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Rassegna stampa - giovedì 8 ottobre 1998 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Corriere della Sera, Spettacoli - 08/10/1998
rcs.it/corriere/

L'INTERVISTA. Parla il cantante che presenta il singolo «Blu». La versione inglese ha i testi di Bono, quella italiana è firmata da Panella
Zucchero provoca ancora, col sesso
Erotismo nel brano che anticipa il disco sull'Emilia rossa. «Seguirei Baglioni a Sanremo»

di Mario Luzzatto Fegiz

MILANO
«Dal blues discendono facilmente testi sensuali, in qualche modo erotici». E «Blu», brano che anticipa «Blue Sugar», l'ultimo album di Zucchero Fornaciari in uscita il 5 novembre, fa onore a questo pensiero dell'artista. «Blu» esce in due versioni di testo, una inglese scritta da Bono degli U2 nel luglio di quest'anno a Dublino durante una serie di incontri e serate; l'altra è opera di Pasquale Panella, autore dei versi di tutti gli ultimi dischi di Battisti («Hegel», «Don Giovanni», «La sposa Occidentale», «Cosa succederà alla ragazza») di cui è in corso una forte rivalutazione.

Un disco di sapore battistiano? «Assolutamente no. Certo Panella non riesce a essere diverso da se stesso. Anche negli altri quattro brani che ha scritto per quest'album si riconosce il suo stile. Ma è applicato a soggetti e storie rigorosamente mie - spiega Zucchero -. Panella è una persona estremamente piacevole, solo che non ama viaggiare. Così tutte le canzoni sono nate da lunghe telefonate, da fax e da mail. La collaborazione con Panella cominciò tanti anni fa quando per "Miserere" aveva scritto "Il pelo nell'uovo"». E precisa: «Panella è il tipo che quando occorre sa usare i termini giusti per fare arrivare chiaro e forte il suo messaggio come ha fatto nella recente polemica con Boncompagni su Battisti. In questo momento è la persona che mi conosce meglio e questo porta a unità di intenti creativi».

Qual è il suo nuovo percorso compositivo? «Partendo dal blues, dagli archi e da un progetto semplice nella strumentazione e sofisticato nella sostanza ho realizzato il disco dei miei sogni. Il segreto è non mettere in atto un progetto mastodontico, con 300 strumenti, perché sfugge al controllo. Certo sono maturato anche in altre direzioni: nei testi non ci sono più battute come "Pippo che c... fai" o le lubriche allusioni di "Voglio vederti ballare", ma i doppi sensi abbondano». Come si evince dai versi della canzone che viene lanciata in questi giorni dove fra «un ciondolo che ciondola» e «belle scene di lei che viene» con «bocche piene» non è difficile scorgere un crescendo di estasi clintoniane.

«Il titolo "Blu" - continua Zucchero - è stato deciso dallo stesso Bono che ignorava io avessi un figlio, ora di 8 mesi, con lo stesso nome. Il testo me l'ha consegnato a Parigi, durante i Mondiali. Io gli avevo spiegato la mia idea di un brano ottimista pieno di speranza, di cieli piovosi che domani torneranno blu. La versione italiana, nata quattro mesi prima, ha viceversa una valenza più sensuale ed erotica.

«Il resto dell'album - anticipa Zucchero - sarà centrato sui ricordi della mia infanzia nell'Emilia Rossa, quella legata ai primi Nomadi, ai primi Guccini, con parecchi spunti sarcastici ed ironici. Insomma una sorta di Amarcord in blues in cui vedo la vita da uno stato di grazia che è esattamente l'opposto di quel buco nero da cui era nato "Miserere"».

Zucchero, com'è andata la sua battaglia per farsi conoscere all'estero? «Se parliamo di cifre la situazione è nota. Primo: Bocelli; secondo: Ramazzotti; terzo: io. Pausini: non pervenuta. Ma se parliamo di profilo e di immagine io sono ben piazzato dappertutto. Lo dimostrano le cifre: 1 milione di dischi in Italia, quattro all'estero e soprattutto il calendario del mio tour mondiale che partirà il 12 febbraio da Montichiari e finirà nel dicembre 1999 toccando Europa, Nordamerica, Sudamerica, Giappone e vari paesi dell'Asia».

Andrebbe al festival di Sanremo nel nuovo girone dei Superbig fuori gara?
«Farei anche una gara fra superbig se Baglioni ufficializza la sua disponibilità». Baglioni dice che un artista dopo anni di carriera non si giudica dai dischi, ma dall'insieme delle sue scelte. «Magari fosse così, per me il disco resta il punto di partenza. Deve essere bello sennò mi deprimo».

segnalato da Cecilia Lombardino

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