che felicemente e serenamente ascoltano per oltre tre ore le canzoni del mito della musica leggera italiana, comprese quelle incise nell'ultimo album.
È stata una scelta voluta dallo stesso cantante romano per cercare di riportare dal vivo il senso del disco, il concetto di racconto che sottintende a tutto il lavoro uscito negli ultimi mesi del '99. I brani del passato sono stati scelti proprio sulla base di questa filosofia, brani che in qualche modo avessero avuto a che fare con il senso del viaggio, dell'avventura. E se brani del «Viaggiatore» venivano introdotti da una voce fuori campo digitalizzate e visualizzata con un raggio laser che formava un volto bianco, i suoi hit più famosi non avevano bisogno di molte presentazioni.
Bastava un breve accenno del pianoforte o il rullare di un tamburo per far urlare tutto il palasport. E lui era visibilmente soddisfatto del risultato concedendosi molto al suo pubblico. Anche se dobbiamo rilevare una sorta di artificiosità nell'insieme della scenografia, nelle movenze stabilite di Baglioni, nel suo essere così ben tirato, asciutto, quel tanto di fisico macho da piacere alle donne di diverse generazioni, mantenendo ancora quella faccia di bravo ragazzo che non lo ha mai abbandonato. Artificiosità stemperata dal corpo di giovani ragazze, ballerine sarebbe dire troppo, che disegnavano movenze, passi di danza durante tutta la serata, sotto e sopra il palco, rendendo la legnosità di Baglioni meno pesante.
Le canzoni di sempre, le sue capacità di scrivere melodie popolari, pezzi che collocano nei cuori di giovani amanti, come una coppia di cinquantenni che aspettava con ansia il giungere di «Questo piccolo grande amore», sono la sua forza, il suo sempre verde successo: «Avrai», «Non andare via», «Io sono qua», «Mille giorni di te e di me», «Ninna nanna», «Uomini persi» e tante altre sino all'apoteosi finale con «Strada facendo» dopo crica tre ore di concerto, di musica ben amplificata, di pop rock gridato e dolci armonie.
Lasciamo nel cassetto le canzoni come «Stai su», «Cuore di aliante», «Si io sarò» e l'altra decina o poco più di brani dell'ultimo album concept, ben orchestrate, con grandi cori, archi, arrangiamenti, ma nonostante le oltre seicentomila copie venute, non uno dei suoi migliori lavori.

segnalato da Ernesto

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