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Rassegna stampa - domenica 13 giugno 1999 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Il Messaggero , Spettacoli - 13/06/1999
www.ilmessaggero.it/
Il musicista tiene a battesimo 6 band tra cui quella di suo figlio e per tre ore canta davanti ai fans iscritti ai Clab
Baglioni e la sua famiglia in festa a Cinecittà
di Marco Molendini
ROMA Festa per il caro divo Claudio, idolo in carne ossa e maglietta nera in scena nel villaggio di cartapesta di Cinecittà. Un bel salto dai velluti e dagli stucchi di qualche giorno fa, quando in compagnia solo delle sue canzoni, si era esibito al teatro dell'Opera. Qui è pieno giorno, il sole è implacabile, la polvere è invadente ma, per fortuna, la suggestione delle impalcature di vecchi set offre un fascino tutto particolare: una serie inevitabile di ricordi felliniani, una Venezia di cartone, il ponte con il treno dello spot Telecom, una quinta che fa pensare alla Soho di New York. Proprio davanti a questa facciata è costruito il palco di una lunga giornata di musica.
Un'immersione estenuante con Claudio Baglioni a tenere a battesimo sei band di giovanissimi, compresa quella di suo figlio Giovanni (i Chiodofisso), a cantare con loro e poi ad avventurarsi in una lunga cavalcata personale accompagnato dal proprio gruppo. Il tutto a beneficio dei suoi fan più fanatici, i soci del Clab (sigla che nasce dalle iniziali di Claudio Baglioni, ovviamente): pagano una quota annuale (circa 35 mila lire) e hanno diritto ad assistere una volta l'anno a un concerto del beneamato. L'anno scorso era successo all'Olimpico, dove avevano avuto il privilegio di spiare le prove del cantautore. Stavolta l'appuntamento è a Cinecittà, nel villaggio musicale che aprirà il prossimo 18.
Tremila sono gli invitati, in maggior parte di sesso femminile (di tutte le età e di tutte le forme). Ma si sa, Baglioni è il cantautore più amato dalle donne, a volte addirittura sfacciate nel rivolgergli complimenti. Tutti, comunque, uomini, donne e bambini, sono pronti a intonare le parole delle sue canzoni, come vecchi amici che si ritrovano in trattoria a scorrere i comuni ricordi. Tanta dedizione merita rispetto, e Claudio non si risparmia. Scende in pista quando il sole è ancora alto, alle due e mezza. E da quel momento comincia la lunga cavalcata dei suoi ospiti. Ogni gruppo ha diritto a tre canzoni, più ad accompagnarlo in uno dei suoi successi. Si tratta di band estremamente etorogenee, si passa dalle atmosfere acustiche degli Overcrossing, alla dance nostalgica in formato anni Settanta dei Figli delle stelle, alla polifonia vocale di Il tempio dei mercanti (ma farebbero bene a rivedere la loro This guy is in love with you di Bacharach), al pop dei Cornetti caldi, al rap degli Erredieffe (quattro ragazze e tre jovanotti simil-lorenzo), ai Chiodofisso, dove milita il diciasettenne Giovanni Baglioni, un gruppo che fa un rock fine anni Sessanta, cioè dei tempi in cui papà Claudio aveva più o meno l'età che ha oggi il figlio.
Da buon tutore, il divo Baglioni presenta i ragazzi, canta con loro prestandosi a giocare con le sue canzoni (Domani mai diventa quasi un gospel-rap, Noi no un rock alla Neil Young). La gente applaude, ma quando Claudio loro non canta, si rifugia in alcuni gazebo che offrono un po' di ombra. Però, appena la sua voce afferra il microfono non c'è sole che tenga, è come il richiamo della foresta per Zanna bianca. Eccoli tutti in pista a voci spiegate. Si comincia con l'inno di Strada facendo e si va avanti per quasi tre ore. Brizzolato e tutto in nero (come gli uomini delle sua band), Baglioni ha energia da vendere. Si sgola, suona la chitarra e le tastiere e si inventa un diabolico e prolisso giochino, senza temere di cadere nel narcisismo: per ogni canzone si attribuisce un Oscar con tanto di valletta che gli porta una statuetta (comprate nella mattinata prima di arrivare a Cinecittà). Ma non finisce qui, per ogni Oscar ci sono tre nomination. E Claudio, pignolissimo, intona tutti i ritornelli delle canzoni da lui stesso "nominate", poi attribuisce il premio finale e canta la prescelta per intero. Quanto ti voglio per il miglior soggetto, Acqua dalla luna per i costumi, Notte di note per la miglior fotografia, Gagarin per il miglior attore e così via.
Le diciotto canzoni originariamente in programma praticamente triplicano e il concerto si allunga fino al tramonto e oltre. Una prova di forza, ma il pubblico non teme indigestioni: Tamburi lontani, Vivi, Ninna nanna, Dov'è dov'è, Mille giorni di te e di me, Via, La vita è adesso, Arrivederci o addio, a un certo punto entra in scena anche il corpo di ballo (le ballerine che avevano partecipato l'anno scorso al concerto dell'Olimpico) e c'è perfino qualcuno che ancora non è sazio. Forse teme per il lungo digiuno che lo aspetta. Fino all'autunno prossimo sarà difficile rivedere il divo Claudio in giro: per quella stagione è prevista l'uscita del suo nuovo disco. E, per la stessa stagione, alla Rai si aspettano che torni in tv assieme al caro amico Fabio Fazio.
segnalato da Caterina