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Rassegna stampa - venerdì 25 marzo 1983 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Boy Music - 25/03/1983
Quello che non sapevate di me
"Amo i jeans e gli impermeabiloni comodi…Leggo fumetti, romanzi, e guardo tanto la Tv…L'unico che invidio è Frank Sinatra…"
di Beppe Caporale
Ci si chiede spesso che cosa provi l'artista nei confronti di coloro che lo vanno a vedere: puoi mettere a fuoco i tuoi rapporti con il pubblico?
"Credo che sia una domanda che il cosiddetto artista si pone spesso: in tutta sincerità solo ultimamente sono riuscito, non dico a chiarirmi completamente le idee, ma per lo meno a rendermi conto di cosa rappresenta per il pubblico ciò che canto. E devo dire che da una parte mi ha spaventato - sarebbe facilissimo cadere nella trappola del messia - e dall'altra mi ha commosso: in conclusione mi ha lasciato pieno di stupefatta commozione, di vera e propria gratitudine per l'amore che sentono - addirittura a livello fisico - nei miei confronti".
Ma, in genere, che tipo di rapporti hai con la gente, che so, col meccanico, con l'idraulico che viene ad aggiustarti il rubinetto...?
"Credo di tutta normalità: ero un ragazzo normale, credo di essere un uomo normale. D'altronde, come ex timido - ex, si fa per dire -, per me è assolutamente inconcepibile il divismo".
Per fare il quadro della normalità è assolutamente necessario fare dei paragoni. Cosa fa un uomo normale durante la sua giornata? Come si veste? Cosa mangia?
"Oddio, è come chiedergli che cravatta ha indosso coprendogliela con la mano. Abbigliamento? Boh, qualche paio di jeans - mi pia-ciono talmente che ho ricevuto miriadi di richieste per fare pubblicità a questa o a quella marca -, camicie larghe all'americana - di oxford con i bottoncini al colletto -, maglioni, giubbotti, magari un po' strani, scarpe di gomma d'estate e stivaletti d'inverno, impermeabiloni... insomma il più possibile comodo. Ah, mi piace molto la roba di pelle, soprattutto le giacche: in ogni caso se dovessi dirti cosa mi sono messo addosso oggi... senza specchio sarebbe impossibile".
E così vestito cosa fai?
"Oggi, per esempio, sono andato a provare una chitarra nuova, poi sono passato dal meccanico a vedere se era pronta la macchina. Poi sono andato a pranzo fuori...".
E cosa hai mangiato?
"Non sono un goloso... e poi sono figlio di famiglia e quindi abituato a mangiare tutto quello che mi mettono nel piatto. Diciamo che ho un paio di cose che proprio non riesco a mandar giù come il fegato e la cucina indiana".
So che stai molto in casa: cosa fai, leggi, guardi la televisione, giochi...?
"Beh, come puoi immaginare, la nascita di mio figlio ha alterato un po' i ritmi: oggi dedico a questo misterioso giocattolo molto tempo. Per il resto come prima: leggo molto - romanzi e fumetti, Forsythe e Corto Maltese, fantapolitica e satira alla Altan, Bretécher, Bobo, Cavezzali - e, soprattutto la notte, dipendo in maniera quasi da drogato dalla Tv. Adoro il cinema e la Tv mi porta in casa tante di quelle cose che non avevo visto".
Quali sono i tuoi gusti in questo campo?
"Prima di tutto le commedie americane: non certo per i contenuti, quanto piuttosto per le meravigliose sceneggiature che soltanto loro sanno fare. Per quanto riguarda il nostro paese posso dire che dal 1962 non c'è una commedia all'italiana che mi piaccia: in particolare in questi ultimi tempi credo che stiamo veramente toccando quel fatidico fondo che sembrava non dovesse mai arrivare. Sono ancora legato alla follia al neorealismo, invece: trovo che sia stato il momento più bello e che abbia insegnato tanto, anche all'estero".
In un momento come questo, in cui si dà un'importanza basilare ai look, all'immagine, non pensi che la normalità sia un arma a doppio taglio?
"Anche se fosse così, io non posso essere altro che quello che sono. D'altronde nelle mie canzoni ho sempre talmente espresso me stesso che... oddio, te l'immagini se magari salissi sul palco, che so, con la barba di De Gregori, il berretto di Lucio Dalla, uno dei costumini di Zero... mi vengono i brividi".
É quasi d'obbligo la domanda classica dei rimpianti, delle voglie e così via. C'è nessuno dei tuoi colleghi che avresti voluto essere? Oppure, se non facessi il mestiere d'artista, cosa ti piacerebbe essere?
"Altra domanda da un milione di dollari... A proposito di dollari, forse l'unico artista che mi fa crepare d'invidia tutte le volte che lo sento è Frank Sinatra. Credo che la sua sia una voce senza possibilità di confronti, di imitazioni... ma scendiamo con i piedi per terra. No, sinceramente sono relativamente soddisfatto della mia collocazione artistica, umana, societaria - bum! -: forse, se non avessi fatto il cantante, avrei fatto il poeta. Ma è una domanda che non mi sono mai posto; fin da quando ero bambino volevo soprattutto cantare: appena potevo salivo su una sedia ed intonavo qualcosa. Devo dire, tra l'altro, che, contrariamente all'iconografia classica che vuole l'artista di successo contrastato in famiglia, io sono stato molto fortunato. Mio padre e mia madre sono stati i miei primi fan, i primi a credere nelle mie possibilità: e lo hanno fatto sacrificandosi, organizzando le claque ai miei primi concerti, convocando parenti ed amici, ricorrendo al ricatto quando ce n'era bisogno...".
Escludendo la propria compagna, qual è secondo te la donna ideale?
"Quella che non trovi mai. Mi spiego: è inevitabile che il vivere insieme porti con sé l'abitudine, anche ad amare e ad essere amati. Succede così che vieni attirato da miraggi, da persone che, necessariamente, ti mostrano soltanto un aspetto della propria personalità. No, sono dell'idea che il partner ideale non esista nel senso che in genere si dà all'espressione: ma questo soprattutto perché noi non siamo sempre gli stessi (così come chi vive con noi). Ed ecco allora che l'ideale non è mai a priori, bensì una situazione che si raggiunge solo quando si temperano certi ardori, solo quando si impara a limitare il proprio spazio: è certo che, a quel punto, è tutta un'altra specie di amore. In genere non lo riconosciamo, non ci sembra tale perché manca l'impeto degli inizi o ce lo lasciamo scappare".
BAGLIONI LIVE: LA CARICA DEI 101
Due ore e mezzo di spettacolo con un palco di sedici metri di fronte, otto di lato e due d'altezza, 480 fari colorati disposti su due americane ad innalzamento idraulico; 25.000 watt di amplificazione con un vero e proprio fronte sonoro; sul lato destro della piramide di casse una spe-cie di piattaforma, a cinque metri dal suolo, su cui è piazzato un piano Fender (alla cui tastiera, dopo i rituali momenti di buio, Baglioni concludeva i bis); sette musicisti fra i migliori disponibili nel nostro panorama: Pierino Montanari al basso, Luciano Ciccaglioni alle chitarre (elettrica ed acustica), Massimo Buzzi alla batteria, Walter Savelli al piano Fender, piano Yamaha e Roland sinthetizer, Massimo Di Vecchio al sintex Elka, minimoog e chitarra acustica, Massimo Guantini ai synth e Wilfred Copello alle percussioni, oltre a Claudio Baglioni con chitarra Ovation, elettrica Gibson e pianoforte elettrificato Kawai. Per i bis finali il piano Fender-Rhodes.
Una sessantina di persone fra tecnici del suono (6), allestitori palco (25), trasportatori-autisti (5), tecnici luci (4), addetti ai generatori elettrici (3), coordinatori impianti (4), coordinatori prove (6), road manager (1), tour manager (1), personal manager (2), oltre alla segretaria fissa del tour, organizzazione e management, stampa e promozione (10). Se a questi aggiungiamo in alcune date l'organizzazione della Dierks-mobile Studio (7 persone) che ha registrato l'album Alé-oò, la gente impegnata nella tournée 1982 di Claudio Baglioni sfiora il centinaio.
segnalato da Antonio Pascale