torna al menu |
|
Rassegna stampa - sabato 19 settembre 1998 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Stampa - 19/09/1998
www.lastampa.it
Solo canzonette. O forse no
DIETRO LE QUINTE. Da Baglioni a Di Capri, la nuova moda delle dichiarazioni di appartenenza ideologica
Il cantante la butta in politica
di Pierluigi Battista
POI dicono che la politica è in crisi. E dicono anche che "destra" e "sinistra" sono categorie in crisi, inservibili, decisamente obsolete. Sarà. Ma intanto tra cantanti e cantautori prende piede una consuetudine contagiosa, come se le interminabili dispute sulla presunta "destrità" di Lucio Battisti non avessero insegnato nulla.
Anzi, l'ultimo grido della moda canzonettistica sembra essere quella della dichiarazione d'appartenenza politico-ideologica, del programma d'intenti solennemente stilato e poi declamato. Come ad alimentare autolesionisticamente l'eterno dilemma del bipolarismo culturale all'italiana: ma la musica leggera è di destra o di sinistra?
Per qualcuno è addirittura, acrobaticamente, di destra e di sinistra assieme, a seconda dell'interlocutore e del colore politico del giornale che ospita le dichiarazioni di un cantante o di un gruppo musicale. I Nomadi, per esempio. Di certo c'è che si sentono terribilmente discriminati. Da chi non si capisce bene, ma comunque discriminati. Intervistato dal Giornale , che è un quotidiano etichettabile nella destra, il complesso capitanato da Beppe Carletti dice che la colpa della discriminazione è tutta e tutta quanta della sinistra: "Da quando c'è questo governo cosiddetto di sinistra, i Nomadi trovano meno spazio sulle reti Rai che su quelle Mediaset, siamo seguiti con più attenzione dai giornali di centro e di opposizione e ci esibiamo sempre di più in Comuni amministrati dalla destra. Certa sinistra ci ignora, ci considera un gruppo revivalistico e preferisce spingere artisti più gestibili e ingenui". Cambia la collocazione politica del giornale che intervista e cambia anche il bersaglio polemico dei Nomadi. I quali, intervistati dall' Unità , affermano indignati: "Certe tv non vogliono neppure noi perché siamo ''quelli di sinistra''". E allora, chi è che perseguita i Nomadi, la sinistra o la destra? O forse tutte e due insieme?
Niente da fare: la tentazione di buttarla in politica appare irresistibile. Il tormentone di Lucio Battisti non accenna a placarsi, tanto che sul Borghese Maurizio Cabona dice di essere in grado di provare che Battisti era "uno dei maggiori finanziatori del Soccorso tricolore" (vale a dire, pensieri e parole sono dello stesso Cabona, "il fondo di sottoscrizioni dei lettori che il Borghese amministrava, a partire dal 1970, per sostenere economicamente chi avesse subito un'aggressione da estremisti di sinistra o fosse finito in carcere per le sue idee di destra"), mentre Mogol va alla festa romana dei giovani di Alleanza Nazionale per dire al contrario che, come riferisce con una certa evidenza la cronaca romana di Repubblica , non gli risultava proprio che Battisti nutrisse soverchie simpatie per la destra.
Ma forse il tormentone piace, attizza interesse, crea un alone di impegno, alimenta un caso. Per esempio a Peppino Di Capri tutti fanno (giustamente) le feste per i suoi quarant'anni di carriera (celebrati domani in prima serata su Raiuno) eppure, intervistato da Marinella Venegoni per La Stampa , Di Capri deve dichiarare che lui è "un simpatizzante di destra": "Anche mio padre s'ispira a quell'area; forse, dico io, perché a Capri abito un po' più su di Villa Ciano. Per spiegarmi, mi arriva più un messaggio di Fini che di altri". Di Capri si spiega benissimo. E si capisce che vuole prendere le distanze dai colleghi "impegnati" ("Non scriverei un inno a un partito, come De Gregori", afferma forse riferendosi alla partecipazione canora di quest'ultimo alle manifestazioni di Alleanza democratica). A cominciare da Ivano Fossati che ha regalato la sua Canzone popolare alla campagna elettorale dell'Ulivo. Ma che bisogno c'era di quell'accenno alle frequentazioni politiche con Gianfranco Fini?
Buttarla in politica, appunto. Per prendersela con Sting che aveva acquistato la villa rinascimentale "Il Palagio" a metà strada tra Firenze e Arezzo, il settimanale locale Il Valdarno ironizza sulla fragilità della fede "ecologista e progressista" della celebre rockstar. Ma anche Amedeo Minghi deve sottolineare su Sette le divergenze di vedute che lo dividono nientemeno che da Giovanni Paolo II davanti al quale si esibisce in concerto. Fervente cattolico?
Macché: "Mi considero un liberale. E stravedo per il mio amico Marco Pannella". E ancora, marcando un dissenso davvero radicale: "Se me lo chiedesse, gli direi: «Santità, scusi, ma sulla contraccezione non sono d'accordo»".
E' come se si fosse acuito il bisogno pressante di esternare politicamente, di non appagarsi della mera arte di cantare e comporre canzoni che pure dovrebbe essere la ragione d'esistenza di cantanti e cantautori. Molto di recente le cronache hanno segnalato una vivace polemica tra il presidente della Camera Luciano Violante e il cantautore Fabrizio De Andrè dopo che il cantante di Marinella si era lanciato in rischiosissime e scandalosissime esercitazioni socio-culturali a proposito della 'ndrangheta e della sua presunta capacità di creare lavoro tra i giovani del Sud.
L'anno scorso una intensa disputa si era scatenata circa la collocazione di Claudio Baglioni, chiamato a Torino per presentare un volume di Liberal al Salone del Libro ma nello stesso tempo ridiventato di "sinistra" grazie allo sdoganamento televisivo di Fabio Fazio.
Sembravano polemiche chiuse ma sull'ultimo numero del settimanale Liberal Baglioni salva capra e cavoli quando viene sollecitato a ricordare la sua giovinezza di compratore di dischi mentre parte la "campagna per la riduzione dell'Iva applicata sui prodotti musicali lanciata in questi giorni dai Democratici di sinistra e dalla Sinistra giovanile, che ha in Giovanna Melandri la promotrice e madrina". Direbbe Edoardo Bennato, che non si dichiara né di destra né di sinistra: sono solo canzonette.
O forse no.
segnalato da Andrea