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Rassegna stampa - giovedì 4 luglio 1991 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
La Nazione - 04/07/1991
Fans di Baglioni e le comparse dell'Aida insieme in piazza
Roma, un giorno per la musica
di Elena G. Polidori
ROMA - "Strada facendo vedrai che non sei più da solo...". Una delle canzoni più famose di Claudio Baglioni. Un gruppo di giovani, di città e di età diverse, la sta cantando in coro: "E' la nostra colonna sonora - spiega Antonella, 16 anni - per una serata da ricordare". Si sono conosciuti quasi per caso, pochi minuti prima, davanti ai cancelli dello stadio Flaminio. Insieme dicono di aver voglia "di riscoprire il valore dei sentimenti, dell'amore; sentiamo il bisogno di sentirci puliti". E, forse, con quel coro un po' stonato, il gruppo di ragazzi accaldati e sudaticci lancia un messaggio. Nessuno di loro, nessuno dei quarantamila di ogni età confluiti a Roma da tutta Italia per Baglioni "ha il diritto, stasera, di sentirsi da solo".
Roma, per un giorno, ha sposato la musica. Mentre la legione dei quarantamila bivacca sotto il sole cocente al Flaminio, a Piazza del Popolo trecento comparse dell'Opera mettono in scena, dal vivo, la marcia trionfale dell'Aida. Cavalieri, sacerdoti, ancelle, schiavi e soldati hanno sfilato per le vie del centro fino a piazza di Spagna, marciando sulla musica verdiana scandita dalle trombe egizie.
Il parallelo tra i due eventi a qualcuno è sembrato stridente. Eppure questi spettacoli, lontanissimi tra loro per gusto musicale e affinità, sono stati capaci, insieme, di coinvolgere decine di migliaia di persone, di fermare mezza città in nome della musica.
Alle 16,30, quando mancano ancora quattro ore all'inizio del concerto, i piazzali intorno allo stadio Flaminio sono già stracolmi di gente. All'imbocco del viale ci sono gli immancabili bagarini. Si vende a 40 mila lire a biglietto, ma il prezzo è destinato a salire. I ragazzi, però, comprano. Molti di loro, venuti dalle punte estreme del Paese, hanno trovato le rivendite autorizzate già esaurite: "Per un evento come questo - spiega Nicola, 18 anni, di Milano - è normale che sia così".
Occhialetti rotondi, faccia intelligente da intellettuale in erba, il giovane Nicola comincia a spiegare "perché Baglioni è diverso da tutti". Chiama anche altri a raccolta, indice una sorta di summit, vuole confrontare le sue idee: "Non è vero - spiega - che Claudio canta banalità, che dice sempre le stesse cose, che idealizza sentimenti che non esistono più. Noi abbiamo bisogno di sentire queste banalità, di credere ancora che ci siano dei valori come l'amore, l'amicizia, la solidarietà". Anche per Pino, 25 anni, di Latina, Baglioni ha "qualcosa di diverso": "Lui riesce a tradurre in parole e musica - commenta - quello che tutti noi sentiamo. Solo che noi non siamo capaci di scriverle. Dice cose semplici che capiscono tutti perché tutti, in un modo o nell'altro sono protagonisti delle sue canzoni".
Poco più in là Francesca, 15 anni di Fabriano ascolta e condivide. Con lei ci sono i suoi genitori, Mauro e Silvana. Non l'hanno accompagnata solo perché "è troppo piccola". Ammettono di essere stati proprio loro ad "iniziarla" alla musica del cantautore romano: "Prima - spiega il padre - io e mia moglie sentivamo con piacere le sue canzoni romantiche. Poi abbiamo cominciato a leggere i testi e siamo rimasti sorpresi dalla profondità di alcuni brani. Baglioni non è della nostra epoca. Noi siamo più per Gino Paoli, per Fred Bongusto. Eppure lui ci comunica qualcosa che non ha età; il valore dei sentimenti". Ma c'è anche chi fa suonare un'altra campana: "Baglioni mi intristisce - dice Paolo, 18 anni, di Roma - e io non ho nessuna voglia di sentirmi a terra, voglio sentirmi vivo. Qui mi ci hanno portato per forza i miei amici, ma appena posso scappo...".
Il sole scotta ancora. A pochi chilometri di distanza le trecento comparse dell'Opera di Roma si stanno preparando per la sfilata. Il corteo è aperto da due valletti in abiti settecenteschi e da una maschera. "Un'ideale introduzione a teatro per tutta la gente - spiega Giampaolo Cresci, sovrintendente all'Opera di Roma - proprio come è stato fatto nel '38, per l'inaugurazione della stagione. All'epoca il corteo arrivò fino alle Terme di Caracalla. Questa volta ci limitiamo a Piazza di Spagna. Ci è sembrato un modo simpatico per invitare tutta la città all'opera, a riscoprire la cultura".
segnalato da Simona B.