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Rassegna stampa - venerdì 31 dicembre 1999 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Avvenire on line - 31/12/1999
www2.chiesacattolica.it/

ROMA Inedito incontro tra fede e musica. Il cantautore: il coraggio dei sogni muove il cammino dell'uomo
La sfida di dar forma al tempo
Baglioni: all'ombra del Cupolone partirà un invito a osare

di Claudio Baglioni

Non è facile scrivere - soprattutto sulle pagine di questo giornale - di una vigilia come quella che, in questo crocevia di millenni, vedrà preghiera e musica popolare insieme, in Piazza San Pietro, per salutare l'avvento del nuovo secolo e indagare il senso che c'è nell'essere testimoni e attori di questo passaggio.
Il rischio è che queste parole si aggiungano alle molte spese sin qui, precipitando nel banale un'occasione, per molti aspetti davvero unica, di guardarsi dentro, tracciare un bilancio (una volta tanto in termini non abusati) e cercare il significato di un ruolo e di un percorso che, troppo spesso, l'apnea della quotidianità ci impedisce di sondare.
Se ho raccolto l'invito di Avvenire è soprattutto perché il tema del rapporto uomo-tempo mi sollecita con sempre maggiore intensità, sia come persona che come musicista e autore. Forse perché ho sempre pensato all'uomo come al centro del tempo e mi ha sempre impressionato (e anche un po' spaventato) questo suo rappresentare il punto nel quale il passato si fa futuro. Così come questo suo essere sia strumento sia artefice di questa trasformazione, di questo passaggio. E non mi riferisco solo al quotidiano passare da ciò che resta alle nostre spalle (anche se non lo si perde mai veramente e continua il viaggio dentro di noi) alla grande nebulosa che ci viene incontro e che chiamiamo futuro, ma soprattutto al passaggio tra il tempo che non è più e quello che verrà. Ed è forse per questo che avvertiamo con un più di tensione - e a volte anche con paura - la responsabilità di questo ruolo. Non so se quella di stasera sarà davvero l'ultima notte del millennio o se ci aspetta un'altra vigilia, ma non credo abbia molta importanza. Non ho mai creduto che si possa affidare a una data - per quanto evocativa, misteriosa e a ffascinante - il compito di rendere nuovo per sempre l'uomo. Ho sempre considerato il tempo un contenitore, la cui qualità dipende essenzialmente dal contenuto e credo sia l'uomo il contenuto del tempo. Ecco perché penso che rinnovare il tempo spetti all'uomo, all'uomo che sa rinnovarsi e rinnovare. Spetta a lui dare forma al tempo e non lasciarsi deformare.
Anche io, come più di un miliardo e mezzo di telespettatori nel mondo, assistendo all'apertura della Porta Santa, ho colto il momento nel quale, sul viso del Papa - chino, sotto il piviale, sulla soglia di San Pietro - sofferenza e fatica lasciavano il posto a un sorriso, a un momento di gioia e speranza. E anch'io ho avvertito in quel passaggio, tutta l'energia e la voglia di futuro di un'umanità - sofferente, per il peso della strada fatta e le ferite accumulate (alcune delle quali sono ferite che non si rimarginano) - capace di reagire e dare spazio alla speranza che sale dentro ogni volta che, davanti, si apre una porta e lo sguardo coglie il punto di fuga di una nuova prospettiva.
Mi piacerebbe, allora, che fosse questo il senso dell'odierna vigilia, e che questo inedito incontro tra la musica popolare e le parole della Fede - nella notte che saluta l'avvento del tempo nuovo - aiutasse a ritrovare il senso del nostro viaggiare, insieme alla consapevolezza che la qualità del tempo che verrà dipenderà soprattutto dalla qualità dei nostri pensieri, delle nostre parole, delle scelte e dei gesti che compiremo. E mi piacerebbe che il messaggio che salirà da Piazza San Pietro aiutasse a raccogliere le energie necessarie a scagliare desideri, attese e speranze nel punto più lontano che siamo capaci di pensare, convinto come sono che siano soprattutto i grandi sogni che fanno fare all'uomo i piccoli passi avanti di cui è capace.

segnalato da Cecilia

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