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Rassegna stampa - marted́ 6 settembre 1994 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Gazzetta dello Sport - 06/09/1994
rcs.it
Mare conquistato
di Claudio Baglioni
Il giorno in cui imparai a nuotare era un giorno come un altro. Avevo meno di 9 anni e forse più di 8 e a nove anni uno non può non saper nuotare Così decisi. Basta camere d'aria, braccioli, corpetti, ciambelle. Basta con quel rapporto passivo e perdente verso questo cielo rovesciato che chiamano mare. A quel tempo il mio cielo d'acqua era prospiciente ad uno stabilimento balneare chiamato il Lido del carabiniere. Tutte le mattine verso le sei e mezza, mezzo di me (l'altra metà restava a letto) e mia madre uscivamo di casa carichi come portatori di safari, per raggiungere il luogo d'appuntamento con un pullman grigioverde dell'Arma. Il primo giorno mia madre salendo esclamò orgogliosa: "Hai visto, siamo i primi!". Il che volle dire per un mese alzarsi a notte fonda e al ritorno, poiché il pullman faceva il percorso al contrario, tornare a casa per ultimi sfatti e infornati.
La mattina il viaggio prevedeva oltre a qualche battibecco sull'apertura dei finestrini e "guarda che se mangi adesso, dopo non fai il bagno", alcuni cori molto vispi e molto stonati. La sera, al rientro, oltre a qualche discussione sulla chiusura delle tende e "guarda che se mangi adesso dopo non ho voglia di cucinare", alcuni cori molto stanchi e molto stonati. Ma quando s'arrivava era sempre un'esperienza diversa. Appena passate le casette di Focene (tra Fiumicino e Fregene) ci si preparava con differenti tattiche per lo scatto verso la porta del pullman e relativa fuoriuscita. Il momento era cruciale perché scendere in fretta significava riuscire a prenotare una mezz'oretta di pattino, un turno decente per il pranzo alla mensa e spogliarsi per primi in cabina. Da non dimenticare poi i posti più buoni per l'ombrellone. Un attimo di tregua e via, si ripartiva verso il mare. E così il giorno passava veloce (anche perché alle 18 si ripartiva) e quindi già due ore prima iniziava la cerimonia... di chiusura.
Erano bei giorni e un bel giorno lasciai a terra il mio salvagente a forma di airone e m'immersi nei primi 20 cm di mare tutto disteso a nuotare. Era un po' che stavo dimenandomi sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, quando capii che avrei dovuto osare di più. E piano piano m'inoltrai. "Eccomi osare, sto arrivando", scoprii che era molto più facile di quanto pensassi. Specialmente bere. Ma ora non toccavo più. Ed ero troppo piccolo per sapere che in questi casi è meglio toccassi. Aprii le braccia. E il mare fu mio.
segnalato da Cristiana Borghi