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Rassegna stampa - venerd́ 1 gennaio 1982 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Elleshow - 01/01/1982
Dischi facendo
di Maurizio Lupi
In passato piuttosto "avaro" nei confronti del suo pubblico, il popolare cantautore romano non sembra più restio ad entrare in sala di incisione. Il 45 giri uscito prima dell'estate e il nuovo album che si accinge a registrare testimoniano il suo cambiamento.
"L'impegno più importante, per quest'anno, è indubbiamente il mio esordio nel ruolo di papà", dice Claudio Baglioni. "Già, mio figlio Giovanni è entrato di prepotenza nella vita mia e di mia moglie Paola...".
Claudio padre, dunque. E per quanto riguarda Claudio cantautore?
"Sto mettendo a punto il mio nuovo ellepì", annuncia. "L'ho promesso implicitamente nel 45 giri "Avrai" (dedicato a Giovanni), con quella doppia sestina che voleva essere il collegamento tra "Strada facendo" e il prossimo album".
Trentun anni (li ha compiuti lo scorso 16 maggio), romano, alla ribalta da una dozzina d'anni, Baglioni in passato ha sempre centellinato le sue forze, incidendo solo otto longplaying, concedendosi raramente al pubblico per serate, tournèe, "passaggi" televisivi. Tanto per fare un esempio, quando nell'81 è uscito "Strada facendo", il suo ultimo album, Claudio era fermo già da due anni e mezzo.
Il successo del disco, unito a quello della tournée che ha poi fatto in giro per l'Italia, sembrano tuttavia aver dato la carica a Baglioni, che insolitamente si è rimesso subito al lavoro, con il singolo uscito prima dell'estate, con una nuova tournée, con la ferma intenzione di consegnare il nuovo album al suo pubblico entro ottobre.
Elleshow: Claudio, perché sei stato sempre "avaro" nei confronti del tuo pubblico?
Claudio: "Non mi definirei avaro, ma piuttosto onesto. Voglio sempre dare al pubblico il meglio di me. Non potrei certo farlo, incidendo un disco dietro l'altro. Per questo ogni volta aspetto di avere un certo numero di buone canzoni, prima di andare in sala d'incisione".
Elleshow: Le lunghe pause che in passato ti sei concesso, tra un album e l'altro, avrebbero anche potuto compromettere la tua carriera. Non hai mai avuto paura di essere dimenticato?
Claudio: "Meglio correre questo rischio che inflazionare il mercato, bombardare la gente di dischi magari mediocri, tanto per essere sempre nel "giro", finendo per stancare il pubblico. Io la penso così. E non credo di sbagliare, visto che quando poi torno allo scoperto faccio puntualmente centro. No, la gente non mi dimentica. Il "mio" pubblico mi aspetta, pazientemente".
Elleshow: Cosa ci puoi dire del tuo nuovo album?
Claudio: "Niente... Un ellepì è un po' come un figlio. Aspettiamo che nasca, poi ne parleremo".
Elleshow: Come nascono le tue canzoni?
Claudio: "Da situazioni, impressioni, sensazioni, momenti di vita vissuta... Incamero tutto, e poi filtro attraverso la musica. Si può dire che metto in musica la realtà, insomma".
Elleshow: Quante canzoni hai scritto finora?
Claudio: "Centoventi, una più una meno. Ma solo una cinquantina mi hanno soddisfatto pienamente e sono finite su un disco. Le altre restano nel cassetto Al pubblico, come ho detto prima, ci tengo a offrire solo il meglio"
Elleshow: C'è chi ti accusa di saper scrivere solo canzoni d'amore.
Claudio: A parte il fatto che questa non mi sembra una "colpa" non è affatto vero che io abbia fatto esclusivamente delle canzoni d'amore. Ne ho anche scritte molte che mettevano a fuoco sensazioni, emozioni, stati d'animo non necessariamente legati a "love story"".
Elleshow: In dodici anni di carriera in che misura pensi di essere cambiato?
Claudio: "Credo di essere maturato, restando però sempre me stesso. Da "Questo piccolo grande amore" a "Strada facendo", fino alle canzoni del nuovo album, si riconosce sempre il "marchio" Baglioni, no? Certo, musica e testi con il passare del tempo si sono affinati. Il ragazzo di vent'anni è diventato un uomo di trenta".
Elleshow: E il tuo pubblico? E' cambiato, dal '70 a oggi?
Claudio: "Direi che è diventato più ampio, più articolato. Una volta facevo presa soprattutto sulle ragazzine, sui giovanissimi. Durante la mia ultima tournée ho potuto constatare, con piacere, che vengono ad ascoltarmi anche gli adulti. Ho visto addirittura, sotto il palco, dei padri che avevano accompagnato le figlie".
Elleshow: Secondo un luogo comune, i romani sono sempre un po' distaccati, cinici, magari simpaticamente strafottenti. Se è così, tu sei un romano degenere, perché sei un tipo chiuso, schivo, timido, sensibile...
Claudio: "Guarda che anche questo è un luogo comune. Dato che non sono un estroverso, un "caciarone", molti arrivano alla conclusione che sono un orso. Ma non è affatto così. Io so ridere, scherzare, divertirmi, quand'è il caso, quando mi trovo tra amici".
Elleshow: E la tua famosa aurea in Architettura?
Claudio: "Prima o poi la prenderò. Ho privilegiato la musica, finora, trascurando l'Università. Ma non ho mai rinunciato a portare a termine gli studi".
Elleshow: Oltre alle canzoni che non ti convincono, nel cassetto hai anche qualche sogno da realizzare?
Claudio: "Sì, mi piacerebbe un giorno scrivere una commedia musicale, fare cioè un discorso più compiuto, andare al di là dei tre o quattro minuti di una canzone o del filo a volte tenue che lega i brani di un album".
Elleshow: Tu e Paola siete marito e moglie da nove anni, ma avete tenuto a lungo segreta la notizia del vostro matrimonio. Perché?
Claudio: "Per discrezione, perché erano fatti nostri, insomma. Un matrimonio è una cosa intima, privata, e io ho sempre cercato di non mescolare la mia attività artistica con la mia esistenza quotidiana. E credo di esserci riuscito quasi sempre".
segnalato da Paola