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Rassegna stampa - luned́ 5 ottobre 1981 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
Boy Music - 05/10/1981
La strada della musica
di Laura Reggiani
Il disco, fummo tra i primi ad ascoltarlo, era innegabilmente un buon prodotto, realizzato con cura quasi maniacale, supportato da testi che scivolavano naturalmente nella poesia, musicato in gran forma con l'appoggio di artisti da sala tra i più bravi e da un "mago" quale Jerry Griffin. Insomma, un bell'album con tutti ì crismi, e con in più la figura da protagonista dell'interprete capace di "vendere" e di accontentare pubblico e critica.
Eppure c'era, neppur tanto percettibile, tensione. E ansia in quest'attesa del nuovo Baglioni. Il perché ha cercato di spiegarlo più volte lo stesso Claudio: un malessere quello classico dell'artista, che ti prende quando sai all'apice e tutto ti rotola addosso: successo, notorietà, fanatismo. Quando gli altri sono si il pubblico che ti vuole bene, ma anche quella massa che ti giudica, quel bisogno di essere sempre il primo, e questo ti logora, ti fa arrivare al traguardo col fiato mozzo.
Ecco, questo Claudio Baglioni ha analizzato in se stesso, con gli altri. Per questo, volutamente, s'è allontanato per qualche tempo da quel mondo che l'aveva consacrato al successo e ha preferito riflettere, vedere chiaro dentro di sé.
"Ero in un momento di evoluzione, di crescita umana che si scontrava con quella artistica e che spesso bloccava quest'ultima. Mentre infatti scoprivo allo specchio di avere trent'anni, di avvertire dentro emozioni e sensazioni più piene, di avere insomma quel che si dice un'età, sul piano artistico mi sembrava di essermi impantanato nel Baglioni di Questo piccolo grande amore, nel cantautore che a tutti i costi per contratto doveva sfornare quel tot di dischi, doveva fare quel numero di serate, doveva essere in pista. A qualunque costo.
Io ho rifiutato, almeno temporaneamente, tutto questo, non volevo far parte dell'ingranaggio, non riuscivo neppure più a esprimere cose nuove che avessi dentro, non ero più un'identità, ma una macchina".
La crisi dunque. La ricerca di se stesso e di cose nuove da dire, la voglia di respirare aria diverso. E pubblico e critica in attesa.
"Intanto non è che io non facessi niente, avevo mille abbozzi in mente che buttavo quotidianamente sulla carta, mille idee, mille situazioni musicali. Ma erano appunto delle cose indefinite, che avevano bisogno di quel qualcosa che le realizzasse compiutamente e le unificasse".
E che cos'è successo?
"Che la situazione s'è sbloccata da sé, come un adolescente che soffre per mesi e poi un mattino si sveglia senza problemi. Un giorno, dopo tanto travaglio tutto quel materiale ha preso forma. Mi sono arreso al fatto che un disco non dovesse necessariamente essere uno "strizzato concentrato" ma si potessero limare e scegliere situazioni musicali che formassero un tutto abbastanza armonico".
Crisi superata, allora...
"Sì, artisticamente penso di aver avuto la giusta evoluzione: non rinnego con questo il Baglioni di ieri, anche perché corte matrici rimangono le stesse, sono mie, connaturate col mio modo di concepire la musica, ma un'espressione più matura senz'altro".
A giudicare dai risultati, una maturazione felice...
"Potrà essere presuntuoso dirlo adesso che il disco è primo in classifica da tanto tempo, ma ti giuro che questo Lp non è nato con l'intenzione di vendere, ma soprattutto per me, per ritrovarmi e ritrovare un nuovo contatto col pubblico che non fosse quello del "numero uno" o del "fenomeno divo". Un disco che mi è costato anni di ripensamenti, di dolore, dì fatica, ma che oggi mi ricompensa: al perché è bello vendere tanto, ma soprattutto perché è ancora più bello scoprire che non sei un personaggio legato al momento, alla moda, ma che la gente segue anche i tuoi silenzi, le tue crisi. E' stato insomma meraviglioso scoprire di avere un pubblico che ha vissuto la mia crisi, non abbandonandomi, ma maturando con me".
S'è anche parlato dell'uscita a stretto giro di un altro album...
"Era un'idea nata dal fatto di aver accumulato così tanto materiale in questi miei anni così sofferti, niente di preciso, solo un'idea, che abbiamo però accantonato visto l'entusiasmo con cui è stato accolto Strada facendo e anche perché, proprio a causa delle caratteristiche nuove di quest'album, io credo abbia bisogno di tempo per essere completamente assimilato".
E per quanto riguarda una nuova tournée?
"Mi piacerebbe moltissimo tornare a cantare in pubblico, ma così come ho aspettato anni per fare un prodotto che ritenevo buono, altrettanto voglio fare per i concerti. Sarebbe troppo facile sfruttare l'occasione favorevole, buttarmi allo sbaraglio e improvvisare uno spettacolo qualsiasi. Diciamo che lo sto preparando, sto cercando i musicisti, scegliendo il repertorio. Non so se sarò pronto entro l'anno. Di certo nei primi mesi dell'82!"
segnalato da Anna Sorrentino