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Rassegna stampa - martedì 14 marzo 2000 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Nazione - 14/03/2000
Parte domani, con il concerto previsto al Palasport di Firenze (repliche giovedì, venerdì e sabato) il tour 2000 che Claudio Baglioni ha chiamato "Il Viaggio".
"Il molo ideale per la partenza del mio Viaggio"
Il cantante ha cortesemente accettato di scrivere un articolo per i lettori de "La Nazione" nel quale spiega il suo rapporto con Firenze e la scelta della città per cominciare la serie di spettacoli che lo vedrà protagonista fino a giugno in venti città.
di Claudio Baglioni
Per quanto la vigilia possa sembrare lunga e difficile, il momento di partire arriva sempre. Ed ecco che, domani dal Palasport di questa città, parte "Il viaggio", un tour che chiude un periodo importante della mia vicenda artisitica e personale. Vicenda che ho cercato di racchiudere in un trilogia discografica che parte da "Oltre" - una sorta di ritorno alle origini, un disco con lo sguardo rivolto al passato - passa per "Io sono qui" - la commedia, drammatica, comica, a volte grottesca del presente - e termina con quest'ultimo. "Viaggiatore sulla coda del tempo", che cerca di indagare il nostro rapporto con il tempo e capire come sia questo punto interrogativo che ci attende e che chiamiamo futuro.
Non è un cso se, ancora una volta, ho pensato a Firenze come al molo ideale per questo varo. Una ragione c'è, anzi: due. E non le solite invenzioni di circostanza ("è una città stupenda!"; "siete un pubblico meraviglioso!" ecc.) dietro le quali, talvolta, ci si rifugia per mascherare una certa stanchezza di idee.
La prima è che di Firenze mi ha sempre affascinato questa sua straordinaria natura di "laboratorio". Per un fortunato ed irripetibile insieme di circostanze, infatti, è nei palazzi e nelle "botteghe" di queste contrade che hanno preso forma e imboccato la strada del mondo alcune tra le correnti ideali, artistiche, politichee e di pensiero che hanno fatto fare passia vanti importanti a questo viaggiatore che chiamiamo uomo. E' stata proprio la fertilità di questo laboratorio che, ormai più di dieci anni fa, mi ha fatto pensare a Firenze come lo spirito ideale per tentare un primo passo verso la costruzione di qualcosadi diverso e più articolato del semplice concerto inteso come scaletta di canzoni, cercando di dar vita ad una dimensione di rappresentazione, nella quale si tentasse una interpretazione, una lettura, la definizione di una storia. Quell'esperienza, che prese il nome di "Oltre il concerto", partì proprio da qui e non solo fu un'esperienza fortunata, ma, per quanto mi riguarda, segnò un preciso passaggio di stato, un giro di boa, un punto di non ritorno.
La seconda ragione è che sento una profonda affinità, un legame intimo e intenso tra la storia e l'anima di questa città, culla dell'umanesimo, e la vicenda del "Viaggiatore" .
Mi sembra che una sorta di gemellaggio ideale passi attraverso questo porre l'uomo al centro, allo stesso tempo attore e spettatore di una vicenda che è personale sì, ma anche universale (ci sono viaggi che ciascuno fa per sé o dentro di sé e altri e altri che pochi fanno per tutti noi, per spostare un po' più in là la linea di confine di questa nostra cosa comune che, a volte, sentiamo un po' troppo stretta) e che lo rende sia protagonista che strumento della vita di questo sistema di "vasi comunicanti" nel quale nessuno è mai isola. E' forse questa la ragione per la quale ho scelto di porre il palco al centro e di rinunciare a certi elementi di facile appeal per una narrazione più attenta alle immagini, ai suoni, alle parole, alle emozioni, ai battiti del cuore. L'augurio che, all'immediata vigilia di questa nuovo partenza, vorrei fare ai lettori de "La Nazione" è che la distanza tra desideri e quotidianità si assottigli sempre più, ma non si annulli mai del tutto, perchè non ci abbandoni mai la voglia e il desiderio di partire inseguendo il bisogno di percorrerla.
segnalato da Sara C.