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Rassegna stampa - domenica 7 aprile 1996 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Epoca - 07/04/1996

Venticinque tonnellate di riflettori e casse acustiche, sei chilometri di cavi, sette TIR e un pullman.
Azienda Baglioni
"Epoca" è andata a curiosare tra le quinte del più grande spettacolo dell'anno. E vi racconta, come nessuno ha mai fatto, che cosa c'è davvero dietro ad una grande tournée.

di Marco Imarisio

Si chiama "tour rosso", e tradotto in cifre significa 50 serate in 19 città, una media di 10 mila spettatori a sera. Un successo annunciato per Claudio Baglioni, 45 anni, da trenta in carriera, ultima presenza in hit parade con Io sono qui (650 mila copie vendute). Uno spettacolo ambizioso, a metà strada tra il concerto tradizionale e il teatro. E costoso: ogni serata 140 milioni, con 130 persone impegnate per oltre tre mesi, dal 23 gennaio fino al 27 aprile. Ma come vive la tribù-Baglioni? Chi sono gli uomini che la compongono? Quali mezzi usano? Epoca ha seguito, minuto per minuto, questo che è già stato definito lo show dell'anno. E ve lo racconta, come nessuno ha mai fatto prima, da dietro le quinte.

I trasporti. Tutti su strada. Per una tournée di 9 mila chilometri, la troupe viaggia a bordo di un pullman, 4 van e 15 auto. La seguono 7 autoarticolati dove sono stivati gli strumenti e gli impianti audio e luci.

La mensa. La cucina è ospitata su un pullman. A fine tour i tre addetti al catering avranno preparato oltre 100 mila pasti. Due menu, normale e vegetariano. Uguali per tutti, da Baglioni ai facchini. In un giorno se ne vanno 30 chili di pasta, 20 di carne, 7 di pesce, 20 di verdura, 40 di frutta, 200 litri di acqua e 100 di bibite. Niente alcolici: non sono indicati per chi si deve arrampicare a 8 metri da terra per montare gli impianti. Si mangia a turno in relazione agli orari delle prove.

La lavanderia. Una guardarobiera ha l'incarico di ritirare ogni giorno gli indumenti e la biancheria usati dallo staff. Per ogni tappa è stata prenotata una lavanderia, che per quel giorno lavora solo per la tribù: basti pensare che durante un concerto si usano 100 asciugamani.

La "troupe". Baglioni si esibisce con 8 musicisti. Il pubblico vede solo loro sotto le luci. Non sa che dietro c'è il lavoro di 100 persone, alle quali se ne aggiungono in ogni città altre 30 tra facchini e servizio d'ordine locale. Tecnici del suono e delle luci, macchinisti, responsabili della sicurezza: tutti vestiti di nero, durante lo spettacolo, per non farsi notare. Una comitiva cosmopolita, formata da italiani, inglesi, neozelandesi, tedeschi e russi.

L'accordatore. A Stefano Rabaiotti, 32 anni, da Paullo (Milano), prima del concerto è affidato il compito di accordare il basso e sistemare la batteria. Durante lo show resta accovacciato dietro i tamburi, pronto a ogni evenienza: passare le bacchette al batterista (in media 6 volte a concerto), cambiare le corde dei bassi (un'operazione che alla fine della tournée avrà ripetuto almeno 250 volte). Negli ultimi 5 anni ha fatto
17 tournée. Dieci mesi all'anno sempre in viaggio. E un free lance, tolte le tasse guadagna 4 milioni al mese.

L'angelo custode. Donella Gianolio, moglie di un chitarrista della band, è l'assistente personale di Baglioni. Gli prepara gli abiti, lo segue nei camerini. "Claudio è una persona pignola, un perfezionista: vuole sempre avere tutto sotto controllo. E anche coraggioso: quando si è fatto male al ginocchio non se ne è accorto nessuno. Ha continuato a cantare, ed era una cosa grave: 10 giorni di gesso, la tournée interrotta. Solo all'intervallo, quando si è accasciato nel camerino, mi sono resa conto che si era fatto male".

I "registi". La comitiva ruota intorno a Roberto De Luca, titolare della Milano Concerti, che ha seguito la tournée dalla progettazione alla vendita dei biglietti, e a Pepi Morgia, l'ideatore del concerto (con Baglioni) e regista dello show. 47 anni, genovese, Morgia passa con disinvoltura dalla direzione del tour mondiale di Elton John a quello di Pavarotti, da De Andrè a Massimo Di Cataldo.

Il palcoscenico. La novità assoluta del concerto è l'assenza del palcoscenico, voluta da Baglioni per avere un rapporto ravvicinato con il pubblico. La band suona al centro dei palasport, su un'area di 15 metri per 28. E' lo spazio occupato dal campo di basket. A dirla così sembra facile: si entra, si suona. Invece no. Perché per consentire al pubblico la miglior visibilità, per terra ci sono solo le macchine per gli effetti scenici. Due per il fumo­ambiente, la nebbiolina che si alza sulla scena. Altre due per produrre il fumo basso, che tiene i musicisti con i piedi tra le nuvole: sono le stesse utilizzate dai Rolling Stones nell'ultima tournée mondiale. Per alimentarle ogni sera vengono consumate 700 mila lire d'olio.

Le "grate" sospese. L'impianto audio e l'impianto luci (152 amplificatori, 500 corpi illuminanti con 90 proiettori monitorizzati per un peso di 25 tonnellate) sono appesi a 8 metri da terra. Per sorreggerli si utilizzano due strutture metalliche: la prima, il "grid", viene appesa al tetto. (Di grid la troupe ne ha due: uno viene montato, l'altro spedito verso il successivo palasport). Il grid serve a reggere il peso dell'"americana", un altro graticcio in lega di alluminio di 16 metri per 26. Per sollevare le due strutture vengono impiegati 16 motori, per montarle sono necessarie 25 ore di lavoro: tutto il giorno precedente il concerto e le prime ore del giorno dello spettacolo. Per collegare luci e altoparlanti sono stesi 6 chilometri di cavi e fili. In confronto al peso e al numero delle attrezzature i "ferri del mestiere" dei musicisti sono poco più di un bagaglio a mano: 20 chitarre, 5 bassi, 2 batterie, 10 tastiere. Bazzecole.

Le consolle spaziali. L'apparecchiatura più costosa, da imballare e custodire come una reliquia, è la consolle che durante il concerto controlla l'audio, il mixer e gli effetti sonori. Costa 150 milioni, sembra un desk di Cape Canaveral, ed è "il regno" dell'ingegnere del suono: Maurizio Maggi, 36 anni, modenese, fratello di Umby Maggi, uno dei fondatori dei "Nomadi". Durante i concerti è l'unica persona a essere collegata tramite un auricolare con Baglioni e i musicisti. E' il responsabile dell'acustica in sala. Le 10 mila teste che gli ballano intorno non sono persone, ma fonti di decibel: "Chiunque urli o canti vale 3 mila watt di volume: devo tenere conto per regolare l'acustica". In quanto a tecnologia non scherza neanche la consolle delle luci. E presieduta da 2 operatori: per tutto il concerto, tramite cuffia, ascoltano il tic-tac di un metronomo per poter cambiare le luci andando a tempo con la musica. Davanti a loro 4 computer controllano 90 proiettori motorizzati comandati da una regia computerizzata. A ogni canzone corrisponde un programma: basta schiacciare il tasto "invio" e i 90 proiettori funzionano autonomamente.

I ballerini. Se la musica è il piatto principale dello spettacolo, il contorno è a cura della "Compagnia dei Colori", 16 ballerini (8 uomini e 8 donne) selezionati 2 mesi prima della tournée: ragazzi tra i 20 e i 25 anni che accompagnano Claudio in scena e "illustrano" le sue canzoni con numeri di ballo e di mimo.
Tutto programmato. La durata del concerto (3 ore e un quarto), le canzoni (23 più 2 bis, ognuno con 2 brani rigidamente stabiliti), persino i cambi d'abito (6 volte) e i movimenti di Baglioni, tutto è in "scaletta".
Le passeggiate tra il pubblico di Claudio consentono, per esempio, di smontare o montare una pedana. Anche un suo gesto può essere un messaggio in codice ai tecnici del suono: non si sente in cuffia, urgono rimedi.

La stella polare. Baglioni canta e balla su un tapis roulant. Senza mai perdere l'orientamento: merito della sua "stella polare", una semplice lampadina rossa, l'unica luce che non si spegne mai durante lo show, collocata all'estremità del graticcio metallico.

Gli scherzi. Durante il concerto Maurizio Maggi è sempre collegato con Claudio e i musicisti. Non mancano le battute e i pensierini. Tipo: "Guardate quella biondina in terza fila" o "Stasera l'acustica è pessima, cavoli vostri". E neanche gli scherzi: siccome anche il meticoloso Baglioni ha le sue manie e ogni sera, quando il chitarrista Paolo Gianolio getta il plettro per terra, lui si china a raccoglierlo, ogni tanto un plettro viene incollato sulla pedana...

Cambio d'abito. Durante il primo bis (Acqua nell'acqua) c'è il momento più delicato dello show: tutti i ballerini irrompono sulla scena con un telone double face (le onde del mare da una parte, le stelle del cielo dall'altra) e ricoprono la pedana, Baglioni compreso. Questione di attimi: Donella arriva di corsa, si intrufola sotto il telone e aiuta Baglioni a cambiarsi. Poi esce dalla scena inosservata. Il concerto finisce con l'ultima trovata scenografica: dall'alto calano tendoni rossi che coprono la pedana.
Il servizio d'ordine. Per favorire il contatto con i fan, non ci sono transenne. Imponente quindi la sorveglianza. Il numero degli addetti varia a seconda della capienza dell'impianto: mai meno di 50, una punta di 120 durante i tre concerti di Milano. Un piccolo esercito. Diviso in due: gli addetti alla sicurezza della tournée, membri dello staff, e il servizio d'ordine locale, reclutato sul posto. Il responsabile è Mirko Zini, milanese, 21 anni. Ha due compiti: istruire il servizio d'ordine locale, tutti marcantoni abituati a usare le maniere forti ("Ed è esattamente quello che non deve accadere qui") e proteggere Baglioni durante i suoi "bagni di folla" insieme a Fabio Marsili, guardia del corpo e autista di Claudio.

Il dopo. Se il concerto successivo si tiene in un'altra città, appena la band smette di suonare vengono smontate le macchine per il fumo e il tapis roulant. Mentre è in corso l'operazione è già iniziato lo smontaggio delle griglie metalliche e degli impianti luci e audio. Calare a terra tutta la struttura, smontare i tubi di alluminio e riavvolgere cavi e fili richiede 2 ore e mezzo al massimo. Poi tocca ai facchini caricare e stivare tutte le apparecchiature sui camion. Alle 3,45 la carovana può ripartire per un altro palasport, un altro concerto.



L'orario di lavoro? Dalle 10 del mattino a notte fonda
Così è scandita la giornata della troupe

E appena finito il concerto si svuota tutto. Cronometro alla mano.

Ore 10: troupe entra nel palasport, dove, già dalla sera prima, è iniziato il montaggio delle strutture.

Ore 13: pausa pranzo. Musicisti e tecnici mangiano al catering, approntato in una sala del palasport.

Ore 15: i tecnici del suono iniziano il line-check. E' l'operazione di controllo degli strumenti per verificare che siano tutti collegati, accordati e funzionanti.

Ore 17: Baglioni e i musicisti iniziano il sound-check, le prove del concerto. Insieme all'ingegnere del suono Baglioni controlla anche l'acustica della sala.

Ore 18: nel palasport entrano i "clabbers", ovvero i soci del "Clab", l'associazione fondata da Baglioni lo scorso anno. I membri sono 5 mila e godono di alcuni privilegi quali poter assistere alle prove ed entrare in sala prima dell'apertura dei cancelli.

Ore 19: finisce il sound-check. I musicisti in genere si ritirano una mezz'ora prima, mentre Baglioni resta a provare da solo al pianoforte. Vengono aperti i cancelli al pubblico.

Ore 19,10: conferenza stampa di Baglioni, a uso e consumo di radio e giornali locali. Dura mezz'ora.

Ore 19,50: tecnici e musicisti consumano un breve pasto al catering. Gli addetti al servizio d'ordine, che stanno ultimando i preparativi in sala, hanno mangiato in precedenza. Baglioni si sottopone anche a una breve seduta di fisioterapia con il suo medico personale, Salvatore Mancuso, per i postumi dell'infortunio al ginocchio sinistro che lo ha costretto a sospendere il tour per 12 giorni. I ballerini della "Compagnia dei colori" si scaldano eseguendo esercizi di stretching.

Ore 21: inizia il concerto, che dura 3 ore e 15'. Vengono eseguite ventitré canzoni. Dopo la dodicesima (Ninna nanna) c'è un intervallo di un quarto d'ora. Due i bis concessi, ed entrambi di 2 canzoni.

Ore 0,30: mentre il pubblico sfolla dal palasport, inizia l'operazione di smontaggio delle apparecchiature: per prima cosa vengono smantellate le pedane e il tapis roulant. Poi le macchine fumogene e infine le consolle per le luci e per l'audio. Quindi inizia lo smontaggio delle griglie metalliche appese al soffitto del palasport: l'operazione dura solo 2 ore e mezzo, mentre ai facchini ne occorrono altre due per stivare tutto il materiale nei camion.
Dopo il concerto Baglioni si sottopone a una ulteriore seduta di fisioterapia, che dura in media quaranta minuti.

segnalato da Cristiana Borghi

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