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Rassegna stampa - luned́ 15 luglio 1985 ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001

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Pubblicato su La Repubblica - 15/07/1985
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Prosegue, con grande successo, la tournée del cantautore romano. Alla Mostra d'Oltremare di Napoli erano in trentamila ad ascoltarlo

Canta Baglioni… noi cantiamo con te



di Gino Castaldo

NAPOLI - Per Claudio Baglioni non sembra esistere congiuntura negativa. L'affollamento di tournée estive, che ha scatenato foschi presagi, non tocca minimamente in cantautore romano che dovunque trova decine di migliaia di fans pronti ad aspettarlo con una voracità passionale che ha pochi riscontri in altre situazioni.
E' successo allo stadio di San Siro a Milano, a Firenze, ed ora anche alla Mostra d'Oltremare a Napoli, con almeno trentamila persone assiepate nel grande ma scomodissimo piazzale. Viene da pensare tristemente alle orrende condizioni a cui è puntualmente condannato il popolo della musica ad ogni grosso concerto, situazione che trova del tutto indifferenti le istituzioni, ma come spesso succede in questi casi, la gente va ad ascoltare i propri beniamini per celebrare una festa, e così avviene, a dispetto delle transenne, della mancanza di posti a sedere, della scarsa visibilità e così via dicendo.
Per Baglioni, poi, come si diceva, il rapporto è viscerale, di totale abbandono. Provate a mischiarvi al pubblico e scoprirete che in molte zone non si riesce ad ascoltare il cantautore perché la gente canta più forte di lui. Tutti conoscono a memoria le sue canzoni e, quel che è sorprendente, conoscono anche quelle dell'ultimo album; cantano parola per parola "La vita è adesso" e gli altri nuovi pezzi, anche se sono in assoluto i più difficili, e i meno cantabili che Baglioni abbia mai scritto in tanti anni di carriera.
Baglioni, da parte sua, in concerto è generosissimo. Suona per più di due ore con grande intensità accendendo la folla con le sue vecchie canzoni d'amore e via via con quelle più recenti e impegnate.
Si avverte pienamente nel suo concerto il percorso che il cantautore romano sta compiendo da anni, dalle canzoni più adolescenziali e sentimentali a quelle più mature e complesse, nel tentativo di entrare nel gruppo dei poeti della canzone d'autore, dal quale è sempre in qualche modo stato escluso, considerato invece come un cantore dei sentimenti più semplici, e soprattutto un grande scrittore di melodie.
Basta vedere la differenza che c'è quando canta "Porta Portese", o "Questo piccolo grande amore", tra magliette, gelati e amori estivi, e la canzone sui vecchi che ha scritto pochi anni fa, o la recente "Uomini persi". Un percorso piuttosto singolare, e anche tormentato, che forse gli ha causato non poche frustrazioni. Dalle quali pero è ampiamente ripagato dall'accoglienza del pubblico, che non gli risparmia certo affetto e partecipazione.
E' certo, comunque, che del suo repertorio, il pubblico coltiva ancora l'immagine sentimentale. Vedere per credere l'incredibile percentuale di coppiette che amoreggiano durante il concerto, prese da raptus romantici anche se in realtà Baglioni sta cantando frasi impegnative sul nostro tempo (con accenni perfino alle follie del terrorismo). Quando si può contare su una devozione così totale, diciamolo, ci si può anche permettere di far cantare il pubblico al proprio posto. E così è stato a Napoli quando è venuto l'immancabile momento di "Questo piccolo grande amore", dove Baglioni si è limitato, per una strofa, ad accompagnare il pubblico col pianoforte, come a voler dire che ormai quella canzone appartiene più alla gente che non a lui.
Quanto alla sua nuova immagine, dal vivo è più disinvolta del solito; Baglioni è più sobrio, più divertente, disposto perfino a ballare sui pezzi più ritmati, in un parossismo di fumo alla voga dei vecchi concerti rock.
Gli rimane, pero, la retorica di un tempo, il tono commosso col quale parla tra un brano e l'altro. Ed è forse questo che lo fa rimanere troppo legato alla sfera adolescenziale. Detto altrimenti è la sua assoluta mancanza di ironia a precludergli, ancora, e forse ingiustamente, un posto tra i più nobili autori della nostra canzone: un tocco di ironia che forse riuscirebbe a sdrammatizzare quella che in fin dei conti sembra, in Baglioni, una eccessiva considerazione della missione di cantautore.

segnalato da Enrico

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