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Rassegna stampa - martedì 7 marzo 2000 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Corriere della Sera, Spettacoli - 07/03/2000
rcs.it/corriere/

IL PERSONAGGIO Parte il 15 marzo da Firenze la nuova serie di appuntamenti con il cantautore. Girerà l'Italia fino a metà giugno. La scena simile a un set
Baglioni: «Con me in tour poeti e filosofi»
«Le loro parole introdurranno i concerti. In tre ore voglio raccontare trent'anni di carriera». «Non mi pare che la nostra musica stia offrendo innovazioni». «A Sanremo tra nani e ballerine non hanno senso ospiti italiani»

di Mario Luzzatto Fegiz

«Le porte non sono sbarrate, se uno si annoia può uscire». Ironizza Claudio Baglioni sulla durata del concerto-show (oltre tre ore) alla vigilia del debutto, il 15 marzo dal Palasport di Firenze (conclusione a Genova il 15 giugno).
«La scena - racconta Baglioni - sarà simile a un set cinematografico, molto essenziale. Un doppio laser creerà una grafica tutta particolare. Come negli altri tour il palco sarà centrale: chi è vicino diverrà parte dello spettacolo, chi è lontano si godrà l'insieme. La griglia sarà costituita dalle nuove canzoni di "Viaggiatore". Ma ciascun brano fornirà il pretesto per un flashback nel passato: un racconto andando avanti e indietro per circa trent'anni della mia carriera. Spesso ci sarà una premessa al concerto: sto prendendo contatti con poeti, filosofi e viaggiatori che usino linguaggi diversi dalla musica per raccontare il loro viaggio. Chi viene ai miei concerti cerca la qualità, ma anche una certa quantità».

Da vari anni i suoi megashow e i suoi dischi fanno discutere. «Questa mancanza di unanimità ci deve riempire di speranza. Anzitutto perché vuol dire che c'è ancora qualcuno che ascolta. E poi perché avviene non intorno a discorsi di schieramento su problemi come l'aborto, ma esclusivamente sulla musica, sulla poetica».

Non le sembra che la sinergia con lo sponsor Omnitel sia stata eccessiva e smaccata? «L'hanno avuta anche altri, i Litfiba con Opel per esempio. In realtà io cercavo qualcuno che mi organizzasse un test con 2000 persone per un ascolto pilota del disco. Poi è arrivata l'idea del portale Internet con una visibilità più alta. Venti fan per città potranno vivere il concerto dall'interno (backstage e prove comprese) grazie a un concorso».

Baglioni fa anche un bilancio delle sue due ultime operazioni che hanno diviso pubblico e critica: l'album «Viaggiatore sulla coda del tempo» e la partecipazione a «L'ultimo valzer» in tv con Fazio per la Rai. «Sul programma ho poco da rimproverarmi. Volevo cantare delle canzoni e l'ho fatto. Non vado in tv per far promozione, ma per il gusto della sfida, tant'è vero che non ho mai eseguito l'album, ma un solo brano. E la sfida, per definizione può andar male. Al mio impatto non sempre positivo poi hanno concorso anche altri fattori. La scenografia, che avrebbe messo a disagio chiunque, e il mio stato d'animo: avrei voluto essere altrove (Baglioni allude alle condizione di salute del padre, deceduto poco tempo fa, n.d.a.)».

Tornerà in tv? «Con un programma simile a quelli già fatti non avrebbe senso». E se gliene proponessero uno sullo stile Morandi-Celentano? «Meglio raccontarsi così, in un programma studiato appositamente, che fare il giro delle trasmissioni per lanciare un pezzo».

Baglioni sembra più propenso invece a qualche autocritica sull'album. «Con il senno di poi ci sarei andato cauto con i passaggi sognanti. Da qualche parte c'è una ricerca di estasi esaltata: quando la scrissi mi sembrava indispensabile, ora mi appare manierista».

Baglioni 2000. Parafrasando una sua canzone, chi c'è in ascolto? «Alcuni li conosco. Il resto è tutta curiosità. E' quello che il mestiere mi regala, successi e amarezze in misura variabile. Nessuno può aspettarsi nulla cercando la fotocopia di quel che è già successo. La curiosità è da trenta anni la mia rogna interna. Quello che mi anima non è la ricerca del bello, ma l'idea di crearlo: con un gioco di parole o un passaggio melodico. Solo questo è il mio narcisismo».

E di Sanremo, che pensa? «Il festival è la gara. Il resto è parte del gioco. Non sono convinto che alla sarabanda di nani, ballerine e ingredienti vari che circondano la manifestazione abbia un senso aggiungere i superospiti italiani. Non hanno lasciato un segno. Almeno chi di loro si è limitato all'interpretazione di qualche canzone, senza inventare qualcosa di nuovo. Non mi sembra, del resto che la nostra musica di questi tempi stia offrendo grandi innovazioni. Non so che cosa significhi vincere Sanremo. Ma quella manifestazione ha la sua ragione d'essere nella gara».

E le polemiche di questa edizione? «Quella di Jovanotti mi è sembrata una proposta sacrosanta. Non ho sentito il brano degli Avion Travel, ma conoscendo la loro produzione mi sembra un buon segno per il festival».


segnalato da Caterina

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