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Rassegna stampa - domenica 29 ottobre 1995 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su Radio Corriere TV - 29/10/1995

Claudio Baglioni: dal silenzio all'hit parade
Vi sono mancato? Ora sono qui.


di Paolo Zeffiri

foto A cinque anni da "Oltre", il cantautore romano torna con un album dal titolo chilometrico, "lo sono qui (tre le ultime parole d'addio e quando va la musica)" ed è subito successo. Per la gioia dei fan, che ora lo aspettano in tournée, degli appassionati di cinema, grazie a un linguaggio molto simile a quello della decima musa, e la disperazione dei "karaokisti", alle prese con una serie di canzoni difficilmente cantabili


Un lungo, ostinato silenzio. Cinque anni a prendere appunti, a riordinare suoni e parole con una cura a dir poco ossessiva, per poi disporre il tutto, con la pazienza di un orologiaio, in settantaquattro minuti di musica, strutturati e poi "montati" come sequenze di un film: si intitola Io sono qui (tra le ultime parole d'addio e quando va la musica) l'album che segna il ritorno sulle scene di Claudio Baglioni. Un lavoro lungo e ricco di idee, spunti, postille, rimandi, didascalie e note a margine, che mostra in azione un musicista ormai costantemente impegnato nella ricerca di soluzioni nuove e di idee originali. Ma anche un lavoro tormentato, del quale vediamo i frutti ma non la fatica fatta per coglierli, né i ripensamenti, le cancellature, le piccole ma costanti migliorie che lo hanno certamente accompagnato fino alla nascita. Oggi comunque, nel presentare la sua nuova fatica, Claudio appare sereno e soddisfatto. Anche perché, come canta nel brano che dà il titolo all'album, "tra sparare e sparire preferisco ancora sperare".

Storie d'amore e di vita quotidiana, riflessioni, considerazioni amare, sprazzi di ironia e parole che esprimono fiducia. Ma c'è un filo conduttore in Io sono qui?
"Probabilmente, più di ogni altra cosa, è la voglia di raccontare la vita e la sua rappresentazione, il tracciato che collega e separa vita e commedia, e quanto noi ci comportiamo e meno da attori. Io sono qui rappresenta la voglia di esserci, proprio oggi che il difficile non è tanto dove andare, ma dove stare".

L'album è diviso in primo, secondo, terzo e quarto tempo, c'è un intervallo e anche i titoli di coda. Come nasce l'idea di questa scansione cinematografica?
"All'inizio del lavoro non c'era un progetto definito né una destinazione prevista. L'unico proposito che ci animava era quello di non fare un disco che si adagiasse su una particolare tendenza. Poi ci siamo accorti che il percorso che avevamo intrapreso aveva un linguaggio molto simile a quello del cinema, con l'uso che abbiamo fatto di suoni e di rumori, e allora sono nate quelle introduzioni che hanno la forma di piccole sceneggiature esterne alle canzoni".

Un aspetto molto significativo dell'album e' rappresentato dai testi, che mostrano a tratti raffinate acrobazie verbali. È sempre l'aspetto più difficile delle tue composizioni?
"Quella delle parole è la parte più scabrosa della mia storia almeno da dieci, quindici anni. Io ho iniziato come cantante, e solo più tardi ho cominciato a scrivere canzoni, o meglio musiche, perché i "pensierini" sono arrivati ancora dopo. In ogni caso, in genere scrivo dopo aver composto la musica, cercando di usare i testi per creare un altro suono che accompagni la melodia".

A chi e' diretta oggi la tua musica?
"Mi sono dibattuto per anni per cercare di capire a chi poteva essere diretta la mia musica. Oggi trovo che sia un problema superato. Le persone hanno capacità superiori sia a chi fa da tramite sia agli stessi protagonisti. Basti pensare che il mio album precedente, Oltre, un disco non semplice, è stato accettato, metabolizzato poi persino amato dal pubblico".

Anche questo album, comunque, non sembra nato per cercare il consenso del pubblico: non sembra molto "cantabile".
"Mi rendo conto che le canzoni di quest'album difficilmente saranno eseguite da altri, che per i "karaokisti" sarà dura. Ma voglio sottolineare che, nonostante le apparenze, si tratta di un disco molto “casalingo”. Rispetto al lavoro di preproduzione, fatto appunto a casa con apparecchiature abbastanza professionali, la fase in studio è stata breve. Quello che mi interessava era che i musicisti partecipassero direttamente alla costruzione del disco, come è successo con Pasquale Minieri, con Tommaso Vittorini, Paolo Gianolio, e poi Vinnie Colaiuta, Pino Palladino, Danilo Rea: è importante avere vicino persone che vivono con te oltre la musica. E questo è stato possibile persino con l'orchestra, quella della Scuola di alto perfezionamento di Saluzzo: abbiamo passato due settimane insieme, e alla fine il risultato è stato positivo, molto diverso da quello che si sarebbe potuto ottenere da un musicista consumato che legge ed esegue una partitura".

Come sono stati i cinque anni che ci separano da Oltre?
"Fino alla fine del '92 ho girato l'Italia con una serie di spettacoli. Poi con Minieri e Vittorini ci siamo messi a pensare a questo disco. Posso dire di non avere avuto una vita personale separata dal lavoro, non c'è nulla di particolarmente interessante che sia successo parallelamente. Mi sono buttato nelle canzoni. E ho mangiato, ho bevuto, ho fumato sigarette".

E il mondo esterno?
"Ho assistito alla confusione generale con una grande voglia di distacco, sperando di poter capire meglio quello che stava accadendo. L'Italia di oggi è un Paese in cui manca la cultura dello stare insieme, in cui manca correttezza anche nelle piccole cose. A un certo punto ho avuto l'impressione che qualcosa potesse cambiare, ma poi tutto si è dissolto in grande velocità".

Tra le tue ultime sortite c'è quella contro Anonimo Italiano...
"Guarda, la cosa non mi ha disturbato fino al momento in cui non ho pensato che c'era chi ci speculava sopra, e persone che venivano manipolate. Non credo che questo tipo di operazioni facciano bene, perché possono stimolare altri esperimenti di imitazione. Io, in realtà, se ci fosse stato ancora il programma di Sabani mi sarei presentato come imitatore dell'Anonimo".

Come sarà il prossimo tour? Ballerai ancora sul palco?
"Ho sempre sognato, come si dice a Roma, di essere uno dei "meglio tacchi", ossia di saper ballare bene. Non ho mai avuto questa dote, però l'ho fatto lo stesso. Quanto al prossimo tour dovrebbe partire a fine dicembre. C'è già qualche piccola idea. Continueremo a fare spettacolo, questo è certo, e non solo a riproporre le canzoni del disco".

E il prossimo album? Appuntamento tra altri cinque anni?
"No, per carità. Arriverà molto, molto prima".

segnalato da Cristiana Borghi

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