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Rassegna stampa - domenica 2 febbraio 1975 |
ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2001 |
Pubblicato su
TV Sorrisi & Canzoni - 02/02/1975
Le vacanze d'amore di Claudio Baglioni
Letargo d'inverno per un'altra estate calda
Il giovane cantautore romano sta raccogliendo idee ed emozioni per il nuovo LP che uscirà all'inizio dell'estate. La sua "tana" è aperta solo per la fidanzata Paola.
di Luigi Bianco
Sulle montagne dell'Agordino (provincia di Belluno) Claudio Baglioni dimentica la musica per giocare con il sole, la neve e ... lei. Lei, naturalmente, è Paola, la ragazza che colora di sereno le emozioni poetiche del cantautore romano. Claudio non sa sciare, ma non importa. Anche lei non sa, ma non importa ugualmente. C'è sempre una slitta, ci sono le battaglie a palle di neve che riportano i due ragazzi ai giorni (non lontani) della prima giovinezza quando proprio qui ad Agordo lui scopriva i rossori dei flirts innocenti e affidava alla chitarra gentili fantasie d'amore. L'amore adesso c'è, grande e vero. L'amore ha gli occhi, il volto, la figura rassicurante di Paola. E' un amore giovane, ma già maturo, che non ha bisogno, per ora, di consacrazioni ufficiali in chiesa o in municipio. Stagione d'amore, dunque, e stagione di letargo per Claudio Baglioni, il cantautore forse oggi più amato dai giovani e che aspetta nella cuccia, nella tana, il trascorrere dell'inverno per esplodere poi, con un nuovo album, al primo sole d'estate.
Come mai, Claudio, questo letargo d'inverno?
"Un po' nasce da un'abitudine legata alla prima volta che ho incominciato a lavorare: verso la fine della primavera e l'inizio dell'estate. Un po' perché ho bisogno di lunghi periodi di stasi e di ripensamenti, periodi che coincidono puntualmente con la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno. Ma non è una scelta stagionale. Potrei anche sconvolgere quest'abitudine. Tuttavia d'inverno sei più pronto al raccoglimento, i giorni sono più ricchi di significati intimi, profondi, mentre l'estate ti invita alla gioia, alle esplosioni di entusiasmo".
Quindi tu, in questo momento, stai preparando un nuovo 33, sfruttando i silenzi dell'inverno. Quest'ultimo raccoglimento ci darà un Baglioni già conosciuto o qualcosa di diverso?
"Diciamo che sono in una fase embrionale. Il nuovo 33 non so ancora come sarà. Come prospettiva, tuttavia, vorrei continuare una certa strada percorrendo, però, una superstrada. Cerco di rivoluzionare alcune cose, e per quanto riguarda la musica, e per quanto riguarda i testi. C'è una certa rivoluzione nella mia mente: sento il bisogno di ritornare dentro me stesso, di provare a scrivere qualcosa, per me, di sperimentale e diverso come ho già fatto con "Ninna Nanna". Voglio vedere fino a che punto sono maturato accostandomi ad argomenti che non ho mai approfondito. Voglio sapere che cosa sono in grado di fare al di là del mio tema abituale dell'amore".
A proposito di "canzone impegnata", il tuo collega Francesco De Gregori ha scritto, tra l'altro, su "Re Nudo": "Inquiniamo il fiume tranquillo e tranquillizzante di Mino Reitano e Claudio Baglioni" ... E' un giudizio un po' cattivo ...
"E' una questione di gusti e di misura. Mi dispiace soltanto perché un collega dovrebbe stare attento quando parla di un altro. Io, per esempio, non posso cantare "Ninna Nanna" in TV perché è stata censurata, De Gregori, invece, può cantare, per esempio, "Mussolini era un poeta...". E poi, quale impegno? De Gregori non canta forse versi come "Prenderei una mela e me la metterei in tasca ..."? Stiamo attenti, allora, prima di formulare giudizi. Certo, oggi il territorio di Baglioni, fortunato da una parte, dall'altra è minato. In questo periodo di ripensamento, sono andato a rileggermi certi articoli, anche quelli della stampa specializzata. Tre anni fa io ero il cantautore nuovo ed impegnato. Oggi, perché ho continuato a vendere dischi, la stessa stampa parla di me in modo diverso. Eppure io non sono cambiato. Anzi. Secondo certa gente, invece, io non dovrei essere più il cantante impegnato di una volta soltanto perché ho successo. E' un ragionamento perlomeno strano".
In questi tuoi giorni di ripensamento, a parte la vacanza sulla neve, esci fuori dalla tana? Vedi gli amici? Hai qualcuno con cui verificare le tue idee?
"Per lavorare, almeno per il mio lavoro, è necessaria la solitudine. E' nel silenzio, da solo, che rivedi le tue emozioni con il distacco della memoria. Tuttavia i contatti con il mondo sono indispensabili. Certo, vedo gli amici, penso all'Università che diventa sempre più una favola perché non trovo il tempo e la voglia per dare esami. Però, nella fase di preparazione di un nuovo disco, preferisco rimanere solo. Poi, appena comincio a fare qualcosa, a scrivere i primi testi, allora ho bisogno, come dire, di un giocatore di ping pong che mi ributti la palla, che esprima un giudizio ...".
Questo giocatore è poi una giocatrice: si tratta di Paola, vero? Dicono che è molto importante per il tuo lavoro.
"Si, è lei la principale giocatrice. E' con lei che mi fermo per la verifica: e Paola gioca bene, risponde bene, non ci sono dubbi".
Questo tuo stare un po' in disparte non nasconde forse una punta di snobismo?
"Se io avessi voluto fare lo snob, avrei scelto un altro lavoro, un'altra attività. Magari io sono un po' schivo ma è, in fondo, una dimostrazione di rispetto, quasi di umiltà, nei confronti di un pubblico che è molto vasto. Io non sono un architetto, un insegnante, un professionista con il suo pubblico ristretto, con il quale puoi comportarti anche da snob. Io mi trovo davanti ad una valanga di pubblico ed allora mi diventa difficile entrare nei panni di un personaggio conosciuto da tanta gente. Ma io credo, difendendo il mio pudore, di rispettare maggiormente il pubblico, già aggredito dal mondo strano in cui vive".
Ecco: il mondo in cui viviamo. Tu canti emozioni d'amore ma sei coinvolto da quello che capita attorno a te? Sei preoccupato?
"Certo che sono coinvolto. Mi guardo in giro: come faccio a non essere preoccupato? C'è una situazione così strana: gente che corre incontro al caos e aumenta il suo bagaglio di egoismo che ha raggiunto livelli di emergenza. Tuoniamo tutti contro la classe dirigente ma cosa facciamo? Affondiamo in un mare di menefreghismo. A chiacchiere siamo saggi, buoni amici e poi, nella realtà, ci scanniamo. Allora c'è, per fortuna, il ricupero di quei momenti, sembra un sogno, in cui una persona, un paesaggio, una parola ti sorridono, sono gentili: allora io mi sento obbligato, sento l'urgenza di esprimere queste gentilezze e scrivo una canzone per Agordo, per esempio, dove non c'è niente di drammatico e affannoso. Siccome la nostra generazione, i nostri giorni sono pieni di drammi, secondo me, e qui ritorniamo al discorso di De Gregori, si dovrebbe apprezzare e non criticare chi riesce a ricreare un momento di gioia totale. Io mi sono sempre interessato a quello che succede intorno a me ma ho scelto, per esprimere le mie idee, la storia di due persone, un uomo e una donna, coinvolte in questo mondo ... Invece di fare un documentario, ho fatto, come dire, un film, esprimendo con delle immagini e delle emozioni parte di una realtà che viviamo tutti i giorni".
Una realtà bruciante di questi giorni è il problema dell'aborto. Non hai mai pensato di affrontare questo problema con una canzone?
"Tre anni fa avevo un'idea, ho pensato a lungo di scrivere una canzone sull'aborto. Poi mi sono arenato: perché è un problema difficile e mi riesce difficile trovare una soluzione".
Tuttavia ritieni giusto che l'aborto sia un reato?
"Non è giusto che sia un reato ma è un problema così complesso che non si può essere sicuri, non si possono avere delle certezze assolute. Da una parte non si può negare una vita, ma non si può neanche assistere ad un intervento alla carlona, senza misure igieniche, pericoloso. L'aborto non è un problema da si o no come il divorzio. C'è una verità di carne maciullata, una brutta verità economica e c'è il dramma spirituale di dire no a una vita ... Anche io sono un po' confuso".
Parli con la tua ragazza di questo problema?
"Parlarne? E' il nostro pane quotidiano. Parliamo maggiormente di questi problemi che non di canzoni".
Paola come si è inserita nel tuo ambito familiare? Tu sei figlio unico ...
"Pur essendo figlio unico io non ho mai avuto dei rapporti morbosi con la mia famiglia. I nostri rapporti sono normali, né sopra tono, né sotto tono. C'è un discorso aperto, non ingombrante. I miei genitori si sono abituati alla mia libertà, hanno capito che questo loro figlio può camminare da solo. Io spero di meritare la loro fiducia e il loro affetto. Quanto a Paola, si è inserita senza scosse, senza grossi problemi, senza scontri. A casa mia c'è il rispetto della libertà degli altri. Così ognuno, badando a se stesso, rispetta gli altri".
Non pensi di formare una nuova famiglia con Paola? Cioè non pensi al matrimonio?
"Qualche volta ci penso. Ma stiamo bene così, forse ci divertiamo di più, forse un legame ufficializzato dalla legge potrebbe condizionarci. Oggi per noi è bello correre sulla neve (io che sugli sci sono una frana!), riandare ancora indietro nel tempo, ai dolci fremiti dei quindici anni, trovare sempre il nostro sorriso sincero. E se qualcosa di diverso ci facesse perdere qualche emozione? In fondo, molto onestamente, sposarsi non è indispensabile".
Foto di Egizio Fabbrici
segnalato da Caterina