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Rassegna stampa - mercoledì 7 febbraio 1996 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Il Mattino di Napoli - 07/02/1996
Debutti.Tutto esaurito ieri al Palamaggiò per il primo dei quattro concerti del cantautore romano ispirati al disco Io sono qui.
Baglioni, eccolo di nuovo. E non sono solo canzonette.
Palco in mezzo al pubblico,passi di danza e ballerini, tapis roulante e bombardamento di luci per uno spettacolo multimediale.Da un medley dei vecchi successi, intonati a squarciagola dai fans, ai brani più recenti.E poi 'Reginella' riveduta e corretta.
di Federico Vacalebre
Caserta. Dev'essere frustante essere prigionieri di un meccanismo che si è contribuito a costruire. Dev'essere duro voler cambiare pagina e invece essere condannato- si fa per dire- a fotocopiare per la milionesima volta ''canzoni che non si sa mai se sono tasse da pagare o doni dal cielo''. Non è semplice, insomma, essere Claudio Baglioni, il più amato dalle italiane, oggi più che ieri: sono caduti i muri ideologici e anche a sinistra, dopo aver scoperto che ''Claudio è un compagno'', il mito di Baglioni ha pochi rivali. Ma, oltre che duro e frustante, è divertente, almeno a vedere come il divo Claudio si destreggia nel catino del Palamaggiò, nel primo dei quattro ''tutto esaurito'' casertani: ha messo il palco in mezzo al pubblico, perché, spiega'' i palazzetti sono fatti per ospitare gli spettacoli al centro'' e trasforma il concerto in show multimediale. Non che sia diventato Prince o Michael Jackson, ma qualche passo di danza, sia pure imbarazzato, lo abbozza, mentre si muove su un tapis roulant copiato, per sua stessa ammissione, dai tour di Peter Gabriel.
Bombardato dalle luci disegnate da Pepi Morgia, circondato da ottimi musicisti (su tutti Danilo Rea) e da ballerini volenterosi ma poco creativi, il cantautore non vuole restare prigioniero del coro-karaoke-mare d'amore che le fans gli tributano. Perché, ancora oggi, sono le donne ad amarlo di più, quasi si trattasse del nuovo Gianni Morandi, di un secondo eterno ragazzo. Come Morandi, col passare degli anni sembra diventare più bello, bravo e maturo. Ma se il ragazzo di Moghidoro ha dovuto conoscere la polvere per risalire sull'altare, quello di 'Porta Portese' no: si è concesso qualche pausa, certo, ma non ha mai sbagliato un colpo.
E per questo l'osannante folla casertana digerisce senza problemi il suo repertorio recente, più vicino in fatto di testi al Panella allitterato e dislessico della stagione battistiana che a versi come 'passerotto non andare via'.
Io Sono Qui: il titolo dell'ultimo album di Baglioni è una sorta di dichiarazione d'intenti, un qui e adesso definitivo, la parola di un uomo che non vuole più essere intrappolato nei facili stereotipi del mondo della canzonetta. Ecco allore che ''Avrai'' assume i toni di una stornella rock,''Poster'' diventa un improbabile rap minore, mentre i pezzi dell'ultimo cd sono proposti quasi in blocco, quasi a richiamare la cadenza cinematografica con cui sono stati concepiti.
Ma la vita non è un film, la vita- e il concerto, anzi lo show- è adesso, proprio nello stesso momento in cui qualche navigatore multimediale sarà entrato nel sito internet di Claudio.Il cantante delle ragazzine sa di essere stato accettato anche dall'intellighentia della canzone d'autore, ma non per questo snatura se stesso. Guardatelo: imbraccia la chitarra e
sette-otto-mila voci cantano con lui e per lui'' Questo piccolo grande amore''. E si sgolano come dei dannati per il medley che cita schegge di 'E tu', 'amore Bello',' Solo', 'Sabato Pomeriggio', 'E tu come stai'
Forse a Baglioni pesa un po' cantarle, ma sa che sarebbe snobistico ed inutile cancellarle dalla scaletta, come rinnegare i primi amori o il primo passato. Se oggi 700mila persone comprano 'Io sono qui' e altre centinaia di migliaia corrono ad ascoltarlo ovunque si esibisca, e soprattutto per quelle canzoni che diventano ora grimaldelli per avere accesso al nuovo Baglioni.
Quello della sua 'Reginella'. La rilettura del capolavoro targato Bovio e Lama è coraggiosa, ardita: rilegge e aggiorna senza oltraggiarla la storia di un amore dolente targata 1917.Il Palamaggiò la canta a squarciagola, alternando la versione originale con quella di Claudio, usando una canzone per quello che dovrebbe essere: veicolo di espressione ed emozione, un qualcosa di impalpabile e leggero di cui impadronirsi.
''Notte di note'' e la stesa 'Reginella' mostrano, tra l'altro, il cantautore al meglio della forma:una gamma vocale estesa e varia, capace di passare con agilità da un registro grave a uno acuto, utilizzando con sapienza l'arte della respirazione per mantenere un gorgheggio e magari sporcarlo subito dopo con un tono arrochito. Gran melodista, il cantautore sembra morire dalla voglia di rompere la consuetudine dei giri armonici, negare la struttura della forma canzone, utilizzarla solo come pretesto narrativo. Una ricerca che non gli ha fruttato ancora capolavori, ma il suo capolavoro più importante forse è proprio in questa voglia di nuovo, senza rinnegare il passato.
segnalato da Alfonso