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Rassegna stampa - domenica 20 ottobre 1985 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Panorama - 20/10/1985
www.mondadori.com/panorama/Welcome.html
Baglioni: papà non è un esempio
Ma che cos'è mai / che mi fa credere ancora / mi riga gli occhi d'amore / e mi addormenterà dalla parte del cuore
("Notte di note, note di notte", Claudio Baglioni)
Domanda. I giovani affollano a migliaia i suoi concerti. Ma lei, i suoi giovani fan, li conosce? Quale pensa sia la loro condizione?
Risposta. Chi sono? Una parola. Questa condizione giovanile mi sembra un maledetto imbroglio, da sempre. Ricordo quella canzoncina: noi siamo i giovani, l'esercito del surf... boh.
D. E oggi?
R. Ho una sensazione molto netta. Sono senza progetti, senza sogni, senza utopie. Ripetono: vorrei abbastanza soldi, un lavoro abbastanza decente, una casa abbastanza comoda, una ragazza abbastanza carina o un ragazzo abbastanza carino. Forse è la generazione dell'abbastanza, un po' rassegnata, un po' annoiata, buttata via. Senza futuro e senza passato. Non hanno nulla alle spalle, neanche i padri.
D. E Baglioni fa loro da padre, parole e musica.
R. Ma no. Quell'assenza resta incolmabile. I padri erano disattenti, avevano tanti bisogni da colmare, tanti sogni da inseguire. Si sono accorti troppo poco di questi bambini che non erano soprammobili. Pensavano al politico, al sociale...
D. E i figli sono cresciuti...
R. Da soli, e sono rimasti segnati. I nostri genitori, dicono, hanno tanto operato ma alla fine che cosa gli è rimasto? Sono per primi i padri a fare ironia adesso a se stessi: sessantottini, sessantottardi. E anche autocritica: era una stronzata, è stata una gita, raccontano ai figli, come eravamo carini, simpatici, è finito tutto, meno male.
D. Disimpegno, disimpegno.
R. Non sentono il bisogno di cambiare il mondo. Un mondo così rabberciato, che talvolta fa ribrezzo, eppure stranamente loro lo stanno a guardare.
D. Gli va bene?
R. Non credo. I giovani non sono felici ma gli manca la voglia di reagire, di ribellarsi. Almeno è ciò che appare.
D. Sarà tutta colpa del ritorno al privato? Della riscoperta dei buoni sentimenti?
R. E' davvero bizzarro. E come se occorresse essere tutti profeti dei cattivi sentimenti. Io per esempio vengo trattato con un po' di ironia per le mie canzoni. Però i ragazzi hanno una voglia irrefrenabile di essere sentimentali, di amare e di essere riamati. Per anni li hanno bloccati, raggelati.
D. Chi?
R. Tanti pessimi maestri e predicatori: la tenerezza che schifo, sopprimetela è roba da fanciulline; i maschi pensino solo ai collettivi politici; l'amore che barba. Era un mondo più arrabbiato e rabbioso.
D. Ora le cose sono cambiate.
R. Per fortuna. Sono tornati i sentimenti, quelli più piccolini, più teneri, fatti di toccatine di mano.
D. Insomma le coppie.
R. Sembravano scomparse, quelle che si davano i bacetti sul portone, tra le inferriate. Adesso lui e lei li vedo di nuovo insieme. Quando canto dal palco vedo uno spettacolo straordinario. Abbracciati, stretti stretti, tutte quelle grandi croci fatte con le braccia alzate. E poi hanno un dolcissimo modo di camminare che si era perduto. Non saranno grandi cose, ma piccole gioie piccole malinconie.
D. Teneri, fedeli e felici.
R. In un universo sentimentale così precario la fedeltà è un optional che arriva subito, quasi di serie. I giovani vogliono sicurezze ma non sono stupidi, sanno che stanno andando verso un cielo non sereno e con un po' di turbolenze. Sanno che non c'è più lo stare insieme per la vita, ecco perché si abbracciano così forte, sembra che abbiano bisogno di cemento, di qualcosa che li tenga insieme il più a lungo possibile.
D. Questi giovani le piacciono?
R. Sì, avverto in loro una vena struggente che mi sfugge, qualcosa che mi scava un po' dentro i quattro angoletti del cuore. Se penso alle loro lettere...
D. Che cosa scrivono?
R. Sono messaggi nella bottiglia, calci in mezzo al cielo nella speranza che qualcuno risponda. La vita fa schifo, dicono. E chiedono: dove stanno le poche cose buone dell'esistenza?
D. Difficile rispondere con una canzone.
R. Già, ma le canzoni hanno anche una funzione terapeutica, guariscono, coccolano, fanno arrabbiare, giocare a carte, fanno ballare, innamorare e sognare.
D. I giovani non pensano un po' troppo alla loro felicità individuale?
R. E' vero: pensano a star bene loro e si augurano che anche gli altri non stiano tanto male. Però in fondo non gli interessa poi granché.
D. Teneri ed egoisti.
R. Oddio, non si può generalizzare. Ma veniamo fuori da un sacco di macelli e viviamo ancora in acque tormentate. I giovani hanno bisogno di questo salvagente tutto personale, credo che sia lecito. Di sicuro è comprensibile. E poi ci sono i segni di una nuova morale giovanile.
D. Quale?
R. Non vorrei essere frainteso, che i giovani abbiano bisogno di religiosità, immagino che la prossima rivoluzione sarà molto vicina a un fatto religioso.
D. Baglioni, anche lei è di Cl?
R. No, no. Sento in giro una nuova religiosità nei confronti di se stessi e dei propri simili, del mondo e della vita.
D. Si spieghi meglio.
R. Sullo sfondo c'è la riconquista della persona come valore al di sopra di tutto. E' spaventosa questa rassegnazione, questa tv che ci porta dentro casa tutte le atrocità. I giovani si accorgeranno di essere stati per molto tempo offesi, maltrattati, non riconosciuti come persone. Credo che da qui nascerà la prossima rivoluzione.
D. Nell'attesa, come se li immagina questi giovani in una sua canzone?
R. Con una mano in tasca, che frugano, che cercano di tirare fuori qualcosa.
segnalato da Cristiana Borghi