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Rassegna stampa - giovedì 16 marzo 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su La Repubblica - 16/03/2000
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Il viaggio di Baglioni fra laser e ballerine

In seimila a Firenze per il primo concerto del nuovo tour: un palco ipertecnologico per uno show complesso con luci ed effetti surround

di PAOLO RUSSO

FIRENZE - Il concerto Baglioni e il suo pubblico lo cominciano all' unisono, sulle note di Tamburi lontani, e sarà così fino alla fine. Preceduto dalle ballerine della Compagnia dei Colori, che hanno acceso un simbolico braciere con le loro torce elettriche, Baglioni sale sul palco nerovestito e caricatissimo, accolto dal boato dei seimila e più che saturano il palasport. Anzi delle seimila visto che il pubblico del bel Claudio è all'ottanta per cento femminile. E sono loro gli striscioni con le irrinunciabili dichiarazioni d'amore che addobbano le gradinate. L'esplosione di quei seimila cuori con i flash delle foto ricordo accompagna l'apparizione del cantautore romano, che a Firenze ancora una volta - accadde anche per Oltre nel '92 - ha deciso di far debuttare il suo nuovo, immancabilmente atteso Il viaggio Tour 2000. Baglioni raggiunge il palco a croce sovrastato da una gigantesca e ipertecnologica "americana" (il telaio che regge i punti luce sul palco) e da due camere concentriche, ottenute facendo calare quattro pareti di lino bianco di due differenti perimetri. A Tamburi lontani, la prima delle 31 canzoni di questo concerto che attraverserà l'Italia in lungo e in largo (20 date fra cui oggi, domani e sabato a Firenze, Modena 20 e 21 marzo, Milano dal 23 al 26, Bologna 8 aprile, Trieste 14, Torino 18, Reggio Calabria 2 maggio, Palermo 10, Roma 6 giugno, Genova 15; altre info su www.baglioni.it) segue Cuore d'aliante e il set esplode. Poi tocca ad Hangar con il testo estratto da una macchina da scrivere e l'introduzione del narratore virtuale.
I laser motorizzati fendono l'oscurità con le loro lame policrome, i cercapersona e le lampade cambiacolore fanno il resto, i 90.000 watt dell'impianto audio sospeso si espandono a 360 e gli effetti surround sbucano fuori alle spalle del pubblico. Mentre Baglioni, che ha voluto strutturare questo tour come "un racconto, una storia costruita intorno a nuclei tematici rappresentati dalle canzoni come se fossero isole, dei fermo immagine innestati sul telaio del nuovo disco", procede - fra i parlati suoi e quelli del narratore virtuale proiettato sulle pareti delle stanze - nella navigazione, nel viaggio se preferite, fra queste isole di suoni e palpiti, fra queste pagine di diari generazionali accompagnato dai suoi musicisti. Danilo Rea in primis, pianista di gran vaglia che divide le tastiere con Giovanni Boscariol a uno dei quattro angoli del palco; all'angolo opposto Paolo Costa (basso) e Paolo Gianolio (chitarre) e sull'altra diagonale invece si allineano i due batteristi Gavin Harrison e Elio Rivagli. Intorno a loro infine l'altro elemento dello spettacolo firmato da Pepi Morgia e Baglioni: le otto ballerine che accompagnano lo spettacolo mettendo in scena i pezzi. Come fanno ad esempio in Noi no, imbracciando chitarre elettriche ovviamente unplugged e mimando le mosse di una ipotetica rockstar fino ad attorniare Baglioni sulla pedana centrale del palco. Si muove molto Claudio in questo supercontenitore, si impegna a garantire una sorta di "par condicio" agli spettatori dei quattro lati, attraversa la platea in un delirio di mani e urla, sale sulle due pedane lontane - disposte sull'asse longitudinale del Palasport e del quadrilatero centrale - quasi volesse gettarsi in braccio ai suoi.
"I Palasport non sono certo il massimo ma chiedo un piccolo sacrificio al mio pubblico perché solo in strutture del genere è possibile fare un simile allestimento: c'è voluto un anno e mezzo per mettere a punto questo progetto e mi sono impegnato a dare qualcosa in più al pubblico, una seconda lettura al di là della scaletta. E poi sono un esteta, è vero e dunque cerco il bello come mi è possibile.
Il mio impegno di artista è quello di scegliermi un pubblico e saperci parlare in modo innovativo anche se questo non piace ai discografici".
E il viaggio va, a cavallo dello ieri e dell'oggi, sostenuto da un affetto senza confini: Cuore di aliante, Fammi andar via, un mondo a forma di te, Uomini persi in salsa vagamente U2, un'epica Ninna nanna, Un giorno nuovo, Stai tu, Vivi, Noi no, Avrai tonante e speranzosa, Gagarin "un omaggio a mio padre", Mille giorni di te e di me fino alla trionfale Questo piccolo grande amore che stravince fra grida e collassi emotivi. Resta il tempo dei bis, una manciata di adorati superclassici, A Cla, La vita è adesso, Io sono qui, e di nuovo Cuore di aliante.

segnalato da Ernesto

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