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Rassegna stampa - venerd́ 30 ottobre 1998 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Il Messaggero - 30/10/1998
www.ilmessaggero.it/
Anima mia
di Antonio Ricci
Gli anni Settanta, gli Anni di Piombo, sono stati stravolti e cancellati sotto tonnellate di melassa e buonismo veltroniano. Cardine della rilettura, la mitizzazione del cantautore Claudio Baglioni: dopo il lifting facciale, anche quello dellanima. Trasformare Baglioni, uno che dai suoi pori ha sempre sudato Baci Perugina, in una specie
di sofferto intellettuale di sinistra deve aver dato a Freccero lo stesso abisso di goduria che provo io quando penso che il Gabibbo è diventato il giornalista più
credibile dItalia.
Questo piccolo grande amore
Ecco una lettura psicanalitica dalla quale si evincono alcune caratteristiche inquietanti sullautore.
Voyeurismo. «Quella camicetta fina, tanto stretta al punto che immaginavo tutto». Che inutile fantasia morbosa. Cosa può immaginare Baglioni sotto quella camicetta? Due tette, al massimo tre.
Pedofilia. «Quellaria da bambina, io non glielho detto mai però candavo matto». Qui lautore va giù piatto. E talmente assatanato che non prova nemmeno vergogna.
Impotenza. «Questo piccolo grande amore» che viene ripetuto in maniera ossessiva, cosè? Cosè il «piccolo-grande» che «manca da morire»? Fuor di metafora è la dolorosa ammissione di evidenti problemi erettivi. Problemi confermati dalle parole della partner: «Mi diceva sei una frana». Dove per frana sintende chiaramente roba che va giù. Il prolasso fisico.
Esibizionismo. «E far lamore giù al faro». Tutti cercano di infrattarsi in posti bui: Baglioni no, vuole essere visto anche dalle navi.
segnalato da Andrea