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Rassegna stampa - venerd́ 17 marzo 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su La Gazzetta del Sud - 17/03/2000
www.gazzettadelsud.it

Il cantautore ha inaugurato il tour e ha smentito le voci di "ritocchi" estetici

Baglioni: ma quale lifting! Sono proprio al naturale


di Flavio Natalia

FIRENZE - Sorprendenti giochi di laser ed ologrammi, un palco a croce scintillante di grate d'acciaio, tante canzoni del presente, pochissimo spazio ai successi del passato. A due anni dal trionfale tour negli stadi, Claudio Baglioni è tornato ieri sera alla musica dal vivo aprendo al Palasport di Firenze il «viaggio tour» che in tre mesi lo porterà in una ventina di città per un pubblico stimato di 500 mila persone. «Viaggiatore sulla coda del tempo», l'album che conclude la «trilogia dei colori» che ha scandito gli anni '90 dell'autore di «Piccolo grande amore» (insieme a «Oltre» e «Io sono qui»), è il centro, il cuore dello show. Baglioni ne esegue tutte e 12 le canzoni, e tra i 31 brani in scaletta c'è molto spazio per gli anni '90 e pochissimo per i successi precedenti. Lui è quello di sempre: magro, fasciato di nero Versace, i capelli brizzolati, la grande voce che spesso si arrampica su tonalità e melodie distanti dal pop e più vicine alla tradizione della romanza. Baglioni si è preparato al nuovo viaggio «consapevole che sarà l'ultimo in cui darò spazio all'idea di meravigliare, stupire, aggiungere per forza. Certi miei atteggiamenti sono stati attribuiti a narcisismo, invece erano voglia di rinnovamento. Altro che lifting da 35 milioni! Non mi sono ritoccato - ha spiegato alla stampa prima dello spettacolo -: ho solo cura di me».
E ha mostrato i risultati, sulla sua lingua, dell'incidente stradale subito a metà anni '80. «Stavolta le canzoni le scelgo per me», aveva promesso. Ed è stato di parola nello show, estremizzando il concetto di sfida, fino al punto di destrutturare la scaletta delle canzoni di ogni enfasi, affidando ai brani, e non alla loro successione, il successo o l'insuccesso dello spettacolo. Così, al pubblico riscaldato da dieci minuti di cori guidati dalle nove ballerine-coriste della «Compagnia dei colori» sponsorizzata Valtur sulle note degli hit degli anni '70 e '80, comincia il suo racconto con la difficile «Tamburi lontani». Così è «Cuore di aliante», brano simbolo dell'ultimo album a fare entrare nel vivo lo spettacolo. In una scena volutamente spoglia, quasi minimalista immaginata dal regista Pepi Morgia, creano suggestione gli effetti laser e le stanze giapponesi che calano dall'alto sul palco come ingabbiandolo in quattro veli di tulle. Su questi, un narratore virtuale realizzato con linee, punti e colori laser e reso mobile come un ologramma, introduce le canzoni nuove, mentre a Baglioni spetta il racconto di come i brani del passato si inseriscano nel suo viaggio. Il pubblico, 7.000 paganti per due terzi donne o giovanissime, partecipa con cori, entusiasmo, striscioni allo spettacolo, che cita il passato con «Uomini persi», «Gagarin», che Baglioni dedica al padre scomparso di recente, «Via», e «Piccolo grande amore» che chiude dopo quasi tre ore lo show. Più generosi i bis, in cui ci sono classici come «Strada facendo», «La vita è adesso» e una ripresa di «Cuore di aliante» sulla conclusione di «Io sono qui». Una macchina per scrivere, e un'urna spaziale legata a un gioco per messaggi Sms fanno parte della iconografia del Baglioni 2000, che gioca a farsi rincorrere dal pubblico rifiutando a routine, ma rischiando di spiazzarlo. «Quando sono sul palco - aveva detto - mi sento qualcosa, sono al massimo di me. Non è per la notorietà, anzi se potessi non essere riconosciuto per strada ne sarei felice. La verità è che ho preso una chitarra in mano a 14 anni perché le ragazze non mi notavano. L'ho fatto per piacere, per stupire. Ecco perché si fa questo mestiere».


segnalato da Ernesto

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